11/12/2007, 00.00
VATICANO - GIORNATA PACE 2008
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Papa: chi va contro la famiglia rende “fragile” la pace

di Franco Pisano
Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace Benedetto XVI afferma che la famiglia dà “esperienze” di pace e ad essa educa. Per questo la “famiglia delle nazioni” deve tutelarla e ad essa ispirarsi anche nella gestione della “casa comune”. L’uomo, che è più importante della natura animale o materiale, deve usare l’ambiente naturale in modo non egoistico e la comunità internazionale preoccupandosi anche di un modello di sviluppo sostenibile. Tutto ciò chiede il riconoscimento della norma morale. I timori per la corsa agli armamenti, anche atomici.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Chi “anche inconsapevolmente” va contro la famiglia “fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna” rende “fragile” la pace, perché la famiglia è la “principale agenzia di pace” che esiste su questa terra, “casa comune” della “famiglia delle nazioni”. Che quindi debbono conservarla e che tra loro debbono scegliere la via del dialogo, mentre invece si vedono i segnali di una nuova preoccupante corsa al riarmo. La “Famiglia umana: comunità di pace” è il tema del messaggio di Benedetto XVI per la 41ma Giornata mondiale della pace, che sarà celebrata il prossimo primo gennaio, reso noto oggi in Vaticano.
 
Il Papa parte dalla costatazione che “in una sana vita familiare”, si fa “esperienza di alcune componenti fondamentali della pace”, quali la giustizia e l’amore, l’aiuto vicendevole e la disponibilità ad accogliere l’altro. La famiglia, dunque, permette “esperienze di pace” e ad essa educa. Per questo, osteggiare la famiglia significa rendere “fragile la pace”. E per questo anche la comunità sociale, nazionale ed internazionale, è chiamata ad ispirarsi ai suoi valori.
 
La comunità internazionale, infatti, è la “famiglia delle nazioni” e vive in una “casa comune”, che è la Terra. L’ambiente è stato affidato da Dio all’uomo “perché lo custodisca e lo coltivi con libera responsabilità, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti”. Da questo principio discende in primo luogo che “l’essere umano ha un primato di valore su tutto il creato” e quindi che “rispettare l’ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell’uomo”, ma usarne non egoisticamente preservandolo per le future generazioni e condividendone i beni con i poveri. Con l’ulteriore conseguenza che l’uso della Terra dovrebbe essere frutto di accordo e dovrebbe mirare ad “un modello di sviluppo sostenibile”, tenendo presente anche il problema della gestione delle risorse energetiche che chiede di rivedere “gli elevati standard di consumo” dei Paesi ricchi. E se ciò comporta dei costi, “devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi”. “Equità” che viene evocata anche per la distribuzione delle ricchezze.
 
Ma per vivere in pace una famiglia ha bisogno di riconoscere una norma comune che serve “ad impedire l’individualismo egoistico e a legare insieme i singoli”. Anche qui, ciò vale per tutti i livelli di “famiglia”. Il criterio per l’individuazione di tali norme non può essere trovato in “fragili e provvisori consensi”, ma nella “noma morale”. Essa ha origine nella “Ragione creatrice di Dio” e la mente umana “è capace di discernerla”. L’umanità, quindi, “non è senza legge”, ma deve impegnare le sue “migliori energie intellettuali” per risalirvi, riconoscerla e, di conseguenza, rispettarla.
 
Oggi, invece, l’umanità “vive grandi divisioni e forti conflitti che gettano ombre cupe sul suo futuro”. Ci sono “tensioni crescenti” che coinvolgono vaste aree del pianeta e “motivate apprensioni” suscitate dal pericolo che si moltiplichino i Paesi in possesso di armi atomiche. Benedetto XVI indica in particolare le guerre civili ancora in atto in Africa - dove pure si segnalano “progressi nella libertà e nella democrazia” – e “conflitti e attentati” che insanguinano il Medio Oriente. Sul piano più generale “si deve registrare con rammarico l’aumento del numero degli Stati coinvolti nella corsa agli armamenti”. Da tale corsa, “Paesi del mondo industrialmente sviluppato” traggono “lauti guadagni” e “oligarchie dominanti” in Paesi poveri rafforzano il loro dominio.
 
E’ una situazione che rende necessari “concreti accordi in vista di un’efficace smilitarizzazione soprattutto nel campo delle armi nucleari”, che anzi andrebbero progressivamente smantellate. Un appello che il Papa lancia alle nazioni nel nome di quanti “hanno a cuore il futuro dell’umanità”e che si fa “invito” ad “ogni uomo ed ogni donna a prendere lucida consapevolezza della comune appartenenza all’unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre di più questa convinzione da cui dipende l’instaurazione di una pace vera e duratura. Invito poi i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace”.
Per leggere il testo completo del Messaggio, clicca qui.
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