Papa all’Urbi et Orbi: Siamo sanati dalle piaghe di Cristo risorto
Nel suo messaggio pasquale e nella benedizione Urbi et Orbi, papa Francesco sottolinea che “nell’abbracciare la Croce Gesù ha dato senso alle nostre sofferenze”. La speranza della Pasqua per i malati di Covid, i poveri segnati dalla crisi economica, i giovani, i migranti. Fra i Paesi citati: Haiti, Myanmar, Siria, Yemen, Libia, Libano, Giordania, Israele, Palestina, Iraq, Nagorno Kharabakh, Ucraina orientale, Sahel, Nigeria, Tigray, Cabo Delgado. Senza citare alcun Paese, il pontefice ha ricordato tutti i luoghi dove è conculcata la libertà religiosa.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Siamo sanati dalle piaghe di Cristo (cfr 1 Pt 2,24). Alla luce del Risorto le nostre sofferenze sono trasfigurate”: con questa certezza, papa Francesco ha concluso il suo Messaggio pasquale in occasione della benedizione Urbi et Orbi, in cui egli ha elencato alcune delle fatiche e difficoltà che segnano il mondo attuale.
Il papa aveva da poco concluso la messa nel giorno della Resurrezione. Egli aveva già presieduto la Veglia Pasquale la scorsa notte e aveva tenuto un’omelia. Alla messa di oggi, invece dell’omelia vi è stato un periodo di silenzio. Prima dei riti finali dell’eucaristia, il papa ha compiuto un gesto inusuale: ha ringraziato anzitutto il nuovo arciprete della basilica di san Pietro, il card. Mauro Gambetti, che ha da poco preso servizio, e il suo predecessore, il card. Angelo Comastri, augurandogli ogni fecondità. Il pontefice ha poi ringraziato tutti coloro che hanno permesso la dignità e la bellezza delle celebrazioni: il coro, i ministranti, gli artisti, i lettori…
A mezzogiorno, Francesco è ritornato all’altare della cattedra, proclamando il Messaggio.
Anzitutto, egli ha ribadito che “l’annuncio di Pasqua non mostra un miraggio, non rivela una formula magica, non indica una via di fuga di fronte alla difficile situazione che stiamo attraversando. La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. Di fronte, o meglio, in mezzo a questa realtà complessa, l’annuncio di Pasqua racchiude in poche parole un avvenimento che dona la speranza che non delude: ‘Gesù, il crocifisso, è risorto’. Non ci parla di angeli o di fantasmi, ma di un uomo, un uomo in carne e ossa, con un volto e un nome: Gesù… Il crocifisso, non un altro, è risorto. Dio Padre ha risuscitato il suo Figlio Gesù perché ha compiuto fino in fondo la sua volontà di salvezza: ha preso su di sé la nostra debolezza, le nostre infermità, la nostra stessa morte; ha patito i nostri dolori, ha portato il peso delle nostre iniquità. Per questo Dio Padre lo ha esaltato e ora Gesù Cristo vive per sempre, è il Signore”.
Il pontefice ha ricordato che “Cristo risorto è speranza per quanti soffrono ancora a causa della pandemia, per i malati e per chi ha perso una persona cara”. Egli ha esortato a “combattere la pandemia” soprattutto con “l’internazionalismo dei vaccini”, ossia un impegno condiviso della comunità internazionale “per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri”.
Citando l’isola di Haiti per la sua abissale situazione economica, egli ha poi ricordato “quanti hanno perso il lavoro”, un fatto acuito dalla pandemia, e ha domandato alle autorità pubbliche “gli aiuti necessari a un adeguato sostentamento” per loro.
Il papa ha invocato la speranza di Cristo anche per i giovani, “costretti a trascorrere lunghi periodi senza frequentare la scuola o l’università e condividere il tempo con gli amici”, ma anche speranza per i giovani del Myanmar, “che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore”.
Francesco ha poi domandato “segni concreti di solidarietà e di fraternità umana” per i migranti “in fuga da guerra e miseria”; ha ringraziato i tanti Paesi ospitanti, citando soprattutto Giordania e Libano. Per quest’ultimo, in una difficile crisi politica, ha augurato che esso “sia sostenuto dalla Comunità internazionale nella propria vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo”.
Il papa ha augurato dal Signore “pace e sicurezza” (insieme a “due Stati vicini”) per israeliani e palestinesi; per l’Iraq, da lui visitato lo scorso mese, “perché si realizzi il sogno di Dio di una famiglia umana ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli”. Egli ha anche pregato che tacciano le armi e si inizi la ricostruzione nella “amata e martoriata Siria”, in Yemen e in Libia.
Per le popolazioni africane segnate dal terrorismo – in particolare in Sahel, Nigeria, Tigray e Cabo Delgado – egli ha chiesto che “continuino gli sforzi per trovare soluzioni pacifiche ai conflitti, nel rispetto dei diritti umani e della sacralità della vita, con un dialogo fraterno e costruttivo in spirito di riconciliazione e di solidarietà fattiva”.
Francesco ha domandato l’aiuto del Signore per “vincere la mentalità della guerra”, ispirando “i governanti di tutto il mondo a frenare la corsa a nuovi armamenti” e la liberazione dei prigionieri dei conflitti, soprattutto “nell’Ucraina orientale e nel Nagorno-Karabakh”. Nella Giornata mondiale contro le mine antiuomo, che si celebra oggi, egli ha esclamato: “Come sarebbe meglio un mondo senza questi strumenti di morte!
E non ha dimenticato i Paesi dove è conculcata la libertà religiosa. Pur senza nominarne nessuno, egli ha detto: “Cari fratelli e sorelle, anche quest’anno, in diversi luoghi, molti cristiani hanno celebrato la Pasqua con forti limitazioni e, talvolta, senza nemmeno poter accedere alle celebrazioni liturgiche. Preghiamo che tali limitazioni, come ogni limitazione alla libertà di culto e di religione nel mondo, possano essere rimosse e a ciascuno sia consentito di pregare e lodare Dio liberamente”.
“Tra le molteplici difficoltà che stiamo attraversando – ha concluso - non dimentichiamo mai che noi siamo sanati dalle piaghe di Cristo (cfr 1 Pt 2,24). Alla luce del Risorto le nostre sofferenze sono trasfigurate. Dove c’era morte ora c’è vita, dove c’era lutto, ora c’è consolazione. Nell’abbracciare la Croce Gesù ha dato senso alle nostre sofferenze e ora preghiamo che gli effetti benefici di questa guarigione si espandano in tutto il mondo. Buona e Santa Pasqua!”.
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