Papa: La missione cristiana nell'era di Twitter e di Facebook
Città del Vaticano (AsiaNews) - I credenti in Cristo non possono evitare di essere presenti nel mondo digitale, e soprattutto nei "social network", nelle "reti sociali digitali" (Twitter, Facebook, Linkedin, ecc.). È l'invito che Benedetto XVI rivolge ai cristiani nel suo Messaggio per la 47a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana e che sarà celebrata il prossimo 12 maggio. Il tema di quest'anno, "Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione", è percorso da un giudizio molto positivo su tali strumenti.
Le reti sociali digitali, afferma Benedetto XVI, "stanno contribuendo a far emergere una nuova «agorà», una piazza pubblica e aperta in cui le persone condividono idee, informazioni, opinioni, e dove, inoltre, possono prendere vita nuove relazioni e forme di comunità". Esse "contribuiscono a favorire forme di dialogo e di dibattito che, se realizzate con rispetto, attenzione per la privacy, responsabilità e dedizione alla verità, possono rafforzare i legami di unità tra le persone e promuovere efficacemente l'armonia della famiglia umana". Proprio per questo, i credenti devono accettare la sfida di essere presenti: "se la Buona Notizia non è fatta conoscere anche nell'ambiente digitale, potrebbe essere assente nell'esperienza di molti per i quali questo spazio esistenziale è importante".
"L'ambiente digitale - spiega il papa - non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani. I network sociali sono il frutto dell'interazione umana, ma essi, a loro volta, danno forme nuove alle dinamiche della comunicazione che crea rapporti: una comprensione attenta di questo ambiente è dunque il prerequisito per una significativa presenza all'interno di esso".
L'impegno dei cristiani nel mondo digitale non risponde solo a un semplice aggiornamento, allo stare al "passo coi tempi", ma ad un'urgenza missionaria, cioè "per permettere all'infinita ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti".
La condizione perché i social network siano fruttuosi e divengano davvero luoghi di condivisione è che "le persone che vi partecipano devono sforzarsi di essere autentiche, perché in questi spazi non si condividono solamente idee e informazioni, ma in ultima istanza si comunica se stessi".
Il papa mette in guarda dal rischio che questi strumenti, invece di aiutare le persone "che vogliono parlare di verità e di valori", siano sottomessi alla "popolarità", alla "celebrità", al "rumore delle eccessive informazioni" e chiede a tutti l'impegno e la consapevolezza "del valore del dialogo, del dibattito ragionato, dell'argomentazione logica; di persone che cercano di coltivare forme di discorso e di espressione che fanno appello alle più nobili aspirazioni di chi è coinvolto nel processo comunicativo. Dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa e si prendono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre".
Anche ai credenti è chiesta "autenticità" nel condividere la loro fede in Cristo, non solo "nell'esplicita espressione di fede, ma anche nella testimonianza, cioè nel modo in cui si comunicano 'scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita'".
"Un modo particolarmente significativo di rendere testimonianza - continua il papa - sarà la volontà di donare se stessi agli altri attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell'esistenza umana".
Benedetto XVI nota con piacere che "le reti sociali.... sono alimentate da aspirazioni radicate nel cuore dell'uomo", e che emergono sempre più "reti sociali del dialogo circa la fede e il credere", a conferma della "importanza e la rilevanza della religione nel dibattito pubblico e sociale".
Egli ricorda che "i social network, oltre che strumento di evangelizzazione, possono essere un fattore di sviluppo umano" e di sostegno nella persecuzione. E spiega: "In alcuni contesti geografici e culturali dove i cristiani si sentono isolati, le reti sociali possono rafforzare il senso della loro effettiva unità con la comunità universale dei credenti. Le reti facilitano la condivisione delle risorse spirituali e liturgiche, rendendo le persone in grado di pregare con un rinvigorito senso di prossimità a coloro che professano la loro stessa fede. Il coinvolgimento autentico e interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede, ci deve far sentire la necessità di alimentare con la preghiera e la riflessione la nostra fede nella presenza di Dio, come pure la nostra carità operosa: "se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita" (1 Cor 13,1)".
Un ultimo aspetto richiamato dal pontefice è l'invito all'incontro diretto fra gli amici della rete: "Molte persone stanno, infatti, scoprendo, proprio grazie a un contatto avvenuto inizialmente on line, l'importanza dell'incontro diretto, di esperienze di comunità o anche di pellegrinaggio, elementi sempre importanti nel cammino di fede. Cercando di rendere il Vangelo presente nell'ambiente digitale, noi possiamo invitare le persone a vivere incontri di preghiera o celebrazioni liturgiche in luoghi concreti quali chiese o cappelle. Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell'espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale. Quando siamo presenti agli altri, in qualunque modo, noi siamo chiamati a far conoscere l'amore di Dio sino agli estremi confini della terra".
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