02/04/2023, 12.34
VATICANO
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Papa: dalla croce Cristo ci chiede occhi e cuore per gli abbandonati di oggi

Dopo il rientro dall'ospedale Francesco ha presieduto in piazza San Pietro la lunga liturgia della domenica delle Palme. Tra i "cristi abbandonarti" del nostro tempo i popoli che lo sfruttamento e la povertà gettano agli incroci delle nostre strade, ma anche “i bambini non nati e gli anziani lasciati soli”. Preghiera e un ramo d'ulivo simbolo della pace di Cristo per la martoriata popolazione ucraina.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Gesù abbandonato sulla croce “ci chiede di avere occhi e cuore” per i “cristi abbandonati” di oggi. Quelli che lo sfruttamento e la povertà gettano agli incroci delle nostre strade, ma anche quelli più invisibili come “i bambini non nati o gli anziani lasciati soli”. È a loro che papa Francesco questa mattina da piazza San Pietro ha invitato a guardare all’inizio di questa Settimana Santa.

Dopo essere rientrato ieri mattina in Vaticano dal ricovero di questi giorni al Policlinico Gemelli, il pontefice ha presieduto regolarmente la lunga liturgia della domenica delle Palme, coadiuvato per i riti all’altare dal card. Leonardo Sandri, sotto-decano del Sacro Collegio e prefetto emerito del dicastero delle Chiese Orientali. E al termine del rito – dopo aver ringraziato le tante persone che nei giorni scorsi hanno intensificato la preghiera per lui – Francesco ha percorso a lungo sull’automobile la piazza salutando i circa 60mila romani e pellegrini presenti. All’inizio era stato lui stesso, come di consueto, a benedire i rami di ulivo dall’obelisco compiendo poi a bordo della vettura la breve processione.  

Nell’omelia – commentando il racconto della passione secondo Matteo proposto dall’odierna liturgia – il papa si è soffermato proprio sulla domanda di Gesù sulla croce “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. “Nell’ora più tragica – ha commentato - Gesù prova l’abbandono da parte di Dio. Mai, prima di allora, aveva chiamato il Padre con il nome generico di Dio. Per trasmetterci la forza di quel fatto, il Vangelo riporta la frase anche in aramaico: è l’unica, tra quelle dette da Gesù in croce, che ci giunge in lingua originale. Vede il cielo chiuso, sperimenta la frontiera amara del vivere, il naufragio dell’esistenza, il crollo di ogni certezza: grida il perché dei perché”. 

“Il verbo ‘abbandonare’ – ha aggiunto - nella Bibbia è forte; compare in momenti di dolore estremo: in amori falliti, respinti e traditi; in figli rifiutati e abortiti; in situazioni di ripudio, vedovanza e orfananza; in matrimoni esausti, in esclusioni che privano dei legami sociali, nell’oppressione dell’ingiustizia e nella solitudine della malattia: insomma, nelle più drastiche lacerazioni dei legami. Cristo ha portato questo sulla croce, caricandosi il peccato del mondo”.

Ma il fatto importante è il motivo per cui sperimenta tutto questo: “Fratello, sorella – ha detto Francesco rivolgendosi direttamente ai fedeli - l’ha fatto per me, per te, perché quando io, tu o chiunque altro si vede con le spalle al muro, perso in un vicolo cieco, sprofondato nell’abisso dell’abbandono, risucchiato nel vortice dei ‘perché’, ci sia speranza. Non è la fine, perché Gesù è stato lì e ora è con te. Tu ci sei, Gesù; nei miei fallimenti sei con me; quando mi sento sbagliato e perso, quando non ce la faccio più, ci sei, sei con me”.

Nell’abbandono Gesù si affida. “Non solo: nell’abbandono continua ad amare i suoi che l’avevano lasciato solo e perdona i suoi crocifissori. Fratelli e sorelle, un amore così, tutto per noi, fino alla fine, può trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne, capaci di pietà, di tenerezza, di compassione. Cristo abbandonato ci smuove a cercarlo e ad amarlo negli abbandonati. Perché in loro non ci sono solo dei bisognosi, ma c’è Lui, Gesù abbandonato, Colui che ci ha salvati scendendo fino al fondo della nostra condizione umana”. 

Di qui l’invito a prenderci cura dei fratelli e delle sorelle che più assomigliano a Lui, dei tanti “cristi abbandonati” di oggi. “Penso a quell’uomo cosiddetto ‘di strada”, tedesco, che morì sotto il colonnato, solo, abbandonato – ha ricordato -. Ci sono popoli interi sfruttati e lasciati a sé stessi; ci sono poveri che vivono agli incroci delle nostre strade e di cui non abbiamo il coraggio di incrociare lo sguardo; migranti che non sono più volti ma numeri; detenuti rifiutati, persone catalogate come problemi. Ma ci sono anche tanti cristi abbandonati invisibili, nascosti, che vengono scartati coi guanti bianchi: bambini non nati, anziani lasciati soli, ammalati non visitati, disabili ignorati, giovani che sentono un grande vuoto dentro senza che alcuno ascolti davvero il loro grido di dolore. E non trovano altra strada se non il suicidio. Gli abbandonati di oggi. I cristi di oggi”.

Per i “discepoli dell’Abbandonato” nessuno può essere lasciato a sé stesso: “ricordiamolo – ha ammonito il papa - le persone rifiutate ed escluse sono icone viventi di Cristo, ci ricordano il suo amore folle, il suo abbandono che ci salva da ogni solitudine e desolazione. Chiediamo oggi questa grazia: di saper amare Gesù abbandonato e di saper amare Gesù in ogni abbandonato”.

In questo senso - al termine della celebrazione, prima della preghiera dell’Angelus – Francesco è tornato ancora una volta a rivolgere lo sguardo alle popolazioni colpite dalla guerra. Lo ha fatto rivolgendo la sua benedizione alla Carovana di pace che in questi giorni è partita dall’Italia per l’Ucraina, su iniziativa di varie associazioni per portare generi di prima necessità e rami di ulivo, simbolo della pace di Cristo. “Ci uniamo a questo gesto con la preghiera – ha concluso il papa - che sarà più intensa nei giorni della Settimana Santa”.

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