Papa: "Icona di Kazan, simbolo dell'unità fra Oriente e Occidente"
Messaggio di Giovanni Paolo II ad Alessio II per la consegna della preziosa immagine
Città del Vaticano (AsiaNews) L'icona della Madonna di Kazan è "simbolo dell'unità dei discepoli di Cristo" perché oggetto di preghiera di fedeli ortodossi e cattolici per molti secoli. Lo scrive il papa nel suo messaggio ad Alessio II, Patriarca ortodosso russo in occasione della consegna dell'icona di Kazan, avvenuta ieri nella cattedrale della Dormizione di Mosca.
Il papa, che ha custodito l'icona per 11 anni nel suo appartamento privato, ha molte volte pregato davanti all'icona "implorando il giorno della comunione visibile" fra i cristiani. Alla Vergine il papa chiede "di ottenere il dono della pace per tutte le nazioni".
Il papa conclude il suo messaggio scambiando con Alessio II "un bacio fraterno nel Signore".
Ecco il testo completo del Messaggio del papa ad Alessio II:
A Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie
Dopo un lungo periodo di prove e di sofferenze che nel secolo scorso si sono abbattute sulla Chiesa ortodossa russa e sul Popolo russo, il Signore della storia, che tutto dispone secondo la sua volontà, ci dona oggi di essere nella gioia e nella speranza comune in occasione del ritorno dell'Icona della Madre di Dio di Kazan nella sua patria.
Nella gioia e nei sentimenti di comunione che mi animano e che hanno animato i miei predecessori, sempre attenti al Popolo russo, io mi rallegro che Vostra Santità accolga in questo giorno la Delegazione che Le invio. Guidata dai Cardinali Walter Kasper e Edgard Theodore McCarrick, essa è incaricata di rimettere nelle vostre mani questa sacra Icona, così strettamente legata alla fede e alla storia dei cristiani in Russia.
Per un insondabile disegno della Provvidenza Divina, durante i lunghi anni del suo pellegrinaggio, la Madre di Dio rappresentata in questa icona sacra conosciuta come la Kazanskaya, ha riunito attorno a sé i fedeli ortodossi, così come i loro fratelli cattolici di altre parti del mondo, che hanno ardentemente pregato per la Chiesa e il Popolo che ella proteggeva da secoli. Più recentemente, la Provvidenza Divina ha permesso che il Popolo e la Chiesa in Russia ritrovassero la libertà e che crollasse il muro che separava l'Europa dell'Est da quella dell'Ovest. Nonostante la divisione che purtroppo esiste ancora tra i cristiani, questa Icona sacra appare come uno dei simboli dell'unità dei discepoli del Figlio di Dio, di Colui verso il quale ella tutti ci guida.
Il Vescovo di Roma ha pregato davanti a questa Icona sacra implorando che venga il giorno in cui noi saremo tutti uniti e potremo proclamare davanti al mondo, a una sola voce e in una comunione visibile, la salvezza del nostro unico Signore e la sua vittoria su tutte le potenze malvagie ed empie che attentano alla nostra fede e alla nostra testimonianza di unità.
Oggi mi unisco a voi nella preghiera, Fratello carissimo, all'Episcopato della Chiesa ortodossa russa, ai preti, ai monaci e alle monache, e al Popolo di Dio in Terra russa. A questa preghiera si uniscono tutti i figli e le figlie della Chiesa cattolica nella loro profonda devozione e venerazione per la Santa Madre di Dio. Possa questa venerabile immagine guidare tutti noi nel nostro cammino evangelico alla sequela di Cristo, proteggere il Popolo al quale essa fa ritorno e l'umanità tutta intera. La Santa Madre di Dio volga il suo sguardo materno verso gli uomini e le donne del nostro tempo; sostenga i credenti affinché non si allontanino dal cammino che Dio ha tracciato per loro: la proclamazione di Cristo, Via, Verità e Vita, e una testimonianza coraggio della loro fede nella società e tra le nazioni. In questo giorno preghiamo con fiducia la Vergine santissima perché noi sappiamo che Ella implora per noi e per tutte le nazioni il dono della pace. In questi sentimenti di carità, nella gioia di questo evento che celebriamo oggi, e con lo sguardo rivolto verso la Santa Madre di Dio, io scambio con Vostra Santità un bacio fraterno nel nostro Signore.
Dal Vaticano, il 25 agosto 2004
Giovanni Paolo II