25/01/2007, 00.00
VATICANO
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Papa: cristiani "troppo muti" nel testimoniare al mondo

A conclusione della Settimana di preghiera per l’unità, Benedetto XVI esorta i cristiani a chiedersi se non sono divenuti “troppo muti”. L’unità richiede preghiera e dialogo, ma anche testimonianza.

Roma (AsiaNews) - I cristiani debbono chiedersi se non sono diventati “troppo muti”, se non hanno perso “il coraggio di parlare e di testimoniare”. A conclusione della Settimana di preghiera per l’unità, accanto alla necessità di pregare e di dialogare, per chiedere l’aiuto di Dio e per conoscere meglio i fratelli di fede, il Papa ha oggi posto l’urgenza di “testimoniare” e di “testimoniare insieme”. Benedetto XVI, che nel discorso per l’udienza generale di mercoledì scorso aveva ricordato gli appuntamenti di dialogo dell’anno trascorso e parlato dell’ecumenismo come di una “strada lenta e in salita, come ogni strada di pentimento”, ma è un cammino che va percorso, oggi ha evidenziato la prospettiva della necessità della testimonianza comune dei cristiani nel cammino verso la piena unità.

E’ quanto il Papa ha evidenziato nel corso della celebrazione dei vespri che, nel giorno dedicato alla conversione di San Paolo, sono il tradizionale appuntamento che conclude nella basilica romana dedicata all’apostolo delle genti, la Settimana di preghiera per l’unità.

Cerimonia solenne, alla quale partecipano anche rappresentanti di altre Chiese e comunità cristiane, nel corso della quale il Papa ha parlato dell’unità prendendo spunto dall’episodio evangelico della guarigione del sordomuto, che era il tema della settimana di quest’anno. Ricordando che il tema ‘Fa sentire i sordi e fa parlare i muti’  (Mc 7,37)” è stato proposto dalle Comunità cristiane del Sud Africa, Benedetto XVI ha affermato che “le situazioni di razzismo, di povertà, di conflitto, di sfruttamento, di malattia, di sofferenza, nelle quali esse si trovano, per la stessa impossibilità di farsi comprendere nei propri bisogni, suscitano in loro un acuta esigenza di ascoltare la parola di Dio e di parlare con coraggio”.

Più in generale, il primo insegnamento che il Papa ha indicatoda questo episodio biblico è che, “nella prospettiva cristiana, l’ascolto è prioritario. Al riguardo Gesù afferma in modo esplicito: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28). Anzi, a Marta, preoccupata per tante cose, Egli dice che “una sola è la cosa di cui c’è bisogno” (Lc 10,42): l’ascolto della Parola. Ciò – ha proseguito - è prioritario per il nostro impegno ecumenico. Non siamo infatti noi a fare o ad organizzare l’unità della Chiesa. La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della parola creatrice che viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare nella comunione dei credenti anche quelli che prima di noi hanno ascoltato la parola di Dio, per imparare da loro e così leggere la Bibbia in questa lunga e ricca tradizione dell’ascolto; tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della Parola”.

Ma, “chi si pone all’ascolto della parola di Dio può e deve poi parlare e trasmetterla agli altri, a coloro che non l’hanno mai ascoltata, o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli inganni del mondo (cfr Mt 13,22). Dobbiamo chiederci: noi cristiani, non siamo diventati forse troppo muti? Non ci manca forse il coraggio di parlare e di testimoniare?”. “Il nostro mondo ha bisogno di questa testimonianza; attende soprattutto la testimonianza comune dei cristiani. Perciò l'ascolto del Dio che parla richiede l'ascolto dell'altro, delle altre Chiese. Il dialogo onesto e leale costituisce lo strumento tipico ed imprescindibile della ricerca dell’unità. Il Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II ha sottolineato che se i cristiani non si conoscono reciprocamente non sono neppure immaginabili dei progressi sulla via della comunione. Nel dialogo infatti ci si ascolta e si comunica; ci si confronta e, con la grazia di Dio, si può convergere sulla sua Parola accogliendone le esigenze, che sono valide per tutti”.

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