Papa: Scegliere Cristo Re non garantisce il successo, ma pace e gioia fino al martirio
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà”. Così Benedetto XVI ha presentato al solennità di Cristo Re dell’universo alle decine di migliaia di pellegrini presenti sulla piazza san Pietro.
Introducendo la sua riflessione prima dell’Angelus, il papa ha detto che questa è “una festa di istituzione relativamente recente, che però ha profonde radici bibliche e teologiche”; “si parte dall’espressione ‘re dei Giudei’ e si giunge a quella di re universale, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là delle attese dello stesso popolo ebraico”.
“Ma in che cosa consiste – spiega il papa - il ‘potere’ regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà. Cristo è venuto a ‘rendere testimonianza alla verità’ (Gv 18,37) – come dichiarò di fronte a Pilato –: chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua ‘bandiera’, secondo l’immagine cara a sant’Ignazio di Loyola”.
“Ad ogni coscienza, conclude il pontefice, si rende necessaria una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare”.
Dopo la preghiera mariana. Benedetto XVI ha annunciato che a Nazaret si è svolta oggi la beatificazione di Suor Marie-Alphonsine Danil Ghattas, alla presenza del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal e di mons. Angelo Amato, prefetto per la Congregazione dei santi.
Sr Marie-Alphonsine, dice il papa, era “nata a Gerusalemme nel 1843 in una famiglia cristiana, che comprendeva ben diciannove figli. Scoprì ben presto la vocazione alla vita religiosa, a cui si appassionò, nonostante le iniziali difficoltà poste dalla famiglia. A lei va il merito di fondare una Congregazione formata solo da donne del posto, con lo scopo dell’insegnamento religioso, per vincere l’analfabetismo ed elevare le condizioni della donna di quel tempo nella terra dove Gesù stesso ne esaltò la dignità. Punto centrale della spiritualità di questa nuova Beata è l’intensa devozione alla Vergine Maria, modello luminoso di vita interamente consacrata a Dio: il Santo Rosario era la sua preghiera continua, la sua ancora di salvezza, la sua fonte di grazie. La beatificazione di questa così significativa figura di donna è di particolare conforto per la Comunità cattolica in Terra Santa ed è un invito ad affidarsi sempre, con ferma speranza, alla Divina Provvidenza e alla materna protezione di Maria”.
Prima di concludere con i saluti nelle varie lingue, Benedetto XVI ha ricordato la Giornata pro orantibus, dedicata alle comunità religiose di clausura, celebrata ieri, nel giorno della memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio. “Colgo volentieri l’occasione – ha aggiunto il pontefice - per rivolgere ad esse il mio cordiale saluto, rinnovando a tutti l’invito a sostenerle nelle loro necessità. Sono lieto anche, in questa circostanza, di ringraziare pubblicamente le monache che si sono avvicendate nel piccolo Monastero in Vaticano: Clarisse, Carmelitane, Benedettine e, da poco, Visitandine. La vostra preghiera, care sorelle, è molto preziosa per il mio ministero”.