Papa: Come Maria, la Chiesa mostra Gesù, pace del mondo
Nella 45ma Giornata mondiale della pace – dal tema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” – Benedetto XVI parla di una “sfida decisiva educativa”. Educare non è solo “istruire”; la cultura relativista svilisce il senso dell’educare. Il compito della famiglia, della scuola e delle comunità religiose. L'Angelus con decine di migliaia di fedeli da tutto il mondo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Per “educare i giovani alla giustizia e alla pace”, e rispondere alla urgente “sfida educativa” del nostro tempo, la Chiesa opera “come la Vergine Maria, mostrando a tutti Gesù, perché, come afferma l’apostolo Paolo, ‘Egli è la nostra pace’ (Ef 2,14), e al tempo stesso è la ‘via’ attraverso la quale gli uomini e i popoli possono raggiungere questa meta, a cui tutti aspiriamo”.
È quanto affermato da Benedetto XVI nella prima messa dell’anno 2012, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, e 45a Giornata mondiale della pace sul tema, il cui tema è proprio “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Alla celebrazione hanno preso parte il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato; il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, insieme agli ambasciatori che “condividono … con la Santa Sede la volontà di rinnovare l’impegno per la promozione della pace nel mondo”.
Per il pontefice, per la Chiesa e per “le coscienze più sensibili e responsabili per le sorti dell’umanità” il mondo di oggi vive una “una sfida decisiva che è appunto quella educativa”. I motivi sono due: “in primo luogo, perché nell’era attuale, fortemente caratterizzata dalla mentalità tecnologica, voler educare e non solo istruire non è scontato, ma è una scelta; in secondo luogo, perché la cultura relativista pone una questione radicale: ha ancora senso educare?, e poi educare a che cosa?”.
Per il papa, si può “guardare al futuro con speranza” solo se “di fronte alle ombre che oggi oscurano l’orizzonte del mondo” ci si assume “la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali… E in questo impegno per un’educazione integrale, entra anche la formazione alla giustizia e alla pace”.
“I ragazzi e le ragazze di oggi – spiega Benedetto XVI - crescono in un mondo che è diventato, per così dire, più piccolo, dove i contatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non sempre diretti, sono costanti. Per loro, oggi più che mai, è indispensabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione. I giovani sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti, ma proprio la realtà sociale in cui crescono può portarli a pensare e ad agire in modo opposto, persino intollerante e violento. Solo una solida educazione della loro coscienza può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verità e del bene”.
Per il pontefice, “questa educazione parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative”; ad essa offrono un contributo essenziale anche le comunità religiose.
“In questi giorni – ha concluso il pontefice - la Chiesa celebra il grande mistero dell’Incarnazione: la verità di Dio è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo, la terra ha dato il suo frutto (cfr Sal 85,12.13). Dio ci ha parlato nel suo Figlio Gesù. Ascoltiamo che cosa dice Dio: "egli annuncia la pace" (Sal 85,9). Gesù è una via praticabile, aperta a tutti. E’ la via della pace. Oggi la Vergine Madre ce lo indica, ci mostra la Via: seguiamola! E tu, Santa Madre di Dio, accompagnaci con la tua protezione. Amen”.
Dopo la messa, alle 12, il papa si è recato alla finestra del suo studio per la recita dell’Angelus con i pellegrini radunati in piazza san Pietro. Quest’oggi erano molto numerosi e da diversi Paesi per la presenza di molti giovani che hanno partecipato alla marcia organizzata dalla Comunità di S. Egidio e alla veglia del Movimento dell’Amore Familiare.
Prima della preghiera mariana il pontefice è ritornato sui temi della solennità di oggi.
“Iniziamo - ha detto - il nuovo anno 2012 fissando lo sguardo sul Volto di Dio che si rivela nel Bambino di Betlemme, e sulla sua Madre Maria, che ha accolto con umile abbandono il disegno divino. Grazie al suo generoso ‘sì’ è apparsa nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo (cfr Gv 1,9) e ci è stata riaperta la via della pace”.
Ed è ritornato pure al tema della 45ma Giornata mondiale della pace, “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Citando alcuni brani dal suo Messaggio, Benedetto XVI ha sottolineato: “I giovani guardano oggi con una certa apprensione al futuro, manifestando aspetti della loro vita che meritano attenzione, come ‘il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale’ (n. 1). Invito tutti ad avere la pazienza e la costanza di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è retto e vero (n. 5). La pace non è mai un bene raggiunto pienamente, ma una meta a cui tutti dobbiamo aspirare e per la quale tutti dobbiamo operare”.
