Papa: Il mondo ci vede di destra e di sinistra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù
Papa Francesco ha celebrato la messa di Pentecoste all’altare della cattedra, nella basilica di san Pietro, con un piccolo gruppo di fedeli, a causa delle regole anti-pandemia. “Lo Spirito garantisce l’unità a chi annuncia”. “Lo Spirito, memoria vivente della Chiesa, ci ricorda che siamo nati da un dono e che cresciamo donandoci; non conservandoci, ma donandoci”. Narcisismo, vittimismo, pessimismo sono gli ostacoli al donarsi. Il dono di ognuno nella “carestia della speranza”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Il mondo ci vede di destra e di sinistra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù. II mondo vede conservatori e progressisti; lo Spirito vede figli di Dio”. Così papa Francesco ha caratterizzato la potenza dello Spirito Santo nella Chiesa, capace di mettere “insieme i diversi” e di lanciare i fedeli nell’opera dell’annuncio e del dono di sé, offrendo speranza al mondo del dopo-pandemia, segnato dalla sfiducia.
Il papa ha celebrato stamane la messa di Pentecoste all’altare della cattedra, nella basilica di san Pietro con pochissimi fedeli a causa delle regole anti-assembramento per frenare la pandemia. Nell’omelia Francesco ha sottolineato anzitutto la “forza unificatrice dello Spirito”: fra gli apostoli “ci sono provenienze e contesti sociali diversi, nomi ebraici e nomi greci, caratteri miti e altri focosi, visioni e sensibilità differenti. Gesù non li aveva cambiati, non li aveva uniformati facendone dei modellini in serie. Aveva lasciato le loro diversità e ora li unisce ungendoli di Spirito Santo. L’unione arriva con l’unzione. A Pentecoste gli Apostoli comprendono la forza unificatrice dello Spirito”.
“Anche tra noi – ha aggiunto - ci sono diversità, ad esempio di opinioni, di scelte, di sensibilità. La tentazione è sempre quella di difendere a spada tratta le proprie idee, credendole buone per tutti, e andando d’accordo solo con chi la pensa come noi… Guardiamo la Chiesa come fa lo Spirito, non come fa il mondo. Il mondo ci vede di destra e di sinistra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù. II mondo vede conservatori e progressisti; lo Spirito vede figli di Dio. Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti; lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia. Lo Spirito ci ama e conosce il posto di ognuno nel tutto: per Lui non siamo coriandoli portati dal vento, ma tessere insostituibili del suo mosaico”.
“Torniamo al giorno di Pentecoste e scopriamo la prima opera della Chiesa: l’annuncio. Eppure vediamo che gli Apostoli non preparano una strategia, non hanno un piano pastorale… Egli [lo Spirito] apre, rilancia, spinge al di là del già detto e del già fatto, oltre i recinti di una fede timida e guardinga. Nel mondo, senza un assetto compatto e una strategia calcolata si va a rotoli. Nella Chiesa, invece, lo Spirito garantisce l’unità a chi annuncia. E gli Apostoli vanno: impreparati, si mettono in gioco, escono. Un solo desiderio li anima: donare quello che hanno ricevuto”.
Il segreto dell’unità, il segreto dello Spirito è “il dono”: “È importante credere che Dio è dono, che non si comporta prendendo, ma donando. Perché è importante? Perché da come intendiamo Dio dipende il nostro modo di essere credenti. Se abbiamo in mente un Dio che prende e si impone, anche noi vorremo prendere e imporci: occupare spazi, reclamare rilevanza, cercare potere. Ma se abbiamo nel cuore Dio che è dono, tutto cambia. Se ci rendiamo conto che quello che siamo è dono suo, dono gratuito e immeritato, allora anche noi vorremo fare della vita un dono. E amando umilmente, servendo gratuitamente e con gioia, offriremo al mondo la vera immagine di Dio. Lo Spirito, memoria vivente della Chiesa, ci ricorda che siamo nati da un dono e che cresciamo donandoci; non conservandoci, ma donandoci”.
Il pontefice ha poi elencato gli “ostacoli” al donarsi: il narcisismo, il vittimismo, il pessimismo. E ne ha mostrato l’effetto nella situazione attuale del mondo che cerca di superare la crisi pandemica.
“Il narcisismo fa idolatrare sé stessi, fa compiacere solo dei propri tornaconti… In questa pandemia, quanto fa male il narcisismo, il ripiegarsi sui propri bisogni, indifferenti a quelli altrui, il non ammettere le proprie fragilità e i propri sbagli. Ma anche il secondo nemico, il vittimismo, è pericoloso. Il vittimista si lamenta ogni giorno del prossimo: “Nessuno mi capisce, nessuno mi aiuta, nessuno mi vuol bene, ce l’hanno tutti con me!”. E il suo cuore si chiude, mentre si domanda: “Perché gli altri non si donano a me?”. Nel dramma che viviamo, quant’è brutto il vittimismo! Pensare che nessuno ci comprenda e provi quello che proviamo noi. Infine c’è il pessimismo. Qui la litania quotidiana è: “Non va bene nulla, la società, la politica, la Chiesa...”. Il pessimista se la prende col mondo, ma resta inerte e pensa: “Intanto a che serve donare? È inutile”. Ora, nel grande sforzo di ricominciare, quanto è dannoso il pessimismo, il vedere tutto nero, il ripetere che nulla tornerà più come prima! Pensando così, quello che sicuramente non torna è la speranza". Il papa ha ribadito gli stessi concetti con altre parole, poi a continuato: "Ci troviamo nella carestia della speranza e abbiamo bisogno di apprezzare il dono della vita, il dono che ciascuno di noi è. Perciò abbiamo bisogno dello Spirito Santo, dono di Dio che ci guarisce dal narcisismo, dal vittimismo e dal pessimismo”.
Il papa ha concluso l’omelia con una preghiera: “Spirito Santo, memoria di Dio, ravviva in noi il ricordo del dono ricevuto. Liberaci dalle paralisi dell’egoismo e accendi in noi il desiderio di servire, di fare del bene. Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi. Vieni, Spirito Santo: Tu che sei armonia, rendici costruttori di unità; Tu che sempre ti doni, dacci il coraggio di uscire da noi stessi, di amarci e aiutarci, per diventare un’unica famiglia. Amen”.
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