Papa: Con i capi cristiani di Gerusalemme per la fine del conflitto nella striscia di Gaza
Città del Vaticano (AsiaNews) – “La guerra e l’odio non sono la soluzione dei problemi”: lo ha detto oggi Benedetto XVI mentre si diffondono le notizie dell’inizio dell’offensiva di terra dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Dopo la preghiera dell’Angelus di oggi, il papa è tornato per la terza volta in questo periodo natalizio – a parlare dell’infuocato conflitto fra israeliani e palestinesi: “Le drammatiche notizie che ci giungono da Gaza – ha detto il pontefice - mostrano quanto il rifiuto del dialogo porti a situazioni che gravano indicibilmente sulle popolazioni ancora una volta vittime dell’odio e della guerra”.
Benedetto XVI ha riconfermato la sua adesione alla Giornata di preghiera lanciata per oggi dai patriarchi e capi cristiani di Gerusalemme (cfr. AsiaNews.it, 01/01/2009 Capi cristiani di Gerusalemme: Le violenze di Gaza non portano alla pace, ma fanno crescere l’odio).
“I Patriarchi ed i Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme – ha detto il papa - oggi, in tutte le Chiese della Terrasanta, invitano i fedeli a pregare per la fine del conflitto nella striscia di Gaza e implorare giustizia e pace per la loro terra. Mi unisco a loro e chiedo anche a voi di fare altrettanto, ricordando, come essi dicono, ‘le vittime, i feriti, quanti hanno il cuore spezzato, chi vive nell'angoscia e nel timore, perché Dio li benedica con la consolazione, la pazienza e la pace che vengono da Lui".
“Preghiamo, dunque – ha aggiunto citando la dichiarazione dei capi cristiani - affinché ‘il Bambino nella mangiatoia... ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliano e palestinese, a un’azione immediata per porre fine all’attuale tragica situazione’”.
In precedenza, il pontefice ha dedicato la riflessione prima della preghiera mariana a un piccolo commento sul vangelo della domenica (II del tempo di Natale), che propone il prologo del Vangelo di Giovanni, definito da Benedetto XVI come “una sintesi vertiginosa di tutta la fede cristiana”, frutto di “un’esperienza vissuta” e per nulla una “figura retorica”, scritta dal testimone Giovanni
“Non è – ha detto il papa - la parola dotta di un rabbino o di un dottore della legge, ma la testimonianza appassionata di un umile pescatore che, attratto giovane da Gesù di Nazareth, nei tre anni di vita comune con Lui e con gli altri apostoli ne sperimentò l’amore – tanto da autodefinirsi ‘il discepolo che Gesù amava’ –, lo vide morire in croce e apparire risorto, e ricevette poi con gli altri il suo Spirito. Da tutta questa esperienza, meditata nel suo cuore, Giovanni trasse un’intima certezza: Gesù è la Sapienza di Dio incarnata, è la sua Parola eterna fattasi uomo mortale”.
“Ogni uomo e ogni donna – ha aggiunto - ha bisogno di trovare un senso profondo per la propria esistenza. E per questo non bastano i libri, nemmeno le sacre Scritture. Il Bambino di Betlemme ci rivela e ci comunica il vero ‘volto’ di Dio buono e fedele, che ci ama e non ci abbandona nemmeno nella morte. ‘Dio, nessuno lo ha mai visto – conclude il Prologo di Giovanni –: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato’ (Gv 1,18)”.
“La prima ad aprire il cuore e a contemplare "il Verbo che si fece carne" - ha concluso il pontefice - è stata Maria, la Madre di Gesù. Un’umile ragazza di Galilea è diventata così la ‘sede della Sapienza’! Come l’apostolo Giovanni, ognuno di noi è invitato ad ‘accoglierla con sé’ (Gv 19,27), per conoscere profondamente Gesù e sperimentarne l’amore fedele e inesauribile. E’ questo il mio augurio per ognuno di voi, cari fratelli e sorelle, all’inizio di questo nuovo anno”.
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