Papa: Nella Comunione dei santi non siamo mai soli, come in famiglia o fra amici
Città del Vaticano (AsiaNews) – La “comunione dei santi” è una realtà “bella e consolante” perché dice che “non siamo mai soli”. Benedetto XVI ha presentato così la solennità di Tutti i santi – che si celebra oggi - ai fedeli radunati nella piazza san Pietro per l’Angelus. La definizione del papa si mette in totale opposizione al modo in cui questa festa è stata commercializzata, trasformandola in “Halloween” e in una festa macabra, di mostri e di zombie nemici dell’uomo.
“Facciamo parte di una ‘compagnia’ spirituale in cui regna una profonda solidarietà: il bene di ciascuno va a vantaggio di tutti e, viceversa, la felicità comune si irradia sui singoli. E’ un mistero che, in qualche misura, possiamo già sperimentare in questo mondo, nella famiglia, nell’amicizia, specialmente nella comunità spirituale della Chiesa”.
Il pontefice ricorda l’antico culto dei martiri nella Chiesa primitiva, divenuto poi culto per tutti i santi, "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua (Ap 7,9)”.
Fra tutti, in questo Anno sacerdotale, il papa ricorda “i santi sacerdoti, sia quelli che la Chiesa ha canonizzato…; sia quelli – ben più numerosi – che sono noti al Signore”.
“Ognuno di noi – sottolinea il pontefice - conserva la grata memoria di qualcuno di essi, che ci ha aiutato a crescere nella fede e ci ha fatto sentire la bontà e la vicinanza di Dio”.
Il papa offre anche spunti per riflettere e vivere la giornata di domani, di Commemorazione dei fedeli defunti. “Vorrei invitare - ha detto il pontefice - a vivere questa ricorrenza secondo l’autentico spirito cristiano, cioè nella luce che proviene dal Mistero pasquale. Cristo è morto e risorto e ci ha aperto il passaggio alla casa del Padre, il Regno della vita e della pace. Chi segue Gesù in questa vita è accolto dove Lui ci ha preceduto. Mentre dunque facciamo visita ai cimiteri, ricordiamoci che lì, nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari in attesa della risurrezione finale. Le loro anime – come dice la Scrittura – già ‘sono nelle mani di Dio’ (Sap 3,1). Pertanto, il modo più proprio ed efficace di onorarli è pregare per loro, offrendo atti di fede, di speranza e di carità. In unione al Sacrificio eucaristico, possiamo intercedere per la loro salvezza eterna, e sperimentare la più profonda comunione, in attesa di ritrovarci insieme, a godere per sempre dell’Amore che ci ha creati e redenti”.
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha ricordato i 10 anni dalla Dichiarazione congiunta di Augusta, firmata il 31 ottobre 1999 fra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica, che Giovanni Paolo II definì “una pietra miliare sulla non facile strada della ricomposizione della piena unità tra i cristiani”.
“Quel documento – ha detto il papa - attestò un consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali della dottrina della giustificazione, verità che ci conducono al cuore stesso del Vangelo e a questioni essenziali della nostra vita. Da Dio siamo accolti e redenti; la nostra esistenza si iscrive nell’orizzonte della grazia, è guidata da un Dio misericordioso, che perdona il nostro peccato e ci chiama ad una nuova vita nella sequela del suo Figlio; viviamo della grazia di Dio e siamo chiamati a rispondere al suo dono; tutto questo ci libera dalla paura e ci infonde speranza e coraggio in un mondo pieno di incertezza, inquietudine, sofferenza”.
“Questo anniversario - ha continuato - è dunque un’occasione per ricordare la verità sulla giustificazione dell’uomo, testimoniata insieme, per riunirci in celebrazioni ecumeniche e per approfondire ulteriormente tale tematica e le altre che sono oggetto del dialogo ecumenico. Spero di cuore che questa importante ricorrenza contribuisca a far progredire il cammino verso l’unità piena e visibile di tutti i discepoli di Cristo”.