Papa: disastrose le conseguenze di una fede che non si incarna nell’amore
Udienza generale segnata dall’ecumenismo per la presenza di Aram I, catholicos di Cilicia degli armeni. Comune impegno verso la piena unità. Ai fedeliBenedetto XVI ha parlato del rapporto tra fede e opere.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Se la sola fede è sufficiente a giustificarci, cioè a renderci giusti davanti a Dio, “disastrose sono le conseguenze di una fede che non si incarna nell’amore”. Il rapporto tra fede e opere, che “ha causato non pochi fraintendimenti tra i cristiani” è stato affrontato oggi da Benedetto XVI nel corso di una udienza generale, peraltro fortemente caratterizzata in senso ecumenico dalla presenza, nell’aula Paolo VI, di Aram I, catholicos di Cilicia degli Armeni (che risiede ad Anttelias, in Libano), che sta compiendo una visita in Vaticano e che lunedì ha avuto un incontro col Papa.
Benedetto XVI e Aram I – che è accompagnato da una decina di vescovi - sono entrati nell’aula fianco a fianco e, davanti alle circa novemila persone presenti, si sono scambiati un saluto, nel quale entrambi hanno sottolineato come la “visita fraterna sia occazine per fortificare i vincoli che esistono”, “un ulterire passo nel cammino verso la piena unità, che è l’obiettivo di tutti i cristiani ed è dono del Signore”. Il Papa ha anche nuovamente ricordato “i tanti martiri” che la comunità armena conta nella sua fedeltà al cristianesimo ed ha ringraziato Aram I per il suo impegno negli organismi di dialogo, a partire dalla Commissine mista.
Anche Aram I che, come Benedetto XVI ha parlato in inglese, in un saluto a braccio ha sottolineato “i vincoli che legano le due Chiese apostoliche” e la “comunone di tradizione e di valori”, che fanno auspicare il cammio verso la piena unità. Aram I ha infine sottolineato l’importanza dell’”impegno comune di evangelizzazione in Europa, in Medio Oriente e nel mondo per dare pace ad un mondo tanto tormentato dai conflitti e dall’odio”.
Nel discorso rivolto ai resenti all’udienza, Benedetto XVI, continuando ad illustrare il pensiero di San Paolo, ha ribadito il principio che “un uomo diventa giusto davanti a Dio, solo perché Dio ci dà la sua giustizia unendoci con suo Figlio. La salvezza non viene dalle nostre opere nostre, ma dalla fede”. Ma “la fede non è un’opinine, è comunione con Cristo e perciò diventa vita, diventa conformità a Gesù, in altre parole diventa carità, si esprime”. “Senza questo frutto sarebe fede morta”.
Sono dunque “disastrose le conseguenze di una fede che non si incarna nell'amore, perché si riduce all'arbitrio e al soggettivismo per noi e per i fratelli”. Ed è “infondata la contrapposizione” che taluni fanno tra la teologia di san Paolo sulla salvezza che si ottiene attraverso la fede e quella di san Giacomo, che richiede le opere. La contrapposizione - che è stata centrale nellla disputa treologica tra cattolici e protestanti – è stata definita dal Papa “fraintendimento” e “confusione” tra due livelli. Paolo
Lo ha ribadito nell'udienza generale tenuta nell'aula Paolo VI in Vaticano davanti a circa novemila persone, presente anche il catholicos di Cilicia degli armeni Aram I con una delegazione di dieci tra vescovi e arcivescovi ortodossi. Papa Ratzinger ha approfondito l'esame della teologia di san Paolo e san Giacomo sulla fede e le opere, sottolineando come sia ''infondata la contrapposizione'' tra queste due teologie, una contrapposizione che pure ha a lungo dominato la teologia cristiana dando vita tra l'altro al problema della ''giustificazione'' che fu all'origine dello scisma di Lutero. Ricordando la rappresentazione del giudizio finale, il Papa ha precisato che ''l'etica cristiana non e' una forma di moralismo, non nasce da un sistema di comandamenti, ma e' conseguenza della nostra amicizia con Cristo''.
In realtà mentre Paolo dice che “la fede è necessaria e sufficiente”, Giacomo ne “evidenzia le conseguenze nella vita”, quando afferma che “la fede senza le opere è morta”. Lo stesso Paolo, peraltro, nella lettera ai Galati “sottolinea la relazione tra fede e carità, tra fede e opere”, quando dice che “la fede si rende operosa per mezzo della carità”. D’altro canto, ha commentato Benedetto XVI, “a che cosa si ridurrebbe una lturgia rivolta solo al Signore, senza diventare nello stesso tempo serivzio ai fratelli?”. Lo stesso San Paolo dice che “dobbimo tutti comparire davanti al tribunle di Cristo per ricevere ciascuno la ricompensa” per ciò che abbiamo compiuto “quando eravamo nel corpo, sia nel beme che nel male. Questo – ha concluso - ci deve guidare nella vita di ogni giorno”.
Quella di oggi, infine, è stata anche la prima udienza “ecologica”: è infatti, entrato in funzione l'impianto fotovoltaico realizzato sul tetto dell'Aula Paolo VI, che produce, seppure in parte l’energia necessaria ad illuminare e riscaldare l’ambiente.
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