E ha concluso: “Preghiamo perché, nonostante le difficoltà che talvolta rendono arduo il cammino, questa profonda aspirazione si traduca in gesti concreti di riconciliazione, di giustizia e di pace. Preghiamo anche perché i responsabili delle Nazioni rinnovino la disponibilità e l’impegno ad accogliere e favorire questo insopprimibile anelito dell’umanità. Affidiamo questi auspici all’intercessione della Madre del ‘Re della Pace’, affinché l’anno che inizia sia un tempo di speranza e di pacifica convivenza per il mondo intero”.
Foto: CPP
È quanto affermato da Benedetto XVI nella prima messa dell’anno 2012, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, e 45a Giornata mondiale della pace sul tema, il cui tema è proprio “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Alla celebrazione hanno preso parte il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato; il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, insieme agli ambasciatori che “condividono … con la Santa Sede la volontà di rinnovare l’impegno per la promozione della pace nel mondo”.
Per il pontefice, per la Chiesa e per “le coscienze più sensibili e responsabili per le sorti dell’umanità” il mondo di oggi vive una “una sfida decisiva che è appunto quella educativa”. I motivi sono due: “in primo luogo, perché nell’era attuale, fortemente caratterizzata dalla mentalità tecnologica, voler educare e non solo istruire non è scontato, ma è una scelta; in secondo luogo, perché la cultura relativista pone una questione radicale: ha ancora senso educare?, e poi educare a che cosa?”.
Per il papa, si può “guardare al futuro con speranza” solo se “di fronte alle ombre che oggi oscurano l’orizzonte del mondo” ci si assume “la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali… E in questo impegno per un’educazione integrale, entra anche la formazione alla giustizia e alla pace”.
“I ragazzi e le ragazze di oggi – spiega Benedetto XVI - crescono in un mondo che è diventato, per così dire, più piccolo, dove i contatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non sempre diretti, sono costanti. Per loro, oggi più che mai, è indispensabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione. I giovani sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti, ma proprio la realtà sociale in cui crescono può portarli a pensare e ad agire in modo opposto, persino intollerante e violento. Solo una solida educazione della loro coscienza può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verità e del bene”.
Per il pontefice, “questa educazione parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative”; ad essa offrono un contributo essenziale anche le comunità religiose.
“In questi giorni – ha concluso il pontefice - la Chiesa celebra il grande mistero dell’Incarnazione: la verità di Dio è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo, la terra ha dato il suo frutto (cfr Sal 85,12.13). Dio ci ha parlato nel suo Figlio Gesù. Ascoltiamo che cosa dice Dio: "egli annuncia la pace" (Sal 85,9). Gesù è una via praticabile, aperta a tutti. E’ la via della pace. Oggi la Vergine Madre ce lo indica, ci mostra la Via: seguiamola! E tu, Santa Madre di Dio, accompagnaci con la tua protezione. Amen”.
Dopo la messa, alle 12, il papa si è recato alla finestra del suo studio per la recita dell’Angelus con i pellegrini radunati in piazza san Pietro. Quest’oggi erano molto numerosi e da diversi Paesi per la presenza di molti giovani che hanno partecipato alla marcia organizzata dalla Comunità di S. Egidio e alla veglia del Movimento dell’Amore Familiare.
Prima della preghiera mariana il pontefice è ritornato sui temi della solennità di oggi.
“Iniziamo - ha detto - il nuovo anno 2012 fissando lo sguardo sul Volto di Dio che si rivela nel Bambino di Betlemme, e sulla sua Madre Maria, che ha accolto con umile abbandono il disegno divino. Grazie al suo generoso ‘sì’ è apparsa nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo (cfr Gv 1,9) e ci è stata riaperta la via della pace”.
Ed è ritornato pure al tema della 45ma Giornata mondiale della pace, “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Citando alcuni brani dal suo Messaggio, Benedetto XVI ha sottolineato: “I giovani guardano oggi con una certa apprensione al futuro, manifestando aspetti della loro vita che meritano attenzione, come ‘il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale’ (n. 1). Invito tutti ad avere la pazienza e la costanza di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è retto e vero (n. 5). La pace non è mai un bene raggiunto pienamente, ma una meta a cui tutti dobbiamo aspirare e per la quale tutti dobbiamo operare”.
E ha concluso: “Preghiamo perché, nonostante le difficoltà che talvolta rendono arduo il cammino, questa profonda aspirazione si traduca in gesti concreti di riconciliazione, di giustizia e di pace. Preghiamo anche perché i responsabili delle Nazioni rinnovino la disponibilità e l’impegno ad accogliere e favorire questo insopprimibile anelito dell’umanità. Affidiamo questi auspici all’intercessione della Madre del ‘Re della Pace’, affinché l’anno che inizia sia un tempo di speranza e di pacifica convivenza per il mondo intero”.
Foto: CPP
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