Papa: affrontare con forza la sfida dell’annuncio del Vangelo
Presentato in Vaticano "Luce del Mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi”, il libro-intervista con Benedetto XVI. Per mons. Fisichella, “protagonista è la Chiesa”. Risposte semplici e dirette, ma dense a tutte le domande di Peter Seewald.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Affrontare con rinnovate forze la sfida dell'annuncio del Vangelo al mondo, impiegare tutte le nostre forze perché vi giunga, fa parte dei compiti programmatici che mi sono stati affidati”: A dirlo è Benedetto XVI nel libro "Luce del Mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi. Una conversazione del Santo Padre Benedetto XVI con Peter Seewald.", che è stato presentato questa mattina in Vaticano.
“Protagonista di queste pagine, comunque, appare da subito la Chiesa”, ha detto tra l’altro, nell’occasione, mons. Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. “Le tante domande che compongono il colloquio - ha proseguito - non fanno che evidenziare la natura della Chiesa, la sua presenza nella storia, il servizio che il Papa è chiamato a svolgere e, cosa non secondaria, la missione che ancora oggi deve continuare per essere fedele al suo Signore. "Viviamo un'epoca nella quale è necessaria una nuova evangelizzazione. Un'epoca nella quale l'unico Vangelo deve essere annunciato nella sua razionalità grande e immutata, ed insieme in quella potenza che supera quella razionalità, in modo tale da giungere in modo nuovo al nostro pensare e alla nostra comprensione… È importante intendere la Chiesa non come un apparato che deve fare di tutto, bensì come organismo vivente che proviene da Cristo stesso" (pp. 193-194)”.
“Alla luce di questo riferimento, è facile percepire l'obiettivo che segna questi anni del pontificato tesi a mostrare quanto sia decisivo per l'uomo di oggi saper cogliere la presenza di Dio nella sua vita per poter rispondere in modo libero - questo in effetti comporta la continua sottolineatura della razionalità - alla domanda qualificante sul senso della propria esistenza. Il raggio d'azione su cui verte l'intervista è vasto, sembra che nulla sfugga alla curiosità di P. Seewald che vuole entrare fino nelle pieghe della vita personale del Papa, nelle grandi questioni che segnano la teologia del momento, le diverse vicende politiche che accompagnano da sempre le relazioni tra diversi Paesi e, infine, gli interrogativi che spesso occupano gran parte del dibattito pubblico. Siamo dinanzi a un Papa che non si sottrae a nessuna domanda, che tutto desidera chiarificare con un linguaggio semplice, ma non per questo meno profondo, e che accetta con benevolenza quelle provocazioni che tante questioni possiedono”.
“Il tono semplice delle sue risposte si fa forte della plasticità delle immagini che spesso ricorrono, permettendo di comprendere a pieno il dramma di alcuni fatti. Eppure, dalla pacatezza delle risposte e dallo sviluppo del suo argomentare, ciò che emerge in maniera netta è soprattutto la spiritualità che caratterizza la sua vita tanto da lasciare ammutoliti. "Fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire solo questo: Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre. Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi" (p. 18; cfr p. 33). Chi legge si arrende. O si accetta la visione della fede come un autentico abbandonarsi in Dio che ti trasporta dove vuole lui, oppure ci si lascia andare alle interpretazioni più fantasiose che caratterizzano spesso il chiacchiericcio clericale e non solo. La verità, però, sta tutta in quelle parole. Se si vuole capire Benedetto XVI, la sua vita e il suo pontificato, bisogna ritornare a questa espressione. Qui si condensa la vocazione al sacerdozio come una chiamata alla sequela; qui si comprende il perché di una traiettoria che non può essere modificata nella sua visione del mondo e dell'agire della Chiesa; qui si coglie la prospettiva attraverso la quale è possibile entrare nella profondità del suo pensiero e nell'interpretazione di alcuni suoi atti”.
“Un'intervista che per molti versi diventa una provocazione a compiere un serio esame di coscienza dentro e fuori della Chiesa per giungere a una vera conversione del cuore e della mente. Le condizioni di vita della società, l'ecologia, la sessualità, l'economia e la finanza, la stessa Chiesa… sono tutti temi che richiedono un impegno particolare per verificare la direzione culturale del mondo di oggi e le prospettive che si aprono per il futuro. Benedetto XVI non si lascia impaurire dalle cifre dei sondaggi, perché la verità possiede ben altri criteri: "la statistica non è il metro della morale" (p. 204). E' consapevole che siamo dinanzi a un "avvelenamento del pensiero che a priori dà prospettive sbagliate" (p. 77), per questo provoca a cogliere il cammino necessario verso la verità (cfr p. 79-80), per essere capaci di dare genuino progresso al mondo di oggi (cfr p. 70-71). Queste pagine, comunque, lasciano trasparire con chiarezza il pensiero del Papa e alcuni dovranno ricredersi per le descrizioni avventate date nel passato come di un uomo oscurantista e nemico della modernità: "E' importante che cerchiamo di vivere e di pensare il cristianesimo in modo tale che assuma la modernità buona e giusta" (p. 87) con le sue conquiste e con i valori che ha saputo raggiungere a fatica: "Vi sono naturaliter molti temi dai quali emerge per così dire la moralità della modernità. La modernità non consiste solo di negatività. Se così fosse non potrebbe durare a lungo. Essa ha in sé grandi valori morali che vengono proprio anche dal cristianesimo, che solo grazie al cristianesimo, in quanto valori, sono entrati nella coscienza dell'umanità. Là dove essi sono difesi - e devono essere difesi dal Papa - c'è adesione in aree molto vaste" (p. 40)”.
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