20/04/2016, 11.00
VATICANO
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Papa: distinguere tra il peccato, da respingere, e il peccatore, da accogliere

Durante l’udienza generale Francesco ha espresso vicinanza e preghiera per "i nostri fratelli dell’Ecuador” colpito dal terremoto e ha ricordato la popolazione dell’Ucraina che “soffre da tempo per le conseguenze di un conflitto armato, dimenticato da tanti”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi”. E’ l’insegnamento che papa Francesco ha proposto oggi, commentando l’episodio evangelico della peccatrice che con le sue lacrime bagna i piedi di Gesù che asciuga con i suoi capelli.

Il fatto, ha detto il Papa alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale, evidenzia come la misericordia divina è capace di capace di trasformare i cuori, mentre la peccatrice, “ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza. Le sono stati perdonati «molti peccati» e per questo ama molto; «invece colui al quale si perdona poco, ama poco»”.

Nel corso dell’incontro, Francesco ha espresso vicinanza e preghiera per "i nostri fratelli dell’Ecuador” colpito dal terremoto e ha ricordato la popolazione dell’Ucraina che “soffre da tempo per le conseguenze di un conflitto armato, dimenticato da tanti. Come sapete – ha ricordato - ho invitato la Chiesa in Europa a sostenere l’iniziativa da me indetta per venire incontro a tale emergenza umanitaria. Ringrazio in anticipo quanti contribuiranno generosamente all’iniziativa, che avrà luogo domenica prossima, 24 aprile". E salutando i pellegrini venuti dall’Ucraina e dalla Bielorussia, in occasione della conferenza internazionale nel 30mo anniversario della tragedia di Chernobyl, ha detto: “Mentre rinnoviamo la preghiera per le vittime di quel disastro, esprimiamo la nostra riconoscenza ai soccorritori e per tutte le iniziative con cui si è cercato di alleviare le sofferenze e i danni”.

Nel discorso precedente, il Papa aveva sottolineato “il confronto tra le due figure: quella di Simone, lo zelante servitore della legge, e quella dell’anonima donna peccatrice. Mentre il primo giudica gli altri in base alle apparenze, la seconda con i suoi gesti esprime con sincerità il suo cuore. Simone, pur avendo invitato Gesù, non vuole compromettersi né coinvolgere la sua vita con il Maestro; la donna, al contrario, si affida pienamente a Lui con amore e venerazione. Il fariseo non concepisce che Gesù si lasci ‘contaminare’ dai peccatori, così pensavano loro. Egli pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe riconoscerli e tenerli lontani per non esserne macchiato, come se fossero lebbrosi. Questo atteggiamento è tipico di un certo modo di intendere la religione, ed è motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongono radicalmente. Ma la Parola di Dio insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve riconoscere di avere bisogno del medico!”.

“Tra il fariseo e la donna peccatrice, Gesù si schiera con quest’ultima. Libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia di esprimersi, il Maestro la lascia fare. Lui, il Santo di Dio, si lascia toccare da lei senza temere di esserne contaminato. Gesù è libero perché vicino a Dio che Padre Misericordioso. Anzi, entrando in relazione con la peccatrice, Gesù pone fine a quella condizione di isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei suoi concittadini, i quali la insultavano, la condannava: «I tuoi peccati sono perdonati» (v. 48). La donna ora può dunque andare ‘in pace’. Il Signore ha visto la sincerità della sua fede e della sua conversione; perciò davanti a tutti proclama: «La tua fede ti ha salvata» (v. 50). Da una parte quella ipocrisia di questi dottori della legge, dall'altra l'umiltà e sincerità di questa donna. Tutti noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri. ‘Ma guarda il tuo peccato …’. Tutti noi guardiamo il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardiamo il Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra ‘io’ peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà”. A questo punto, uno stupore ancora più grande assale tutti i commensali: «Chi è costui che perdona anche i peccati?» (v. 49). Gesù non dà una esplicita risposta, ma la conversione della peccatrice è davanti agli occhi di tutti e dimostra che in Lui risplende la potenza della misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori”.

“La donna peccatrice ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza. Le sono stati perdonati «molti peccati» e per questo ama molto; «invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (v. 47). Anche lo stesso Simone deve ammettere che ama di più colui al quale è stato condonato di più. Dio ha racchiuso tutti nello stesso mistero di misericordia; e da questo amore, che sempre ci precede, tutti noi impariamo ad amare. Come ricorda san Paolo: «In Cristo, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi» (Ef 1,7-8). In questo testo, il termine ‘grazia’ è praticamente sinonimo di misericordia, e viene detta ‘abbondante’, cioè oltre ogni nostra attesa, perché attua il progetto salvifico di Dio per ognuno di noi. Cari fratelli, siamo riconoscenti del dono della fede, ringraziamo il Signore per il suo amore così grande e immeritato! Lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi: a questo amore il discepolo attinge e su di esso si fonda; di questo amore ognuno si può nutrire e alimentare. Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia, nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore”.

 

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