26/06/2016, 16.31
VATICANO - ARMENIA
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Papa in Armenia: la libertà religiosa essenziale alla vittoria della pace

A conclusione della sua visita Francesco ha firmato una dichiarazione comune con il catholicos Karenin II. I “continui conflitti a base etnica, politica e religiosa nel Medio Oriente e in altre parti del mondo”. La volontà della Chiesa cattolica e di quella apostolica armena di proseguire nella strada verso la piena unità.

Yerevan (AsiaNews) – L’affermazione del diritto alla libertà religiosa e della volontà della Chiesa cattolica e di quella apostolica armena di proseguire nella strada verso la piena unità sono i principi affermati dalla dichiarazione congiunta firmata da papa Francesco e dal Catholicos Karenin II, che può ritenersi la sintesi e la conclusione della visita del Papa in Armenia, da dove è ripartito alle 18.30 (ora locale).

Ultimo appuntamento prima della cerimonia di congedo, la visita al monastero di Khor Virap, uno dei luoghi sacri della Chiesa armena. Il monastero, ai piedi del monte Ararat, è legato al ricordo di San Gregorio Illuminatore, considerato il fondatore della Chiesa armena, che qui fu imprigionato per 13 anni in un pozzo che esiste ancora.

Una visita breve, segnata dalla recita del Padre Nostro in armeno e italiano da parte di Karekin e di Francesco. Simbolica, infine, la liberazione (nella foto) di due colombe bianche verso l’Ararat, simbolo e auspicio di pace.

Auspicio che, accanto alla denuncia delle violenze contro le minoranze religiose, è al centro della dichiarazione comune, nella quale si legge: “siamo purtroppo testimoni di un’immensa tragedia che avviene davanti ai nostri occhi: di innumerevoli persone innocenti uccise, deportate o costrette a un doloroso e incerto esilio da continui conflitti a base etnica, politica e religiosa nel Medio Oriente e in altre parti del mondo. Ne consegue che le minoranze etniche e religiose sono diventate l’obiettivo di persecuzioni e di trattamenti crudeli, al punto che tali sofferenze a motivo dell’appartenenza ad una confessione religiosa sono divenute una realtà quotidiana. I martiri appartengono a tutte le Chiese e la loro sofferenza costituisce un ‘ecumenismo del sangue’ che trascende le divisioni storiche tra cristiani, chiamando tutti noi a promuovere l’unità visibile dei discepoli di Cristo. Insieme preghiamo, per intercessione dei santi Apostoli Pietro e Paolo, Taddeo e Bartolomeo, per un cambiamento del cuore in tutti quelli che commettono tali crimini e in coloro che sono in condizione di fermare la violenza. Imploriamo i capi delle nazioni di ascoltare la richiesta di milioni di esseri umani, che attendono con ansia pace e giustizia nel mondo, che chiedono il rispetto dei diritti loro attribuiti da Dio, che hanno urgente bisogno di pane, non di armi. Purtroppo assistiamo a una presentazione della religione e dei valori religiosi in un modo fondamentalistico, che viene usato per giustificare la diffusione dell’odio, della discriminazione e della violenza. La giustificazione di tali crimini sulla base di idee religiose è inaccettabile, perché «Dio non è un Dio di disordine, ma di pace» (1 Cor 14,33). Inoltre, il rispetto per le differenze religiose è la condizione necessaria per la pacifica convivenza di diverse comunità etniche e religiose. Proprio perché siamo cristiani, siamo chiamati a cercare e sviluppare vie di riconciliazione e di pace. A questo proposito esprimiamo anche la nostra speranza per una soluzione pacifica delle questioni riguardanti il Nagorno-Karabakh”.

La dichiarazione denuncia poi che “la secolarizzazione di ampi settori della società, la sua alienazione da ciò che è spirituale e divino, conduce inevitabilmente ad una visione desacralizzata e materialistica dell’uomo e della famiglia umana. A questo riguardo siamo preoccupati per la crisi della famiglia in molti Paesi. La Chiesa Apostolica Armena e la Chiesa Cattolica condividono la medesima visione della famiglia, basata sul matrimonio, atto di gratuità e di amore fedele tra un uomo e una donna”.

Il documento sottolinea inoltre “la continua e crescente vicinanza nella fede e nell’amore tra la Chiesa Apostolica Armena e la Chiesa Cattolica nella loro comune testimonianza al messaggio del Vangelo in un mondo lacerato da conflitti e desideroso di conforto e speranza”. “Siamo lieti di confermare – si legge più avanti -  che, nonostante le persistenti divisioni tra Cristiani, abbiamo compreso più chiaramente che ciò che ci unisce è molto più di quello che ci divide. Questa è la solida base sulla quale l’unità della Chiesa di Cristo sarà resa manifesta, secondo le parole del Signore: «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Nei decenni scorsi le relazioni tra la Chiesa Apostolica Armena e la Chiesa Cattolica sono entrate con successo in una nuova fase, fortificate dalle nostre preghiere reciproche e dal nostro comune impegno nel superare le sfide attuali. Oggi siamo convinti dell’importanza cruciale di sviluppare queste relazioni, intraprendendo una profonda e più decisiva collaborazione non solo in campo teologico, ma anche nella preghiera e in un’attiva cooperazione a livello delle comunità locali, nella prospettiva di condividere una piena comunione ed espressioni concrete di unità. Esortiamo i nostri fedeli a lavorare in armonia per promuovere nella società i valori cristiani, che contribuiscono efficacemente alla costruzione di una civiltà di giustizia, di pace e di solidarietà umana”.

 

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