Papa: a 29 nuovi sacerdoti, portate al mondo la gioia di Cristo
Un appello di Benedetto XVI per Somalia, Darfur e Burundi, il ricordo dell’appena compiuto viaggio negli Stati Uniti e gli auguri agli ortodossi che oggi celebrano la Pasqua
Città del Vaticano (AsiaNews) – La gioia che è insita nell’ordinazione di ogni nuovo sacerdote ed il dolore per le notizie di violenze che continuano ad arrivare dal’Africa tormentata hanno segnato l’odierna giornata di Benedetto XVI che stamattina nella basilica di San Pietro ha conferito l’ordinazione a 29 diaconi della diocesi di Roma. Del rito il Papa ha poi parlato prima della recita del Regina Caeli, quando ha anche lanciato un appello per la Somalia, il Darfur ed il Burundi. Benedetto XVI ha anche ricordato la “missione” compiuta negli Statai Uniti ed ha inviato gli auguri per la Pasqua che gli ortodossi celebrano oggi, rinnovando la speranza di una piena unità.
“Dove Cristo è predicato con la forza dello Spirito Santo ed è accolto con animo aperto, la società, pur piena di tanti problemi, diventa "città della gioia" – come suona il titolo di un celebre libro riferito all’opera di Madre Teresa a Calcutta”. Questo l’augurio Benedetto XVI ha rivolto ai preti novelli ed anche il tema centrale della sua omelia, ricordata poi alle 40mila persone presenti in piazza San Pietro per la recita del Regina Caeli, prendendo spunto dal capitolo VIII degli Atti degli Apostoli che narra la missione del diacono Filippo in Samaria, là dove di parla di “grande gioia in quella città” (At 8,8), convertitasi alla nuova fede.
“Cari amici – ha detto ai 29 diaconi - questa è anche la vostra missione: recare il Vangelo a tutti, perché tutti sperimentino la gioia di Cristo e ci sia gioia in ogni città. Che cosa ci può essere di più bello di questo? Che cosa di più grande, di più entusiasmante, che cooperare a diffondere nel mondo la Parola di vita, che comunicare l’acqua viva dello Spirito Santo? Annunciare e testimoniare la gioia: è questo il nucleo centrale della vostra missione”.
Il Papa si è poi soffermato sul gesto della imposizione delle mani, che si compie durante il rito. “E’ – ha sottolineato - un segno inseparabile dalla preghiera, della quale costituisce un prolungamento silenzioso. Senza dire parole, il vescovo consacrante e dopo di lui gli altri sacerdoti pongono le mani sul capo degli ordinandi, esprimendo così l’invocazione a Dio perché effonda il suo Spirito su di loro e li trasformi rendendoli partecipi del Sacerdozio di Cristo. Si tratta di pochi secondi, un tempo brevissimo, ma carico di straordinaria densità spirituale”. “In quella preghiera silenziosa – ha aggiunto - avviene l’incontro tra due libertà: la libertà di Dio, operante mediante lo Spirito Santo, e la libertà dell’uomo”.
Una ultima sottolineatura il Papa ha dedicato alla frase evangelica "Se mi amate". “Cari amici – ha detto - queste parole Gesù le ha pronunciate durante l’Ultima Cena nel momento in cui contestualmente istituiva l’Eucaristia e il Sacerdozio. Pur rivolte agli Apostoli, esse, in un certo senso, sono indirizzate a tutti i loro successori e ai sacerdoti, che sono i più stretti collaboratori dei successori degli Apostoli. Noi le riascoltiamo quest’oggi come un invito a vivere sempre più coerentemente la nostra vocazione nella Chiesa: voi, cari Ordinandi, le ascoltate con particolare emozione, perché proprio oggi Cristo vi rende partecipi del suo Sacerdozio. Accoglietele con fede e con amore! Lasciate che si imprimano nel vostro cuore, lasciate che vi accompagnino lungo il cammino dell’intera vostra esistenza. Non dimenticatele, non smarritele per la strada! Rileggetele, meditatele spesso e soprattutto pregateci su. Rimarrete così fedeli all’amore di Cristo e vi accorgerete con gioia sempre nuova di come questa sua divina Parola "camminerà" con voi e "crescerà" in voi”.
“Carissimi – ha concluso - ecco il mio augurio in questo giorno per voi tanto significativo: che la speranza radicata nella fede possa diventare sempre più vostra! E possiate voi esserne sempre testimoni e dispensatori saggi e generosi, dolci e forti, rispettosi e convinti”.
Alla folla riunita in piazza San Pietro, poco dopo, il Papa ha ricordato che “oggi molte Chiese Orientali celebrano, secondo il calendario giuliano, la grande solennità della Pasqua. Desidero esprimere a questi nostri fratelli e sorelle la mia fraterna vicinanza spirituale. Li saluto cordialmente, pregando il Dio uno e trino di confermarli nella fede, di riempirli della luce splendente che emana dalla risurrezione del Signore e di confortarli nelle non facili situazioni in cui spesso devono vivere e testimoniare il Vangelo. Invito tutti ad unirvi a me nell'invocare la Madre di Dio, affinché la strada da tempo intrapresa del dialogo e della collaborazione porti presto ad una più completa comunione tra tutti i discepoli di Cristo, perché siano un segno sempre più luminoso di speranza per tutta l'umanità”.
L’appello per i drammi africani ha concluso la lunga mattina del Papa. “Le notizie che giungono da alcuni Paesi africani – ha detto - continuano a essere motivo di profonda sofferenza e viva preoccupazione. Vi chiedo di non dimenticare queste tragiche vicende e i fratelli e le sorelle che vi sono coinvolti! Vi chiedo di pregare per loro e di farvi loro voce! In Somalia, specialmente a Mogadiscio, aspri scontri armati rendono sempre più drammatica la situazione umanitaria di quella cara popolazione, da troppi anni oppressa sotto il peso della brutalità e della miseria. Il Darfur, nonostante qualche momentaneo spiraglio, rimane una tragedia senza fine per centinaia di migliaia di persone indifese e abbandonate a sé stesse. Infine il Burundi. Dopo i bombardamenti dei giorni scorsi che hanno colpito e terrorizzato gli abitanti della capitale Bujumbura e raggiunto anche la sede della Nunziatura Apostolica, e di fronte al rischio di una nuova guerra civile, invito tutte le parti in causa a riprendere senza indugio la via del dialogo e della riconciliazione. Confido che le Autorità politiche locali, i responsabili della comunità internazionale e ogni persona di buona volontà non tralasceranno sforzi per far cessare la violenza e onorare gli impegni presi, in modo da porre solide fondamenta alla pace e allo sviluppo. Affidiamo le nostre intenzioni – ha concluso - a Maria, Regina dell'Africa”.
Vedi anche