Papa: San Paolo sia per i religiosi modello di vita e di spirito missionario
Benedetto XVI ha celebrato la messa per la XIII Giornata della vita consacrata. L’apostolo delle genti esempio per come seguì i consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza e per la sua “profonda capacità di coniugare vita spirituale e azione missionaria”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’anno dedicato a San Paolo, “padre e maestro” di quanti hanno deciso di dedicare la vita alla sequela di Gesù, sia per i religiosi uno speciale stimolo ad imitarlo sia per come egli seguì i consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza, sia per la sua “profonda capacità di coniugare vita spirituale e azione missionaria”. E’ l’invito che Benedetto XVI ha rivolto ai religiosi ed alle religiose di tutto il mondo nel giorno della festa della Presentazione del Signore, XIII Giornata della vita consacrata.
Intervenuto al termine della messa celebrata oggi pomeriggio nella basilica di San Pietro dal card. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica insieme con migliaia di religiosi, il Papa ha detto che “nella tradizione della Chiesa, san Paolo è stato sempre riconosciuto padre e maestro di quanti, chiamati dal Signore, hanno fatto la scelta di un’incondizionata dedizione a Lui e al suo Vangelo. Diversi Istituti religiosi prendono da san Paolo il nome e da lui attingono un’ispirazione carismatica specifica. Si può dire che per tutti i consacrati e le consacrate egli ripete un invito schietto e affettuoso: ‘Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo’ (1 Cor 11,1). Che cos’è infatti la vita consacrata se non un’imitazione radicale di Gesù, una totale ‘sequela’ di Lui? (cfr Mt 19,27-28). Ebbene, in tutto ciò Paolo rappresenta una mediazione pedagogica sicura: imitarlo nel seguire Gesù, carissimi, è via privilegiata per corrispondere fino in fondo alla vostra vocazione di speciale consacrazione nella Chiesa”.
“Anzi, dalla sua stessa voce possiamo conoscere uno stile di vita che esprime la sostanza della vita consacrata ispirata ai consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Nella vita di povertà egli vede la garanzia di un annuncio del Vangelo realizzato in totale gratuità (cfr 1 Cor 9,1-23), mentre esprime, allo stesso tempo, la concreta solidarietà verso i fratelli nel bisogno. Al riguardo tutti conosciamo la decisione di Paolo di mantenersi con il lavoro delle sue mani e il suo impegno per la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (cfr 1 Ts 2,9; 2 Cor 8-9). Paolo è anche un apostolo che, accogliendo la chiamata di Dio alla castità, ha donato il cuore al Signore in maniera indivisa, per poter servire con ancor più grande libertà e dedizione i suoi fratelli (cfr 1 Cor 7,7; 2 Cor 11,1- ); inoltre, in un mondo nel quale i valori della castità cristiana avevano scarsa cittadinanza (cfr 1 Cor, 12-20), egli offre un sicuro riferimento di condotta. Quanto poi all’obbedienza, basti notare che il compimento della volontà di Dio e l’‘assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le chiese’ (2 Cor 11,28) ne hanno animato, plasmato e consumato l’esistenza, resa sacrificio gradito a Dio. Tutto questo lo porta a proclamare, come scrive ai Filippesi: ‘Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno’ (Fil 1,21)”.
“Altro aspetto fondamentale della vita consacrata di Paolo è la missione. Egli è tutto di Gesù per essere, come Gesù, di tutti; anzi, per essere Gesù per tutti: «Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (1 Cor 9,22). A lui, così strettamente unito alla persona di Cristo, riconosciamo una profonda capacità di coniugare vita spirituale e azione missionaria; in lui le due dimensioni si richiamano reciprocamente”. “Paolo vive per, con e in Cristo. «Sono stato crocifisso con Cristo – egli scrive -, e non vivo più io, ma Cristo vive in me » (Gal 2,20); e ancora: «per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21)”.
“Auspico, pertanto, - ha concluso - che l’Anno Paolino alimenti ancor più in voi il proposito di accogliere la testimonianza di san Paolo, meditando ogni giorno la Parola di Dio con la pratica fedele della lectio divina, pregando ‘con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine’ (Col 3,16). Egli vi aiuti inoltre a realizzare il vostro servizio apostolico nella e con la Chiesa con uno spirito di comunione senza riserve, facendo dono agli altri dei propri carismi (cfr 1 Cor 14,12), e testimoniando in primo luogo il carisma più grande che è la carità (cfr 1 Cor 13)”.
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