05/06/2017, 11.44
VATICANO
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Papa: fare un’opera di misericordia è condividere, compatire e rischiare

“Un’opera di misericordia non è fare una cosa per scaricare la coscienza: un’opera di bene così sono più tranquillo, mi tolgo un peso di dosso …”. E “tante volte si rischia. Pensiamo qui, a Roma. In piena guerra: quanti hanno rischiato, incominciando da Pio XII, per nascondere gli ebrei”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Fare un’opera di misericordia non è solo compiere del bene, ma anche condividere , compatire, cioè patire insieme. e rischiare. L’ha detto papa Francesco durante la messa celebrata stamattina a Casa santa Marta, commentando un brano tratto dal Libro di Tobia che racconta l’impegno di un giusto per aiutare gli ebrei deportati.

Gli ebrei sono stati deportati in Assiria: un uomo giusto, di nome Tobi, aiuta i connazionali poveri e - a rischio della propria vita – seppellisce di nascosto gli ebrei che vengono uccisi impunemente. Tobi prova tristezza di fronte alla sofferenza degli altri. Di qui la riflessione sulle 14 opere di misericordia corporale e spirituale. Compierle non significa solo condividere ciò che uno possiede, ma compatire. “Cioè soffrire con chi soffre. Un’opera di misericordia non è fare una cosa per scaricare la coscienza: un’opera di bene così sono più tranquillo, mi tolgo un peso di dosso … No! E’ anche compatire il dolore altrui. Condividere e compatire: vanno insieme. E’ misericordioso quello che sa condividere e anche compatire i problemi delle altre persone. E qui la domanda: io so condividere? Sono generoso? Sono generosa? Ma anche quando vedo una persona che soffre, che è in difficoltà, anche io soffro? So mettermi nelle scarpe altrui? Nella situazione di sofferenza?”.

Agli ebrei deportati in Assiria era vietato seppellire i propri connazionali: potevano essere a loro volta uccisi. Così Tobi rischiava. Compiere opere di misericordia – ha affermato il Papa – significa non solo condividere e compatire, ma anche rischiare. “Ma tante volte si rischia. Pensiamo qui, a Roma. In piena guerra: quanti hanno rischiato, incominciando da Pio XII, per nascondere gli ebrei, perché non fossero uccisi, perché non fossero deportati! Rischiavano la pelle! Ma era un opera di misericordia salvare la vita di quella gente! Rischiare”.

Francesco ha sottolineato altri due aspetti. Chi compie opere di misericordia può essere deriso dagli altri - com’è capitato a Tobi – perché è considerata una persona che fa cose pazze invece di starsene tranquilla. E poi è uno che si lascia scomodare. “Fare opere di misericordia scomoda. ‘Ma io ho un amico, un’amica, malato, vorrei andare a visitarlo, ma non ho voglia … preferisco riposare o guardare la tv … tranquillo’. Fare le opere di misericordia sempre è subire scomodità. Scomodano. Ma il Signore ha subìto la scomodità per noi: è andato in croce. Per darci misericordia”.

Chi “è capace di fare un’opera di misericordia”, ha sottolineato il Papa è “perché sa che lui è stato misericordiato, prima; che è stato il Signore a dare la misericordia a lui. E se noi facciamo queste cose, è perché il Signore ha avuto pietà di noi. E pensiamo ai nostri peccati, ai nostri sbagli e a come il Signore ci ha perdonato: ci ha perdonato tutto, ha avuto questa misericordia” e noi “facciamo lo stesso con i nostri fratelli”. “Le opere di misericordia – ha concluso Francesco - sono quelle che ci tolgono dall’egoismo e ci fanno imitare Gesù più da vicino”.

 

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