Papa: Col battesimo, il cristiano diviene ‘cristoforo’, ‘portatore di Gesù’ nel mondo
Alla ripresa delle udienze, dopo la pausa estiva, papa Francesco ricorda la simbologia delle antiche chiese strutturate da occidente a oriente: l’occidente è “dove muore la luce”; l’oriente è “il luogo dove le tenebre vengono vinte dalla prima luce dell’aurora e ci richiama il Cristo, Sole sorto dall’alto all’orizzonte del mondo”. I cristiani “sono uomini e donne ‘orientati’: non credono nell’oscurità, ma nel chiarore del giorno”. “La vita della Chiesa è contaminazione di luce”. All'udienza presenti pellegrini dall'Iraq, dalla Siria e dal Giappone.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Con la grazia del battesimo, “un cristiano diventa veramente un ‘cristo-foro’, vale a dire ‘portatore di Gesù’ nel mondo”, portando speranza e luce nelle “situazioni di lutto, di disperazione, di tenebre e di odio”. Alla ripresa delle udienze del mercoledì, papa Francesco ha svolto il tema “Il battesimo: porta della speranza”, soffermandosi spesso sul simbolo della luce e delle tenebre: “Che cosa vuol dire essere cristiani? Vuol dire guardare alla luce, continuare a fare la professione di fede nella luce, anche quando il mondo è avvolto dalla notte e dalle tenebre”.
All’udienza, tenuta nell’aula Paolo VI, fra le migliaia di pellegrini vi erano presenti delegazioni dal Giappone, dalla Siria e dalla Chiesa caldea di Baghdad, sotto la guida del vescovo Shlemon Warduni.
Francesco ha ricordato gli antichi riti del battesimo in cui i fedeli, rivolti ad occidente, rinunciavano a Satana; poi rivolti ad oriente, venivano interrogati sulla fede, a cui rispondevano “Credo!”. In antico, le chiese erano orientate sulla linea ovest-est. “L’occidente - ha spiegato il papa - è il punto cardinale del tramonto, dove muore la luce. L’oriente, invece, è il luogo dove le tenebre vengono vinte dalla prima luce dell’aurora e ci richiama il Cristo, Sole sorto dall’alto all’orizzonte del mondo”.
“Nei tempi moderni si è parzialmente smarrito il fascino di questo rito: abbiamo perso la sensibilità al linguaggio del cosmo. Ci è rimasta naturalmente la professione di fede, fatta secondo l’interrogazione battesimale, che è propria della celebrazione di alcuni sacramenti. Essa rimane comunque intatta nel suo significato. Che cosa vuol dire essere cristiani? Vuol dire guardare alla luce, continuare a fare la professione di fede nella luce, anche quando il mondo è avvolto dalla notte e dalle tenebre.
I cristiani non sono esenti dalle tenebre, esterne e anche interne. Non vivono fuori dal mondo, però, per la grazia di Cristo ricevuta nel Battesimo, sono uomini e donne “orientati”: non credono nell’oscurità, ma nel chiarore del giorno; non soccombono alla notte, ma sperano nell’aurora; non sono sconfitti dalla morte, ma anelano a risorgere; non sono piegati dal male, perché confidano sempre nelle infinite possibilità del bene”.
“Noi siamo coloro che credono che Dio è Padre: questa è la luce! Crediamo che Gesù è sceso in mezzo a noi, ha camminato nella nostra stessa vita, facendosi compagno soprattutto dei più poveri e fragili: questa è la luce! Crediamo che lo Spirito Santo opera senza sosta per il bene dell’umanità e del mondo, e perfino i dolori più grandi della storia verranno superati: questa è la speranza che ci ridesta ogni mattina! Crediamo che ogni affetto, ogni amicizia, ogni buon desiderio, ogni amore, perfino quelli più minuti e trascurati, un giorno troveranno il loro compimento in Dio: questa è la forza che ci spinge ad abbracciare con entusiasmo la nostra vita di tutti i giorni!”.
Papa Francesco ha poi ricordato un altro segno della luce della liturgia battesimale: la consegna del cero acceso al cero pasquale. “Si tratta - ha spiegato - del grande cero che nella notte di Pasqua entra nella chiesa completamente buia, per manifestare il mistero della Risurrezione di Gesù; da quel cero tutti accendono la propria candela e trasmettono la fiamma ai vicini: in quel segno c’è la lenta propagazione della Risurrezione di Gesù nelle vite di tutti i cristiani. La vita della Chiesa è contaminazione di luce”.
“L’esortazione più bella che possiamo rivolgerci a vicenda - ha concluso - è quella di ricordarci sempre del nostro Battesimo. Noi siamo nati due volte: la prima alla vita naturale, la seconda, grazie all’incontro con Cristo, nel fonte battesimale. Lì siamo morti alla morte, per vivere da figli di Dio in questo mondo. Lì siamo diventati umani come mai lo avremmo immaginato. Ecco perché tutti quanti dobbiamo diffondere il profumo del Crisma, con cui siamo stati segnati nel giorno del nostro Battesimo. In noi vive e opera lo Spirito di Gesù, primogenito di molti fratelli, di tutti coloro che si oppongono all’ineluttabilità della tenebra e della morte.
Che grazia quando un cristiano diventa veramente un “cristo-foro”, vale a dire “portatore di Gesù” nel mondo! Soprattutto per coloro che stanno attraversando situazioni di lutto, di disperazione, di tenebre e di odio. E questo lo si capisce da tanti piccoli particolari: dalla luce che un cristiano custodisce negli occhi, dal sottofondo di serenità che non viene intaccato nemmeno nei giorni più complicati, dalla voglia di ricominciare a voler bene anche quando si sono sperimentate molte delusioni. In futuro, quando si scriverà la storia dei nostri giorni, che si dirà di noi? Che siamo stati capaci di speranza, oppure che abbiamo messo la nostra luce sotto il moggio? Se saremo fedeli al nostro Battesimo, diffonderemo la luce della speranza di Dio e potremo trasmettere alle generazioni future ragioni di vita”.