02/09/2007, 00.00
VATICANO - ITALIA
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Papa: Giovani, non abbiate paura di seguire le vie “alternative” dell’amore vero

Benedetto XVI propone a 500 mila giovani un programma di vita “controcorrente”: non il successo, il potere, la prepotenza, i modelli vuoti offerti dai media, ma l’umiltà coraggiosa a modello di Maria, la solidarietà e la salvaguardia del creato. Loreto, la Casa della contemplazione per divenire “testimoni” nella piazza del mondo.

Loreto (AsiaNews) – Con una proposta netta ed esigente Benedetto XVI ha invitato i giovani radunati nella Piana di Montorso, fra Loreto e il mare Adriatico, a una vita “controcorrente”, seguendo l’esempio “umile” di Maria, per trasformare la società. Nell’omelia pronunciata durante la messa conclusiva dell’Agorà dei giovani, egli ha detto: “Non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo”.

Le parole del papa incontrano l’applauso caloroso di una folla immensa radunata sulla Piana. Solo ieri, alla veglia vi erano 300 mila persone; questa mattina sono giunti ancora altri giovani tanto da far sfiorare il mezzo milione di presenze. Molti di loro hanno passato la notte all’aperto in preghiera, meditando o dialogando aiutati dalle “fontane di luce”, alcuni punti luminosi di raccolta nella Piana, dove vi erano sacerdoti ed educatori per colloqui, confessioni, dialoghi sulla vocazione, fino all’apparire del sole e alla preghiera delle Lodi.

Il coraggio dell'umiltà

Quello che Benedetto XVI ha proposto è un vero e proprio programma di vita per chi vuol essere “giovane”. Ieri sera, alla veglia, alcune testimonianze hanno mostrato le difficoltà, insicurezze, marginalità, disoccupazione legate alla situazione giovanile. Oggi il papa afferma che “Gesù ha una predilezione per i giovani” e che Dio stesso “ cerca cuori giovani… per essere protagonisti della Nuova Alleanza”.

Il programma per i giovani è preso dalla “giovinezza” di Maria è ha come elemento base l’umiltà. E ricordando il vicino santuario di Loreto, dove si conservano delle pietre provenienti dalla casa della Madonna a Nazaret, afferma: “la Santa Casa di Nazaret è il santuario dell’umiltà: l’umiltà di Dio che si è fatto carne e l’umiltà di Maria che l’ha accolto nel suo grembo”.

Il pontefice non ha timore di mostrare la netta contrapposizione fra gli ideali cristiani e il mondo: “L’umile – egli dice - è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo”. E dopo aver sottolineato la necessità di una testimonianza “controcorrente”, aggiunge: “Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà”.

Le “strade nuove” che i giovani devono percorrere implicano la capacità di “dire sì a Dio”, da cui discendono “tutti i sì della nostra vita”. C’è una novità anche nello sguardo alla fede e alla Chiesa: “la nostra fede non propone un insieme di divieti morali, ma un cammino gioioso alla luce del di Dio. È vero, tante e grandi sono le sfide che dovete affrontare. La prima però rimane sempre quella di seguire Cristo fino in fondo, senza riserve e compromessi. E seguire Cristo significa sentirsi parte viva del suo corpo, che è la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa”.

La Chiesa (non “un centro di potere”, aveva detto ieri sera) è il luogo che unisce non per “il successo”, ma “il bene, un bene che è tanto più autentico quanto più è condiviso, e che non consiste prima di tutto nell’avere o nel potere ma nell’essere”. Queste decisioni radicali son necessarie per edificare “la città di Dio con gli uomini, una città che contemporaneamente cresce dalla terra e scende dal Cielo, perché si sviluppa nell’incontro e nella collaborazione tra gli uomini e Dio (cfr Ap 21,2-3)”.

Custodi del creato

Nell’edificare “una società più giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra”, il pontefice indica una priorità: quella della “salvaguardia del creato”. “Alle nuove generazioni – ha detto il papa - è affidato il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Serve un deciso alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile”. Proprio oggi la Chiesa italiana celebra la Giornata nazionale per la cura del creato, dedicata all’acqua, “un bene preziosissimo che, se non viene condiviso in modo equo e pacifico, diventerà purtroppo motivo di dure tensioni e aspri conflitti”.

E dopo aver invitato ancora una volta – come ieri sera – i giovani a partecipare alla Giornata Mondiale della gioventù a Sydney nel luglio 2008, il papa si è rivolto ancora alla Madonna: “Volgiamo infine…. i nostri occhi verso Maria, modello di umiltà e di coraggio. Aiutaci, Vergine di Nazaret, ad essere docili all’opera dello Spirito Santo come lo fosti tu; aiutaci a diventare sempre più santi, discepoli innamorati del tuo Figlio Gesù; sostieni e accompagna questi giovani perché siano gioiosi e infaticabili missionari del Vangelo tra i loro coetanei, in ogni angolo dell’Italia. Amen!”.

Alla fine della sua omelia gli applausi, gli slogan e lo sventolio di bandiere e sciarpe sono durate così tanto che il papa ha dovuto chiedere il silenzio per continuare la messa.

 Il silenzio della Casa e la testimonianza nella piazza

All’Angelus, il pontefice è ritornato a sottolineare il legame fra Loreto e Nazaret, il luogo dell’annunciazione di Maria: “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio....il luogo dove la Vergine disse ‘sì’ a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato”.

Il papa ricorda che ogni “agorà”, ogni momento pubblico, ha bisogno di una “casa”, di un luogo di contemplazione: “La piazza è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione”. E aggiunge che, viceversa, “la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani”

L’ultima proposta del papa è che Loreto sia un punto di riferimento costante nella vita dei giovani: “Nei momenti più importanti della vostra vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa…. Allora diventerete suoi veri testimoni nella "piazza", nella società, portatori di un Vangelo non astratto, ma incarnato nella vostra vita”.

A conferma di questo impegno per la testimonianza nella società, alla fine della messa 72 giovani, rapresentanti di varie diocesi italiane hanno ricevuto il Mandato missionario dall'Agorà all'Italia e al mondo, per portare la fede "con gioia e riconoscenza". Il papa ha consegnato ad alcuni di loro la cosiddetta "sacca del pellegrino", distributa poi a tutti gli altri da due vescovi.

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