Papa: Dopo il G8, “foschi scenari” nel mondo se rimane l’assolutismo della tecnica
Città del Vaticano (AsiaNews) - "L’assolutismo della tecnica, che trova la sua massima espressione in talune pratiche contrarie alla vita”, potrebbe “disegnare foschi scenari per il futuro dell’umanità”: Benedetto XVI ritorna a mettere in guardia contro uno sviluppo che si interessa solo all’aspetto tecnico, portando con sé manipolazione degli embrioni, aborto, eutanasia, sterilizzazione, controllo delle nascite con la scusa di voler promuovere lo sviluppo umano. All’Angelus di oggi il pontefice ha ribadito le sue idee espresse nella sua enciclica sociale da poco pubblicata, Caritas in Veritate.
“Gli atti che non rispettano la vera dignità della persona – ha detto il papa - anche quando sembrano motivati da una ‘scelta di amore’, in realtà sono il frutto di una ‘concezione materiale e meccanicistica della vita umana’, che riduce l’amore senza verità a ‘un guscio vuoto da riempire arbitrariamente’ (cfr n. 6 dell’enciclica) e può così comportare effetti negativi per lo sviluppo umano integrale”.
Citando ancora temi dell’enciclica, egli ha riaffermato che nel nostro tempo la questione sociale “è diventata ‘radicalmente questione antropologica’, nel senso cioè che essa implica il modo stesso di concepire l’essere umano sempre più posto nelle mani dell’uomo stesso dalle moderne biotecnologie (cfr ibid. 75). Le soluzioni ai problemi attuali dell’umanità non possono essere solo tecniche, ma devono tener conto di tutte le esigenze della persona, che è dotata di anima e corpo”.
La questione sociale ha anche un “orizzonte mondiale”. Pr questo il papa ha ricordato l’importanza del G8 appena concluso, ma soprattutto ha sottolineato che “ci sono nel mondo sperequazioni sociali ed ingiustizie strutturali non più tollerabili, che esigono, oltre a doverosi interventi immediati, una coordinata strategia per ricercare soluzioni globali durevoli”.
La Chiesa, egli ha detto, “non possiede soluzioni tecniche da presentare, ma, esperta in umanità, offre a tutti l’insegnamento della Sacra Scrittura sulla verità dell’uomo e annuncia il Vangelo dell’Amore e della giustizia”.
Occorre perciò “una nuova progettualità economica che ridisegni lo sviluppo in maniera globale, basandosi sul fondamento etico della responsabilità davanti a Dio e all’essere umano come creatura di Dio". E citando l’enciclica il pontefice ha aggiunto: "in una società in via di globalizzazione, il bene comune e l’impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell’intera famiglia umana" (n. 7).
“Per quanto sia complessa l’attuale situazione nel mondo - ha concluso il papa - la Chiesa guarda al futuro con speranza e ricorda ai cristiani che ‘l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo’”.
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha espresso la sua “viva preoccupazione per gli avvenimenti in Honduras”, dove è in atto un colpo di Stato, ad opera dei militari e dei giudici, che hanno escluso il presidente Manuel Zelaya, che sta tentando in tutti i modi di ritornare nel Paese dall’esilio imposto. “Vorrei - ha detto il papa - invitarvi a pregare per quel caro Paese affinché, per l'intercessione materna di Nostra Signora di Suyapa, i responsabili della Nazione e tutti i suoi abitanti percorrano pazientemente la via del dialogo, della comprensione reciproca e della riconciliazione. Ciò è possibile se, superando le tendenze particolariste, ognuno si sforza di cercare la verità e di perseguire con tenacia il bene comune: è questa la condizione per assicurare una convivenza pacifica e un'autentica vita democratica! All’amato popolo honduregno assicuro la mia preghiera ed imparto una speciale Benedizione Apostolica”.
E prima dei saluti nelle diverse lingue, Benedetto XVI ha dato il suo “arrivederci a piazza san Pietro e alla città di Roma”: domani, infatti, il pontefice si trasferisce a Les Combes, località vicino al Monte Bianco, nella Valle d’Aosta per un periodo di riposo. “Invito tutti - ha detto - ad accompagnarmi con la preghiera. La preghiera non conosce distanze e separazioni: dovunque siamo, essa fa di noi un cuore solo e un’anima sola”.