31/05/2006, 00.00
VATICANO - TIMOR EST
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Papa: a fianco della Chiesa a Timor Est, appello per la pace

A Dili situazione ancora critica, la gente continua a scappare. Secondo l'Onu gli sfollati sono 100 mila. Molti sono ancora accampati in chiese, conventi e scuole; altri in centri d'accoglienza intorno alla capitale.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La drammatica situazione a Timor Est è nei pensieri del Papa, che oggi da piazza san Pietro ha lanciato un appello alla "pacificazione" ed espresso il suo sostegno alla Chiesa locale impegnata nell'aiuto alle migliaia di sfollati.

E' al termine della consueta udienza generale che Benedetto XVI ha rivolto un pensiero "alla cara Nazione di Timor Est, in questi giorni in preda a tensioni e violenze, che hanno provocato vittime e distruzioni. Mentre - ha aggiunto - incoraggio la Chiesa locale e le organizzazioni cattoliche a continuare, insieme alle altre organizzazioni internazionali, nell'impegno di assistenza agli sfollati, vi invito a pregare la Vergine Santa affinché sostenga con la Sua materna protezione gli sforzi di quanti stanno contribuendo alla pacificazione degli animi e al ritorno alla normalità".

La crisi in cui versa l'ex colonia portoghese non accenna a diminuire e sono migliaia gli abitanti di Dili, che hanno lasciato le loro case. Secondo le Nazioni Unite, gli sfollati sono 100 mila su una popolazione di 150 mila. Molti tornano nei villaggi natali nelle campagne, altri trovano rifugio in conventi e scuole; circa 65 mila, invece, sono sistemati in campi d'accoglienza intorno alla capitale.

Ieri anche i militari ribelli hanno chiesto le dimissioni del discusso premier Mari Alkatiri. "Deve andarsene", ha dichiarato il  portavoce dei 600 soldati licenziati a marzo scorso dal governo. Tra le altre cose, il primo ministro musulmano è ritenuto responsabile della mala gestione della crisi interna all'esercito, che ha innescato a fine aprile gli scontri tra militari ribelli e lealisti.

Nonostante le pressioni provenienti dalla popolazione, dalla influente Chiesa locale e dallo stesso governo, il controverso premier timorese, il musulmano Mari Alkatiri, non sembra intenzionato a lasciare il suo incarico.

Da ieri, per far fronte alle violenze e agli scontri tra bande armate rivali, in corso da una settimana nella capitale, è in vigore lo stato d'emergenza. Per 30 giorni il presidente Xanana Gusmao avrà il comando di esercito, forze di sicurezza, servizi segreti e controspionaggio. Sarà sempre lui a coordinare le operazioni delle truppe straniere, circa 2500 uomini messi a disposizione da Australia, Nuova Zelanda, Portogallo e Malaysia su richiesta di Dili.

Finora i disordini nella capitale hanno provocato la morte di 20 persone.

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