Papa: Gesù è il nostro avvocato, ci difende sempre dalle insidie del diavolo
Città del Vaticano (AsiaNews) - "Non avere paura di andare da Gesù", che "è il nostro avvocato, ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende dai nostri peccati". Con l'Ascensione, infatti, Gesù non è più in un luogo di questo mondo, ma non è una assenza, "è in mezzo a noi in modo nuovo, ora è nella signoria di Dio, è presente in ogni spazio e in ogni tempo, è vicino a ognuno di noi". "Il significato e le conseguenze per la nostra vita" della frase del Credo che dice "Gesù è salito al cielo, siede alla destra del Padre" sono state il tema del quale papa Francesco ha parlato oggi alle 50mila persone presenti all'udienza generale. Al termine della quale ha anche voluto esprimere la sua vicinanza "al popolo iraniano e a quello pakistano" per il terremoto che ha portato "morte e distruzione" nei due Paesi.
L'inizio dell'udienza generale è stato caratterizzato da un clima festoso, con l'ormai consueto lungo passaggio di Francesco in piazza san Pietro e l'abbraccio dei presenti, uno dei quali ha anche avuto la papalina del Papa, che ha scambiato la sua con quella che l'uomo gli aveva offerto.
Il momento dell'Ascensione, nella riflessione di Francesco, inizia in certo modo quando Gesù decide di intraprendere il suo ultimo pellegrinaggio a Gerusalemme. "Mentre 'ascende' alla Città santa, dove si compirà il suo 'esodo' da questa vita Gesù vede già la meta, il Cielo, ma sa bene che la via che lo riporta alla gloria del Padre passa attraverso la Croce, attraverso l'obbedienza al disegno divino di amore per l'umanità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che «l'elevazione sulla croce significa e annuncia l'elevazione dell'ascensione al cielo». Anche noi dobbiamo avere chiaro, nella nostra vita cristiana, che l'entrare nella gloria di Dio esige la fedeltà quotidiana alla sua volontà, anche quando richiede sacrificio, richiede alle volte di cambiare i nostri programmi. L'Ascensione di Gesù avvenne concretamente sul Monte degli Ulivi, vicino al luogo dove si era ritirato in preghiera prima della passione per rimanere in profonda unione con il Padre: ancora una volta vediamo che la preghiera ci dona la grazia di vivere fedeli al progetto di Dio".
"Alla fine del suo Vangelo - ha proseguito il Papa - san Luca narra l'evento dell'Ascensione in modo molto sintetico. Gesù condusse i discepoli «fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Così dice San Luca. Vorrei notare due elementi del racconto. Anzitutto, durante l'Ascensione Gesù compie il gesto sacerdotale della benedizione e sicuramente i discepoli esprimono la loro fede con la prostrazione, si inginocchiano chinando il capo. Questo è un primo punto importante: Gesù è l'unico ed eterno sacerdote che con la sua passione ha attraversato la morte e il sepolcro ed è risorto e asceso al Cielo; è presso Dio Padre, dove intercede per sempre a nostro favore".
"Come afferma san Giovanni nella sua Prima lettera Egli è il nostro avvocato". "Ma che bello sentire questo, no? Quando uno è chiamato dal giudice ... la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati! Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia! Lui ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre! Non dimenticate questo!".
Il secondo elemento evidenziato dal Papa è riferito al fatto che "Luca riferisce che gli apostoli, dopo aver visto Gesù salire al cielo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia. Questo ci sembra un po' strano. In genere quando siamo separati dai nostri familiari, dai nostri amici, per una partenza definitiva e soprattutto a causa della morte, c'è in noi una naturale tristezza, perché non vedremo più il loro volto, non ascolteremo più la loro voce, non potremo più godere del loro affetto, della loro presenza. Invece l'evangelista sottolinea la profonda gioia degli apostoli. Ma come mai? Proprio perché, con lo sguardo della fede, essi comprendono che, sebbene sottratto ai loro occhi, Gesù resta per sempre con loro, non li abbandona e, nella gloria del Padre, li sostiene, li guida e intercede per loro".
Nel racconto dell'Ascensione, "san Luca accenna anche alla nube che sottrae Gesù dalla vista dei discepoli, i quali rimangono a contemplare il Cristo che ascende verso Dio. Intervengono allora due uomini in vesti bianche che li invitano a non restare immobili a guardare il cielo, ma a nutrire la loro vita e la loro testimonianza della certezza che Gesù tornerà nello stesso modo con cui lo hanno visto salire al cielo (cfr At 1,10-11). È proprio l'invito a partire dalla contemplazione della Signoria di Gesù, per avere da Lui la forza di portare e testimoniare il Vangelo nella vita di ogni giorno: contemplare e agire, ora et labora insegna san Benedetto, sono entrambi necessari nella nostra vita di cristiani".
"L'Ascensione - è la conclusione di Francesco - non indica l'assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell'Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende. Non siamo mai soli: il Signore crocifisso e risorto ci guida; con noi ci sono tanti fratelli e sorelle che nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze, vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la signoria dell'amore di Dio. In Cristo Gesù risorto, asceso al Cielo, avvocato per noi".
27/05/2017 19:04
16/05/2021 13:02