Papa: Aprire subito corridoi umanitari in Ossezia e nel resto della Georgia
Castel Gandolfo (AsiaNews) – All’Angelus di oggi, dal cortile di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha chiesto che “senza ulteriori indugi” vengano aperti “corridoi umanitari tra la regione dell’Ossezia meridionale e il resto della Georgia, in modo che i morti ancora abbandonati possano ricevere degna sepoltura, i feriti siano adeguatamente curati e venga consentito a chi lo desidera di ricongiungersi con i suoi cari”.
Il papa segue “con attenzione e preoccupazione la situazione in Georgia”, dove dal 7 agosto vi sono stati scontri fra le truppe georgiane e l’esercito e gli aerei russi, che hanno provocato la morte di migliaia di persone e la fuga di oltre 100 mila sfollati. Benedetto XVI si è detto vicino alle vittime del conflitto e ha aggiunto: “Mentre elevo una speciale preghiera di suffragio per i defunti ed esprimo sincere condoglianze a quanti sono in lutto, faccio appello affinché siano alleviati con generosità i gravi disagi dei profughi, soprattutto delle donne e dei bambini, che mancano perfino del necessario per sopravvivere”.
Oltre all’apertura di corridoi umanitari, il pontefice – con un occhio alle popolazioni dell’Ossezia e dell’Abkazia - chiede anche che “si garantiscano … alle minoranze etniche coinvolte nel conflitto l’incolumità e quei diritti fondamentali che non possono mai essere conculcati”: Infine, il papa auspica che “la tregua in atto, raggiunta grazie al contributo dell’Unione Europea, possa consolidarsi e trasformarsi in pace stabile, mentre invito la Comunità internazionale a continuare ad offrire il suo sostegno per il raggiungimento di una soluzione duratura, attraverso il dialogo e la buona volontà comune”.
Nella sua riflessione prima dell’Angelus egli ha commentato la liturgia della XX domenica durante l’anno in cui si sottolinea in diversi modi “l’universalità della salvezza”: “La Parola di Dio ci offre così l’opportunità di riflettere sull’universalità della missione della Chiesa, costituita da popoli di ogni razza e cultura. Proprio da qui proviene la grande responsabilità della comunità ecclesiale, chiamata ad essere casa ospitale per tutti, segno e strumento di comunione per l’intera famiglia umana”.
Il papa ha detto che “è importante, soprattutto nel nostro tempo, che ogni comunità cristiana approfondisca sempre più questa sua consapevolezza, al fine di aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano! Una delle grandi conquiste dell’umanità è infatti proprio il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale. Preghiamo perché dovunque cresca il rispetto per ogni persona, insieme alla responsabile consapevolezza che solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera”.
Benedetto XVI ha poi rivolto un pensiero – e intenzione di preghiera – per tutte le notizie di incidenti stradali che giungono dalle cronache di questi giorni (in particolare in Italia). “Non dobbiamo – ha detto il pontefice - abituarci a questa triste realtà! Troppo prezioso infatti è il bene della vita umana e troppo indegno dell’uomo è morire o ritrovarsi invalido per cause che, nella maggior parte dei casi, si potrebbero evitare. Occorre certo maggiore senso di responsabilità. Anzitutto da parte degli automobilisti, perché gli incidenti sono dovuti spesso all’eccessiva velocità e a comportamenti imprudenti. Condurre un veicolo sulle pubbliche strade richiede senso morale e senso civico. A promozione di quest’ultimo è indispensabile la costante opera di prevenzione, vigilanza e repressione da parte delle autorità preposte. Come Chiesa, invece, ci sentiamo direttamente interpellati sul piano etico: i cristiani devono prima di tutto fare un esame di coscienza personale sulla propria condotta di automobilisti; le comunità inoltre educhino tutti a considerare anche la guida un campo in cui difendere la vita ed esercitare concretamente l’amore del prossimo”.
Un ultimo pensiero è andato al vescovo di Bolzano, mons. Wilhelm Egger, morto ieri sera. Il vescovo di Bolzano, 68 anni, aveva accolto il papa a Bressanone, nell'Alto Adige, per un periodo di vacanza nelle settimane precedenti (v. foto).
02/11/2019 17:13
19/05/2021 09:00