25/12/2024, 11.45
VATICANO
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Papa a Natale: tacciano le armi, lasciamoci riconciliare con Dio e tra noi

Nel messaggio Urbi et Orbi lo sguardo sull’umanità ferità dalle guerre in ogni continente e a Cristo, come la vera Porta da varcare nell'anno giubilare appena iniziato. “Il Natale porti conforto a chi in Myanmar è costretto a fuggire dalle proprie case”. Il grazie “ai missionari sparsi nel mondo, che portano luce e conforto a tante persone in difficoltà”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Un invito a “ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni”. È l’appello che papa Francesco – dopo aver aperto ieri sera la Porta santa della basilica vaticana, inaugurando il Giubileo 2025 – ha rivolto al mondo intero nel suo messaggio Urbi et Orbi dalla loggia delle benedizioni in San Pietro con i suoi auguri di buon Natale.

“Questa notte - ha detto il papa - si è rinnovato il mistero che non cessa di stupirci e di commuoverci: la Vergine Maria ha dato alla luce Gesù, il Figlio di Dio. Sì, questo avvenimento, accaduto più di duemila anni fa, si rinnova per opera dello Spirito Santo. E così oggi, nel travaglio di questo nostro tempo, si incarna nuovamente e realmente la Parola eterna di salvezza, che dice ad ogni uomo e ogni donna, che dice al mondo intero: ‘Io ti amo, ti perdono, ritorna a me, la porta del mio cuore è aperta’. Lasciamoci perdonare: Dio perdona sempre, Dio perdona tutto”.

È questo il significato della Porta santa che Francesco ha aperto ieri sera e che accoglierà i pellegrini a Roma per un intero anno. “Rappresenta Gesù, Porta di salvezza aperta per tutti - ha spiegato il papa -. Fratelli e sorelle, non abbiate paura! La Porta è aperta, è spalancata, non è necessario bussare. Venite! Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici. La misericordia di Dio può tutto, scioglie ogni nodo, abbatte ogni muro di divisione, dissolve l’odio e lo spirito di vendetta. Venite! Gesù è la Porta della pace”.

Ed è l’invito che Francesco è tornato a rivolgere a tutti i popoli del mondo, in particolare a quelli più dolorosamente feriti dalla guerra. “Tacciano le armi nella martoriata Ucraina - ha chiesto -. Si abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura”. Tacciano le armi anche in Medio Oriente: “Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Israele e in Palestina, in particolare a Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima - ha detto il pontefice -. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra. Sono vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella in Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione lacerata dal conflitto”.

Sono però anche tante altre le nazioni messe in ginocchio dai conflitti: Francesco ha ricordato espressamente il popolo libico, ancora in cerca di una riconciliazione nazionale, il Sudan, la Repubblica democratica del Congo, il Burkina Faso, il Mali, il Niger, il Mozambico. “L’annuncio del Natale - ha continuato volgendo lo sguardo all’Asia - rechi conforto agli abitanti del Myanmar, che, a causa dei continui scontri armati, patiscono gravi sofferenze e sono costretti a fuggire dalle proprie case”.

Per il continente americano ha chiesto “soluzioni efficaci nella verità e nella giustizia, per promuovere l’armonia sociale, in particolare ad Haiti, in Venezuela, Colombia e Nicaragua”. Non ha mancato di ricordare i muri di separazione che vanno abbattuti, “quelli ideologici, che tante volte segnano la vita politica, e quelli fisici, come la divisione che interessa da ormai cinquant’anni l’isola di Cipro e che ne ha lacerato il tessuto umano e sociale”.

Tornare ad attraversare la Porta spalancata che è Gesù chiede, però, a tutti anche di “riscoprire il senso della nostra esistenza e la sacralità di ogni vita", recuperando "i valori fondanti della famiglia umana”. “Egli ci attende sulla soglia – ha detto ancora il papa -. Attende ciascuno di noi, specialmente i più fragili: i bambini che soffrono per la guerra e la fame, gli anziani costretti spesso a vivere in condizioni di solitudine e abbandono, quanti hanno perso la propria casa o fuggono dalla propria terra, quanti hanno perso o non trovano un lavoro, i carcerati, quanti sono perseguitati per la propria fede e sono tanti”.

Ma in questo Natale che apre il Giubileo, papa Francesco ha invitato anche a non far mancare la gratitudine a "chi si prodiga per il bene in modo silenzioso e fedele: penso ai genitori, agli educatori e agli insegnanti - elenca - che hanno la grande responsabilità di formare le generazioni future; penso agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine, a quanti sono impegnati in opere di carità, specialmente ai missionari sparsi nel mondo, che portano luce e conforto a tante persone in difficoltà”.

Ha citato infine l’appello giubilare a rimettere i debiti, “specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri”. Ma è ciascuno di noi a essere chiamato a “perdonare le offese ricevute, perché il Figlio di Dio, che è nato nel freddo e nel buio della notte, rimette ogni nostro debito. Egli è venuto per guarirci e perdonarci - ha concluso il pontefice -. Pellegrini di speranza, andiamogli incontro! Apriamogli le porte del nostro cuore, come Lui ci ha spalancato la porta del suo Cuore”.

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