Papa: "Prego per la liberazione di mons. Ibrahim e mons. Boulos al-Yaziji"
Aleppo (AsiaNews) - Da papa Francesco al Patriarcato ortodosso di Mosca, le Chiese cattoliche e ortodosse pregano per i vescovi mons. Youhanna Ibrahim (siro-ortodosso) e mons. Boulos al-Yaziji (greco-ortodosso) rapiti ieri pomeriggio ad Aleppo e lanciano un appello per la loro liberazione. In comunicato il papa ha dichiarato che "segue gli eventi con partecipazione profonda e intensa preghiera per la salute e la liberazione dei due vescovi rapiti".
Il sequestro di mons. Ibrahim e mons. Boulos al-Yaziji ha scosso la comunità cristiana di Aleppo, da mesi martoriata dai combattimenti fra esercito e ribelli. Intervistato da AsiaNews, mons. Jean-Clement Jeanbart, arcivescovo greco-melchita invita i "cristiani di tutto il mondo a pregare per la pace in Siria, per la liberazione dei due vescovi ortodossi e per quella di p. Michel Kayyal e p. Maher Mahfouz, sequestrati in febbraio e ancora nelle mani dei rapitori".
Mons. Jeanbart racconta che tutta la comunità cristiana, cattolica e ortodossa, è addolorata per quanto accaduto ai due presuli rapiti proprio nel giorno in cui la Chiesa festeggia S. Giorgio Patrono della Siria. "Ciò che aumenta ancora di più le nostre sofferenze - confessa il prelato - è l'indifferenza dell'occidente, che continua ad essere cieco. I leader occidentali non riescono o non vogliono capire la situazione in Siria che alla guerra fra ribelli ed esercito rischia di diventare un territorio dove imperversano jihadisti e criminali di ogni nazione, che nulla hanno a che fare con il popolo siriano".
Il vescovo greco-melchita spiega che dalle ultime informazioni il rapimento di mons. Youhanna Ibrahim, vescovo siro-ortodosso di Aleppo, e mons. Boulos al-Yaziji, Arcivescovo greco-ortodosso di Aleppo e Iskenderun, sarebbe avvenuto intorno alle 17,00 (ora locale) nella zona di Kafr Dael, zona controllata dai ribelli a circa 10 km dalla città. I due prelati sono stati fermati da alcuni uomini armati. Dalle testimonianze raccolte finora il gruppo era composto da stranieri che non parlavano arabo. "Purtroppo - dichiara mons. Jeanbart - molte informazioni sono ancora incerte. Tutti però stanno facendo il possibile per liberarli".
Per domani è prevista una messa solenne e una veglia di preghiera in tutte le chiese di Aleppo, dove sono attese migliaia di persone. "Vogliamo dare speranza alla popolazione - afferma - a noi pastori è stata affidata questa Chiesa in un momento difficile e drammatico ed è nostro compito fare il possibile per tenerla unita ed essere testimoni dell'amore di Cristo".
"Alle nazioni europee e a tutti i Paesi occidentali - conclude il prelato - chiediamo di guardare con serietà ai problemi della Siria. I governi stranieri e le parti coinvolte devono impegnarsi per una soluzione pacifica del conflitto, l'unica che può salvare la popolazione innocente".
Oggi p. Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha diffuso un comunicato in cui sottolinea che papa Francesco si unisce al dolore della comunità di Aleppo colpita dal rapimento dei due presuli: "Tale atto è una drammatica conferma della tragica situazione in cui vivono la popolazione della Siria e le sue comunità cristiane. Il Santo Padre Francesco è stato informato di questo nuovo gravissimo fatto, che si aggiunge al crescere della violenza negli ultimi giorni e a un'emergenza umanitaria di proporzioni vastissime, segue gli eventi con partecipazione profonda e intensa preghiera per la salute e la liberazione dei due vescovi rapiti e perché, con l'impegno di tutti, il popolo siriano possa finalmente vedere risposte efficaci al dramma umanitario e sorgere all'orizzonte speranze reali di pace e di riconciliazione".
Anche il Patriarcato di Mosca ha chiesto alla comunità internazionale di fare sforzi concreti per garantire la liberazione dei due prelati. "Stiamo prendendo misure per stabilire dove si trovano e in questo modo aiutarli e assicurare il loro rilascio il prima possibile", ha detto ai giornalisti il metropolita di Volokolamsk, Hilarion, capo del dipartimento sinodale per le relazioni esterne della Chiesa. Questo triste evento, ha aggiunto Hilarion, ci ricorda ancora una volta "la necessità di fermare il prima possibile il continuo bagno di sangue in Siria", come anche che "il dialogo politico, non importa quanto difficile sia, è l'unica via per uscire da questa situazione". (S.C.)
18/06/2013