Papa a Malta: ‘Il mondo ha bisogno di cura, non di ideologie e populismi’
Nuovo appello alla pace e al disarmo in Ucraina e in Medio Oriente “mentre qualche potente rinchiuso in interessi nazionalisti fomenta conflitti”. L’ipotesi di un viaggio a Kiev “è sul tavolo”. Sulle migrazioni: “Sono un dato di fatto frutto di ingiustizie. No a torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone”.
Malta (AsiaNews) – “Nella notte della guerra che è calata sull’umanità, non facciamo svanire il sogno della pace”. Anche da Malta, l’isola dove è giunto per il viaggio apostolico che oggi e domani lo vede pellegrino nel “cuore del Mediterraneo”, papa Francesco ha rivolto il suo pensiero alle “tenebre della guerra” in Ucraina con il loro carico di “morte, distruzione e odio”.
“Mentre ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti-– ha detto il pontefice nel suo primo discorso pronunciato a La Valletta - la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà. Di compassione e di cura abbiamo bisogno, non di visioni ideologiche e di populismi, che si nutrono di parole d’odio e non hanno a cuore la vita concreta della gente comune”. Parole seguite alla risposta sull’ipotesi di un suo viaggio a Kiev che “è sul tavolo”, ha spiegato il pontefice stesso a un giornalista che lo interpellava in proposito durante il volo verso Malta.
Nel Palazzo del Gran Maestro - dopo gli incontri privati con il presidente George William Vella e con il primo ministro Robert Abela – Francesco si è rivolto alle autorità e al corpo diplomatico prendendo in prestito per il suo discorso l’immagine della “rosa dei venti”, spesso associata a Malta. Ha parlato del vento del nord - ha detto il papa - richiamo a quell’Unione europea di cui Malta fa parte, “edificata perché vi abiti una grande famiglia unita nel custodire la pace”. “Ma per garantire una buona convivenza sociale – ha richiamato Francesco - non basta consolidare il senso di appartenenza; occorre rafforzare le fondamenta del vivere comune, che poggia sul diritto e sulla legalità”. Di qui - nel Paese teatro nel 2017 dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia - l’invito a impegnarsi per “rimuovere l’illegalità e la corruzione”, a coltivare “la legalità e la trasparenza, che permettono di sradicare malvivenza e criminalità”, a difendere la bellezza del creato “dall’ingordigia del denaro e dalla speculazione edilizia, che non compromette solo il paesaggio, ma il futuro”.
C’è poi il vento che spira da ovest, quello degli “stili di vita e di pensiero occidentali”, da cui derivano i valori della libertà e della democrazia, “ma anche rischi su cui occorre vigilare, perché la brama del progresso non porti a staccarsi dalle radici”. “Alla base di una crescita solida - ha commentato il pontefice - c’è la persona umana, il rispetto della vita e della dignità di ogni uomo e di ogni donna”.
Il vento del sud che porta a Malta “tanti fratelli e sorelle in cerca di speranza” pone invece con forza la questione delle migrazioni. “Non è una circostanza del momento - ha sottolineato Francesco - ma segna la nostra epoca. Porta con sé i debiti di ingiustizie passate, di tanto sfruttamento, di cambiamenti climatici, di sventurati conflitti di cui si pagano le conseguenze. Dal sud povero e popolato masse di persone si spostano verso il nord più ricco: è un dato di fatto, che non si può respingere con anacronistiche chiusure, perché non vi saranno prosperità e integrazione nell’isolamento”. Le migrazioni sono, però, un fenomeno che “chiede risposte ampie e condivise. Non possono alcuni Paesi sobbarcarsi l’intero problema nell’indifferenza di altri. E non possono Paesi civili - ha ammonito ancora il papa - sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone. Il Mediterraneo ha bisogno di corresponsabilità europea, per diventare nuovamente teatro di solidarietà e non essere l’avamposto di un tragico naufragio di civiltà. Il Mare Nostrum non può diventare il cimitero più grande dell’Europa”.
Sull’atteggiamento verso i migranti Francesco ha ricordato il caso di san Paolo naufragato proprio su queste coste: “Giunse in modo imprevisto e fu soccorso. Poi, morso da una vipera, fu giudicato un malvivente; poco dopo, invece, venne ritenuto una divinità per non averne subito conseguenze (cfr At 28,3-6). Tra le esagerazioni dei due estremi sfuggiva l’evidenza primaria: Paolo era un uomo, bisognoso di accoglienza. L’umanità viene prima di tutto e premia in tutto”. Di fronte a chi continua a propagandare “la narrazione dell’invasione”, il pontefice risponde che “l’altro non è un virus da cui difendersi, ma una persona da accogliere. Non lasciamo che l’indifferenza spenga il sogno di vivere insieme. Accogliere costa fatica e richiede rinunce, ma sono per un bene più grande, per la vita dell’uomo, che è il tesoro di Dio”.
Infine il vento da est, quello - appunto - da cui oggi giungono “le tenebre della guerra”. Papa Francesco ha denunciato il rischio di “una guerra fredda allargata che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni”, parla delle “seduzioni dell’autocrazia, dei nuovi imperialismi, dell’aggressività diffusa, dell’incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri”. “Oggi - è tornato a denunciare da Malta - è difficile pensare con la logica della pace. La guerra si è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi. Ed è triste vedere come l’entusiasmo per la pace, sorto dopo la seconda guerra mondiale, si sia negli ultimi decenni affievolito, così come il cammino della comunità internazionale, con pochi potenti che vanno avanti per conto proprio, alla ricerca di spazi e zone d’influenza. Così non solo la pace, ma tante grandi questioni, come la lotta alla fame e alle disuguaglianze sono state di fatto derubricate dalle principali agende politiche”.
“I problemi globali - ha aggiunto - richiedono soluzioni globali. Aiutiamoci ad ascoltare la sete di pace della gente, lavoriamo per porre le basi di un dialogo sempre più allargato, ritorniamo a riunirci in conferenze internazionali per la pace, dove sia centrale il tema del disarmo, con lo sguardo rivolto alle generazioni che verranno! E gli ingenti fondi che continuano a essere destinati agli armamenti siano convertiti allo sviluppo, alla salute e alla nutrizione”.
Papa Francesco, infine, ha invitato a non dimenticare il vicino Medio Oriente, “il Libano, la Siria, lo Yemen e altri contesti dilaniati da problemi e violenza. Malta, cuore del Mediterraneo – ha concluso - continui a far pulsare il battito della speranza, la cura per la vita, l’accoglienza dell’altro, l’anelito di pace, con l’aiuto di Dio, il cui nome è pace”.
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