Papa: Matteo Ricci, modello di evangelizzazione per la Cina
In un messaggio al vescovo di Macerata per IV centenario della morte del religioso, Benedetto XVI sottolinea come la sua azione resta modello di proficuo incontro tr la civiltà europea e quella cinese. L’amicizia che egli offriva era ricambiata dalle popolazioni locali grazie proprio al clima di rispetto e di stima che egli cercava di coltivare.
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Ricercare la possibile armonia fra la nobile e millenaria civiltà cinese e la novità cristiana”: fu ciò che “rese “profetico” l’apostolato di padre Matteo Ricci e che ne fanno “un esempio da seguire”. L’opera di evangelizzazione condotta in Cina dal gesuita di Macerata è ricordata da Benedetto XVI in un messaggio inviato a mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia (Italia) in occasione delle diverse iniziative per la celebrazione del IV centenario della morte di padre Matteo Ricci.
Del gesuita, il Papa scrive che “dotato di profonda fede e di straordinario ingegno culturale e scientifico, dedicò lunghi anni della sua esistenza a tessere un proficuo dialogo tra l’Occidente e l’Oriente, conducendo contemporaneamente una incisiva azione di radicamento del Vangelo nella cultura del grande Popolo della Cina. Il suo esempio resta anche oggi come modello di proficuo incontro tra la civiltà europea e quella cinese”.
“Considerando la sua intensa attività scientifica e spirituale, non si può non rimanere favorevolmente colpiti dall’innovativa e peculiare capacità che egli ebbe di accostare, con pieno rispetto, le tradizioni culturali e spirituali cinesi nel loro insieme. E’ stato in effetti tale atteggiamento a contraddistinguere la sua missione tesa a ricercare la possibile armonia fra la nobile e millenaria civiltà cinese e la novità cristiana, che è fermento di liberazione e di autentico rinnovamento all’interno di ogni società, essendo il Vangelo, universale messaggio di salvezza, destinato a tutti gli uomini, a qualsiasi contesto culturale e religioso appartengano”.
“Quel che inoltre ha reso originale e, potremmo dire, profetico il suo apostolato, è stato sicuramente la profonda simpatia che nutriva per i cinesi, per la loro storia, per le loro culture e tradizioni religiose. Basti ricordare il suo Trattato sull’amicizia (De amicitia – Jiaoyoulun), che incontrò un vasto successo sin dalla prima edizione a Nanchino nel 1595. Modello di dialogo e di rispetto per le altrui credenze, questo vostro Conterraneo fece dell’amicizia lo stile del suo apostolato durante i 28 anni di permanenza in Cina. L’amicizia che egli offriva era ricambiata dalle popolazioni locali grazie proprio al clima di rispetto e di stima che egli cercava di coltivare, preoccupandosi di conoscere sempre meglio le tradizioni della Cina di quel tempo. Nonostante le difficoltà e le incomprensioni che incontrò, Padre Ricci, volle mantenersi fedele, sino alla morte, a questo stile di evangelizzazione, attuando, si potrebbe dire, una metodologia scientifica e una strategia pastorale basate, da una parte, sul rispetto delle sane usanze del luogo che i neofiti cinesi non dovevano abbandonare quando abbracciavano la fede cristiana, e, dall’altra, sulla consapevolezza che la Rivelazione poteva ancor più valorizzarle e completarle. E fu proprio a partire da queste convinzioni che egli, come già avevano fatto i Padri della Chiesa nell’incontro del Vangelo con la cultura greco-romana, impostò il suo lungimirante lavoro di inculturazione del Cristianesimo in Cina, ricercando un’intesa costante con i dotti di quel Paese”.
“Seguendone l’esempio – conclude il Papa - possano le nostre comunità, all’interno delle quali convivono persone di diverse culture e religioni, crescere nello spirito di accoglienza e di rispetto reciproco”.
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