26/06/2024, 11.15
VATICANO
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Papa sulle droghe: no alla liberalizzazione, chi le produce e vende è un assassino

Francesco ha dedicato l’udienza generale di oggi alla Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti. “Si promuovano leggi giuste per aiutare i tossicodipendenti”. Parole significative per il continente del Triangolo d’oro, ma anche delle aziende cinesi che esportano i principi attivi per la produzione del Fentanyl e della sanguinosa "guerra alla droga" di Duterte.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Ogni tossicodipendente è una persona che va rispettata nella sua dignità. Ma pensare di ridurre la dipendenza dalle droghe liberalizzandone l’uso “è una fantasia”, perché “si consuma di più”. Occorre - al contrario - “un atto di coraggio” per combattere “questa piaga che produce violenza e semina sofferenza e morte”.

Lo ha detto questa mattina papa Francesco in piazza San Pietro sospendendo per una settimana la sua catechesi e dedicando interamente la riflessione all’odierna Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe, che per volontà delle Nazioni Unite dal 1987 si celebra ogni anno. “Non possiamo – ha ammonito Francesco - ignorare le intenzioni e le azioni malvagie degli spacciatori e dei trafficanti di droga: sono degli assassini, preghiamo per la loro conversione”.

Con la produzione nel suo famigerato triangolo d’oro Myanmar, Laos e Thailandia, l’Asia è uno dei luoghi dove è più chiaro l’intreccio tra il narcotraffico e i conflitti. Negli ultimi anni è poi balzata all’attenzione el mondo anche la vicenda delle responsabilità delle aziende cinesi nella produzione del Fentanyl. Ma anche le parole chiare del pontefice contro la strada della liberalizzazione, toccano un tema su cui si è discusso molto recentemente in alcuni Paesi tra cui la Thailandia, che dopo aver aperto per ragioni “turistiche” alla depenalizzazione del consumo di cannabis ha recentemente fatto marcia indietro. “Avendo conosciuto tante storie tragiche di tossicodipendenti e delle loro famiglie - ha detto Francesco - sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose”. Il pontefice ha inoltre sottolineato come la produzione e il traffico di droga “abbiano un impatto distruttivo anche sulla nostra casa comune. Ad esempio, questo è diventato sempre più evidente nel bacino amazzonico”.

La lotta alla droga non può, però, essere basata solo su metodi repressivi, come sempre in Asia il caso delle Filippine ha tragicamente dimostrato negli ultimi anni con la sanguinosa "guerra" di Duterte. Per questo il papa invita a seguire la strada “della prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro. Nei miei viaggi apostolici - ha aggiunto - ho potuto visitare diverse comunità di recupero ispirate dal Vangelo. Esse sono una testimonianza forte e piena di speranza dell’impegno di preti, consacrati e laici di mettere in pratica la parabola del Buon Samaritano. Così pure sono confortato dagli sforzi intrapresi da varie Conferenze episcopali per promuovere legislazioni e politiche giuste riguardo al trattamento delle persone dipendenti dall’uso di droghe e alla prevenzione per fermare questo flagello”.

“Di fronte alla tragica situazione della tossicodipendenza di milioni di persone in tutto il mondo, di fronte allo scandalo della produzione e del traffico illecito di tali droghe, non possiamo essere indifferenti – ha concluso Francesco -. Il Signore Gesù si è fermato, si è fatto vicino, ha curato le piaghe. Sullo stile della sua prossimità, siamo chiamati anche noi ad agire, a fermarci davanti alle situazioni di fragilità e di dolore, a saper ascoltare il grido della solitudine e dell’angoscia, a chinarci per sollevare e riportare a nuova vita coloro che cadono nella schiavitù della droga”.

Salutando i fedeli il pontefice ha ricordato, infine, la solennità dei santi Pietro e Paolo che ricorre sabato 29 giugno. “Siate sul loro esempio – ha detto ai fedeli - discepoli missionari, testimoniando ovunque la bellezza del Vangelo. Alla loro intercessione affidiamo le popolazioni che soffrono la guerra la martoriata Ucraina, Palestina e Israele, il Myanmar perché possano presto ritrovare la pace”.

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