Papa: Esercitiamoci nella correzione fraterna e nella preghiera comune
All’Angelus, Benedetto XVI sottolinea che la correzione fraterna “non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello”. La preghiera comune è segno di “una comunità veramente unita in Cristo”. Domenica prossima il papa si recherà ad Ancona per la conclusione del 25mo Congresso eucaristico in Italia, iniziato oggi.
Castel Gandolfo (AsiaNews) – “Dobbiamo esercitarci sia nella correzione fraterna, che richiede molta umiltà e semplicità di cuore, sia nella preghiera, perché salga a Dio da una comunità veramente unita in Cristo”: è quanto ha affermato Benedetto XVI nella sua riflessione prima dell’Angelus davanti al pellegrini a Castel Gandolfo.
Commentando le letture bibliche della messa (XXIII durante l’anno, A), il papa ha sottolineato che
“l’amore fraterno comporta anche un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente”. Questo, ha spiegato il pontefice, “si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello”.
Ha poi continuato: “E se il fratello non mi ascolta? Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa. Tutto questo indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio”.
“Un altro frutto della carità nella comunità – ha spiegato il papa - è la preghiera concorde… La preghiera personale è certamente importante, anzi, indispensabile, ma il Signore assicura la sua presenza alla comunità che – pur se molto piccola – è unita e unanime, perché essa riflette la realtà stessa di Dio Uno e Trino, perfetta comunione d’amore”.
“Dobbiamo esercitarci sia nella correzione fraterna – ha concluso - che richiede molta umiltà e semplicità di cuore, sia nella preghiera, perché salga a Dio da una comunità veramente unita in Cristo. Domandiamo tutto questo per intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, e di San Gregorio Magno, Papa e Dottore, che ieri abbiamo ricordato nella liturgia”.
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha ricordato che oggi è iniziato ad Ancona il 25mo Congresso eucaristico nazionale, sul tema “Signore da chi andremo?”. “Domenica prossima – ha aggiunto - a Dio piacendo, avrò la gioia di recarmi ad Ancora per la giornata culminante del Congresso. Fin da ora rivolgo il mio saluto cordiale e la mia benedizione a quanti parteciperanno a questo evento di grazia, che nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia adora e loda Cristo, sorgente di vita e di speranza per ogni uomo e per il mondo intero”.
Commentando le letture bibliche della messa (XXIII durante l’anno, A), il papa ha sottolineato che
“l’amore fraterno comporta anche un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente”. Questo, ha spiegato il pontefice, “si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello”.
Ha poi continuato: “E se il fratello non mi ascolta? Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa. Tutto questo indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio”.
“Un altro frutto della carità nella comunità – ha spiegato il papa - è la preghiera concorde… La preghiera personale è certamente importante, anzi, indispensabile, ma il Signore assicura la sua presenza alla comunità che – pur se molto piccola – è unita e unanime, perché essa riflette la realtà stessa di Dio Uno e Trino, perfetta comunione d’amore”.
“Dobbiamo esercitarci sia nella correzione fraterna – ha concluso - che richiede molta umiltà e semplicità di cuore, sia nella preghiera, perché salga a Dio da una comunità veramente unita in Cristo. Domandiamo tutto questo per intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, e di San Gregorio Magno, Papa e Dottore, che ieri abbiamo ricordato nella liturgia”.
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha ricordato che oggi è iniziato ad Ancona il 25mo Congresso eucaristico nazionale, sul tema “Signore da chi andremo?”. “Domenica prossima – ha aggiunto - a Dio piacendo, avrò la gioia di recarmi ad Ancora per la giornata culminante del Congresso. Fin da ora rivolgo il mio saluto cordiale e la mia benedizione a quanti parteciperanno a questo evento di grazia, che nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia adora e loda Cristo, sorgente di vita e di speranza per ogni uomo e per il mondo intero”.
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