Papa all'udienza: 'Universale e una: il mistero della Chiesa'
Da piazza San Pietro l'invito a recitare il rosario "ogni giorno". Affidati alla "madre premurosa" Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e Sudan, e le popolazioni che subiscono "la pazzia della guerra". Il commento sullo Spirito Santo negli Atti degli Apostoli: l'unità della Chiesa "non si realizza a tavolino, ma nella vita".
Città del Vaticano (AsiaNews) - Dopo un accorato invito a “recitare il rosario ogni giorno, abbandonandovi fiduciosi nella mani di Maria”, Papa Francesco, questa mattina, dal sagrato di San Pietro al termine dell’udienza generale del mercoledì, ha ricordato quelle popolazioni “che subiscono la pazzia della guerra”. “In particolare, la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, il Sudan”, ha affermato di fronte a una piazza gremita. Ricordando che il corrente mese di ottobre è dedicato al Santo Rosario - “occasione preziosa per valorizzare questa tradizionale preghiera mariana” -, alla madre di Gesù ha anche affidate “le sofferenze e il desiderio di pace” del mondo intero.
Proseguendo il ciclo di catechesi sullo Spirito Santo Francesco oggi si è soffermato sul tema "Tutti furono colmati di Spirito Santo. Lo Spirito Santo negli Atti degli Apostoli”. Commentando il brano di Atti 11,15-27, proclamato nelle diverse lingue in apertura dell'udienza, il Santo Padre ha sottolineato come san Luca, l'autore, metta in luce che "lo Spirito Santo è Colui che assicura l’universalità e l’unità della Chiesa”. Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo gli Apostoli escono dal Cenacolo per annunciare Gesù alla folla. Sono due i modi in cui lo Spirito lavora per l’unità della Chiesa. “Da un lato, spinge la Chiesa verso l’esterno, perché possa accogliere un numero sempre maggiore di persone e di popoli; dall’altro lato, la raccoglie al suo interno per consolidare l’unità raggiunta”.
“Universale e una. Questo è il mistero della Chiesa”, ha affermato il Pontefice. Per spiegare ai fedeli il movimento dell’universalità - “la loro provenienza esprime l’universalità della Chiesa”, aveva detto domenica al termine dell’Angelus annunciando la creazione di 21 nuovi cardinali - ha parlato del capitolo 10 degli Atti, dove si narra la conversione di Cornelio, episodio dove cadde la barriera “tra giudei e pagani”. “A questa espansione etnica si aggiunge quella geografica”, ha aggiunto, ricordando il sogno narrato sempre negli Atti e compiuto da San Paolo, che lo condusse in Macedonia e quindi alle porte dell’Europa, un nuovo continente.
Soffermandosi sull’unità della Chiesa, il Vescovo di Roma ha rilevato che è sottolineata nel capitolo 15, dove si racconta dello “svolgimento del cosiddetto concilio di Gerusalemme”. “Il problema è come far sì che l’universalità raggiunta non comprometta l’unità della Chiesa. Lo Spirito Santo non opera sempre l’unità in maniera repentina”, ha detto. Infatti, opera invece “con un lavorio discreto, rispettoso dei tempi e delle divergenze umane, passando attraverso persone e istituzioni, preghiera e confronto. In maniera, diremmo oggi, sinodale”.
“Lo Spirito Santo non opera l’unità della Chiesa dall’esterno; ma non si limita a comandare di essere uniti. È Lui stesso il vincolo di unità. È Lui che fa l’unità della Chiesa”, ha aggiunto. L’intervento è stato concluso con alcune suggestioni. “L’unità della Chiesa è l’unità tra persone e non si realizza a tavolino, ma nella vita. Si realizza nella vita”, ha rammentato Francesco. Un’azione che è pregna di difficoltà, anche all’interno del matrimonio e della famiglia. “Il motivo di questa difficile unità tra noi è che ognuno vuole, sì, che si faccia l’unità, ma intorno al proprio punto di vista”, ha affermato. Così, “l’unità di vita, l’unità di Pentecoste, secondo lo Spirito, si realizza quando ci si sforza di mettere al centro Dio, non sé stessi. Anche l’unità dei cristiani si costruisce così”.
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