Papa in Ecuador: Nel Vangelo ci sono le chiavi per risolvere le sfide attuali, senza esclusioni
Quito (AsiaNews) – Il popolo dell’Ecuador “non perda mai la capacità di rendere grazie a Dio per quello che ha fatto e fa per voi; la capacità di difendere il piccolo e il semplice, di aver cura dei vostri bambini e anziani, di avere fiducia nella gioventù, e di provare meraviglia per la nobiltà della vostra gente e la bellezza singolare del vostro Paese”. Lo ha detto papa Francesco all’arrivo in Ecuador, prima tappa del viaggio in America Latina che lo porterà anche in Bolivia e Paraguay.
All’arrivo dell’aereo papale, avvenuto intorno alle 15 locali al “Mariscal Sucre” di Quito, erano presenti il presidente del Paese Rafael Correa; i vescovi del presidium della Chiesa locale; altre autorità e un nutrito gruppo di fedeli. Dopo gli inni nazionali e il saluto di Correa, che ha citato ampiamente l’Enciclica Laudato Sì e i vari documenti dell’episcopato latino-americano, il papa ha pronunciato un breve discorso prima di recarsi alla Nunziatura e riposare fino a domani.
“Ringrazio Dio – ha detto il papa – per avermi concesso di venire di nuovo in America Latina e di trovarmi oggi qui con voi, in questa bella terra dell’Ecuador. Provo gioia e gratitudine nel vedere il caloroso benvenuto che mi riservate: è una prova in più del carattere accogliente che distingue così bene le genti di questa nobile nazione”.
Subito dopo, il papa ha ricordato di aver visitato l’Ecuador in diverse occasioni per motivi pastorali: “Così anche oggi, vengo come testimone della misericordia di Dio e della fede in Gesù Cristo. La stessa fede che per secoli ha plasmato l’identità di questo popolo e ha dato tanti buoni frutti”.
Oggi, ha sottolineato, “anche noi possiamo trovare nel Vangelo le chiavi che ci permettono di affrontare le sfide attuali, apprezzando le differenze, promuovendo il dialogo e la partecipazione senza esclusioni, affinché i passi avanti in progresso e sviluppo che si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili”. Questi, ha aggiunto a braccio, “sono il debito che ancora tutta l’America Latina ha. Per questo, Signor Presidente, potrà contare sempre sull’impegno e la collaborazione della Chiesa per servire questo popolo ecuadoriano, che sia messo in piedi con dignità”.
Francesco ha chiarito di cominciare questo viaggio “con attese e con speranza”. In Ecuador, ha aggiunto, “si trova il punto più vicino allo spazio esterno: è il Chimborazo, chiamato per questo il luogo ‘più vicino al sole’, alla luna e alle stelle. Noi cristiani paragoniamo Gesù Cristo con il sole, e la luna con la Chiesa, la comunità; e la luna non ha una luce propria”. Parlando di nuovo a braccio, ha aggiunto: “E se la luce viene nascosta, diventa oscura. E la luce è Gesù Cristo: e se la Chiesa si allontana da Gesù, non brilla più, non dà testimonianza. Nessuno, eccetto Gesù, brilla di luce propria. Che in queste giornate si renda più evidente a tutti noi la vicinanza del ‘sole che sorge dall’alto’ (cfr Lc 1,78), e che siamo riflesso della sua luce, del suo amore”.
Da qui, ha concluso il pontefice, “voglio abbracciare l’intero Ecuador. Dalla cima del Chimborazo, fino alla costa del Pacifico; dalla selva amazonica fino alle isole Galapagos; non perdete mai la capacità di rendere grazie a Dio per quello che ha fatto e fa per voi; la capacità di difendere il piccolo e il semplice, di aver cura dei vostri bambini e anziani, che sono la memoria del vostro popolo, di avere fiducia nella gioventù, e di provare meraviglia per la nobiltà della vostra gente e la bellezza singolare del vostro Paese. Che secondo il vostro presidente, è il Paradiso! Che il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria, ai quali l’Ecuador è stato consacrato, effondano su di voi grazia e benedizione. Tante grazie!”.
09/03/2021 13:56
21/10/2020 12:00