Papa: Tendere la mano, come fa Gesù con noi
Papa Francesco presiede la messa in san Pietro, nella seconda Giornata mondiale dei poveri. Presenti 6mila indigenti, insieme a volontari, assistenti, rappresentanti di realtà caritative. Impegnarsi per i poveri “non è un’opzione sociologica, è un’esigenza teologica”. “L’ingiustizia è la radice perversa della povertà. Il grido dei poveri diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato”. “Gesù chiede… di dare a chi non ha da restituire, cioè di amare gratuitamente”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Davanti alla dignità umana calpestata spesso si rimane a braccia conserte oppure si aprono le braccia, impotenti di fronte all’oscura forza del male. Ma il cristiano non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui. Presso Dio il grido dei poveri trova ascolto, ma in noi?”. È la grande domanda che papa Francesco ha posto all’assemblea radunata nella basilica di san Pietro per la celebrazione della seconda Giornata mondiale dei poveri. Questa Giornata, istituita da Francesco, era stata preparata da un Messaggio, diffuso lo scorso giugno, dal titolo “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. Alla messa, concelebrata da cardinali e vescovi, hanno partecipato anche 6mila poveri, insieme a volontari, assistenti e rappresentanti di varie realtà caritative.
Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha fatto dell’impegno verso i poveri un elemento fondamentale per l’evangelizzazione nel mondo di oggi. Per questa sua insistenza egli ha talvolta ricevuto critiche, con accuse di essere “marxista”. Nell’omelia di oggi egli ribadisce: “Vivere la fede a contatto coi bisognosi è importante per tutti noi. Non è un’opzione sociologica, è un’esigenza teologica. È riconoscersi mendicanti di salvezza, fratelli e sorelle di tutti, ma specialmente dei poveri, prediletti dal Signore. Così attingiamo lo spirito del Vangelo: «lo spirito di povertà e d’amore – dice il Concilio – è infatti la gloria e il segno della Chiesa di Cristo» (Cost. Gaudium et spes, 88)”.
Ascoltare il grido del povero è un’urgenza che deriva dalla fede e dalla situazione della società. Egli elenca e denuncia tale “grido”: “E’ il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. È il grido di anziani scartati e lasciati soli. È il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica. È il grido di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. È il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono. È il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti. L’ingiustizia è la radice perversa della povertà. Il grido dei poveri diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi”.
L’efficacia dell’impegno verso i poveri dipende dalla nostra imitazione di quanto Gesù ha fatto per noi. Per questo, papa Francesco, riferendosi al vangelo di oggi (Dedicazione della basilica di san Pietro, Matteo, 14,22-33), sottolinea le “tre azioni che Gesù compie nel Vangelo”.
Anzitutto egli “lascia la folla nel momento del successo, quand’era acclamato per aver moltiplicato i pani … Ci insegna il coraggio di lasciare: lasciare il successo che gonfia il cuore e la tranquillità che addormenta l’anima… Per andare dove? Verso Dio, pregando, e verso chi ha bisogno, amando. Sono i veri tesori della vita: Dio e il prossimo. Salire verso Dio e scendere verso i fratelli, ecco la rotta indicata da Gesù”.
“La seconda azione: in piena notte Gesù rincuora”, camminando sulle acque del lago di Genezaret. “Gesù, in altre parole, va incontro ai suoi calpestando i nemici maligni dell’uomo. Ecco il significato di questo segno: non una manifestazione celebrativa di potenza, ma la rivelazione per noi della rassicurante certezza che Gesù, solo Gesù, vince i nostri grandi nemici: il diavolo, il peccato, la morte, la paura. Anche a noi oggi dice: «Coraggio, sono io, non abbiate paura» (v. 27)”.
“Terza azione: Gesù, nel mezzo della tempesta, tende la mano (cfr v. 31). Afferra Pietro che, impaurito, dubitava e, affondando, gridava: «Signore, salvami!» (v. 30)”.
“Il Signore tende la mano: è un gesto gratuito, non dovuto… Gesù chiede… di dare a chi non ha da restituire, cioè di amare gratuitamente (cfr Lc 6,32-36). Guardiamo alle nostre giornate: tra le molte cose, facciamo qualcosa di gratuito, qualcosa per chi non ha da contraccambiare?”.
E ha concluso: “Tendi la mano a noi, Signore, e afferraci. Aiutaci ad amare come ami tu. Insegnaci a lasciare ciò che passa, a rincuorare chi abbiamo accanto, a donare gratuitamente a chi è nel bisogno. Amen”.
14/06/2022 14:58