06/04/2005, 00.00
BANGLADESH - VATICANO
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Papa "mistico e missionario" tocca i cuori dei musulmani in Bangladesh

Per la prima volta nella storia del paese bandiere a mezz'asta per un leader religioso cristiano. Missionario PIME a Dinajpur: "la centralità della missione svolta  attraverso ecumenismo e riconciliazione è l'eredità che non dobbiamo perdere".

Dinajpur (AsiaNews) – Insieme "mistico e missionario" , Giovanni Paolo II è riuscito a "toccare i cuori" anche dei non cristiani in tutto il mondo. Padre Francesco Rapacioli, missionario PIME a Dinajpur, nord Bangladesh, racconta ad AsiaNews la sorpresa della piccola comunità cristiana nell'apprendere che nel paese a maggioranza musulmana, il governo ha dichiarato oggi un giorno di lutto nazionale per la morte del papa. "Per noi cattolici, è un segno grandissimo – spiega p. Rapacioli – l'omaggio del governo al pontefice è la prova di dove è riuscito ad arrivare il suo messaggio". "È la prima volta in questo paese - aggiunge - che vengono poste bandiere a mezz'asta per un leader religioso cristiano". Il missionario racconta anche di numerosi musulmani che hanno telefonato ad amici cattolici per far loro le condoglianze.

In Bangladesh l'85% della popolazione è musulmano, i cattolici sono lo 0,3%. Il missionario spiega che la morte del pontefice ha avuto grande risonanza e impatto su tutta la comunità civile, non solo cristiana: "I media hanno coperto con attenzione la notizia, intellettuali musulmani hanno parlato del papa sulla stampa locale con grande rispetto".

Oggi nella diocesi di Rajshahi il vescovo, mons. Paulinus Costa, ha celebrato una messa in suffragio del pontefice. In varie parrocchie del paese, racconta p. Rapacioli, da domenica si tengono momenti di adorazione molto affollati e la gente si riunisce in veglie e momenti di preghiera "spontanei e improvvisati".

Il sacerdote riflette poi sull'opera svolta da Giovanni Paolo II a favore delle minoranze cristiane in paesi di difficile convivenza. "Il suo schierarsi contro la guerra è stato un gesto importantissimo per i cristiani e i missionari, come noi, in paesi a maggioranza musulmana". Il suo gesto è servito a non inasprire l'idea dello 'scontro di civiltà', a non identificare tutto l'Occidente con i cristiani e a permetterci di continuare la nostra missione".

"Il suo messaggio di riconciliazione - esorta p. Rapacioli - deve continuare ad essere un obiettivo fermo e presente soprattutto per le chiese dei paesi in via di sviluppo e quelle asiatiche".

Il missionario loda poi lo "sforzo continuo" del pontefice nel promuovere la pace, "non solo come assenza di guerra, ma come frutto di giustizia, del rispetto e della tutela dei poveri e dei più deboli".

"Il suo ribadire la centralità della missione accompagnata da uno spirito di riconciliazione, e di ecumenismo, verso le altre religioni e denominazioni cristiane, è un'eredità che abbiamo il dovere di raccogliere". "Quello che il papa ci lascia è la consapevolezza della necessità dell'evangelizzazione attraverso il dialogo, in questo ha fatto passi che altri non sono riusciti a compiere". "Si può annunciare il Vangelo solo come comunità cristiana unita – ribadisce il sacerdote - e con i suoi viaggi il papa ha accorciato le distanze tra i cristiani di paesi lontani come il Bangladesh e il centro della Chiesa cattolica, il Vaticano". (MA)

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