27/05/2017, 11.27
VATICANO-ITALIA
Invia ad un amico

Papa a Genova: La malattia dell’economia e la dignità del lavoro. La preghiera per i martiri copti di Minya

La prima tappa di papa Francesco a Genova è nello stabilimento dell’acciaieria Ilva segnata da difficoltà economiche e disoccupazione. Le virtù del buon imprenditore e del buon lavoratore. Lo “speculatore” è un “mercenario” che vende tutto, anche la sua dignità. Lavoro per tutti e non “assegno sociale”. All’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, Francesco ricorda il martirio dei cristiani copti a Minya e il suo “fratello Tawadros”.

Genova (AsiaNews) – Esiste una “malattia” dell’economia che si annida nella trasformazione dell’imprenditore in “speculatore” e “mercenario”, per il quale non sono importanti i “volti” di coloro che lavorano, né la loro dignità. E “qualche volte il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro”. Nella sua visita a Genova, papa Francesco mette il dito sulle molte piaghe che affliggono il mondo del lavoro. Francesco e il cardinal Angelo Bagnasco, arcivescovo della città, hanno deciso di iniziare la visita dallo stabilimento dell’Ilva, un’acciaieria in crisi, segnata dalla disoccupazione e dalla fragilità del futuro.

Subito dopo, il papa ha incontrato il clero, i religiosi e le religiose nella cattedrale di san Lorenzo. L’incontro è iniziato con un momento di preghiera e di silenzio per gli uccisi e per tutta la comunità copta egiziana e per il “fratello Tawadros II”, feriti ancora una volta dalla violenza a Minya, nel Basso Egitto. “E ricordiamoci – ha detto Francesco – che i martiri di oggi sono molto più numerosi di quelli all’inizio della storia della Chiesa”.

I due incontri, quello con il mondo del lavoro e quello con i preti e i religiosi, sono stati strutturati come un dialogo fra il pontefice e alcuni rappresentanti.

All’Ilva hanno posto domande un imprenditore, un operaio, una precaria, un disoccupato. Nelle sue risposte, il pontefice ha esaltato le virtù del “buon imprenditore”: ““la creatività, l’amore per la propria impresa, la passione e l’orgoglio per l’opera delle mani e dell’intelligenza sua e dei lavoratori”, la ““capacità di creare, creare lavoro, creare prodotti”.

Vi sono virtù anche del lavoratore: “A volte si pensa che un lavoratore lavori bene solo perché è pagato: questa è una grave disistima dei lavoratori e del lavoro, perché nega la dignità del lavoro che inizia proprio nel lavorare bene per dignità, per onore”.

Per la dignità del lavoro e del lavoratore il papa sembra rifiutare “l’assegno di cittadinanza o di disoccupazione” che alcuni partiti politici sembrano suggerire per ovviare alla disoccupazione. Il pontefice ha invitato a “non rassegnarsi all’ideologia che prende piede e immagina un mondo in cui solo metà lavoreranno e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale: deve essere chiaro che l’obiettivo da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti, perché senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti”.

Imprenditore e lavoratori sono uniti come “in una famiglia”. E questo determina anche il modo in cui affrontare scelte difficili come i licenziamenti o i fallimenti. “Se e quando deve licenziare qualcuno – ha detto il papa - è sempre una scelta dolorosa e non lo farebbe, se potesse. Nessun buon imprenditore ama licenziare la sua gente. No. Chi pensa di risolvere il problema della sua impresa licenziando la gente, non è un buon imprenditore: è un commerciante. Oggi vende la sua gente, domani … vende la dignità propria. Si soffre sempre, e qualche volta da questa sofferenza nascono nuove idee per evitare il licenziamento. Questo è il buon imprenditore”.

Francesco ha anche precisato che “una malattia dell’economia è la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori. L’imprenditore non va assolutamente confuso con lo speculatore: sono due tipo diversi. Lo speculatore è una figura simile a quella che Gesù nel Vangelo chiama ‘mercenario’, per contrapporlo al Buon Pastore. Lo speculatore non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto. Usa azienda e lavoratori per fare profitto. Licenziare, chiudere, spostare l’azienda non gli creano alcun problema, perché lo speculatore usa, strumentalizza, mangia persona e mezzi per i suoi obiettivi di profitto”.

“Quando l’economia è abitata invece da buoni imprenditori, le imprese sono amiche della gente e anche dei poveri. Quando passa nelle mani degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, l’economia perde volto e perde i volti. È un’economia senza volti. Un’economia astratta. Dietro le decisioni dello speculatore non ci sono persone e quindi non si vedono le persone da licenziare e da tagliare. Quando l’economia perde contatto con i volti delle persone concrete, essa stessa diventa un’economia senza volto e quindi un’economia spietata. Bisogna temere gli speculatori, non gli imprenditori. No, non temere gli imprenditori perché ce ne sono tanti bravi! No: temere gli speculatori”.

“Ma paradossalmente, qualche volte il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perché? Perché crea burocrazia e controlli, partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori, e così chi non lo è rimane svantaggiato e chi lo è riesce a trovare i mezzi per eludere i controlli e raggiungere i suoi obiettivi. Si sa che regolamenti e leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti. E oggi ci sono tanti veri imprenditori, imprenditori onesti che amano i loro lavoratori, che amano l’impresa, che lavorano accanto a loro per portare avanti l’impresa: e questi sono i più svantaggiati da queste politiche che favoriscono gli speculatori. Ma gli imprenditori onesti e virtuosi vanno avanti, alla fine, nonostante tutto”.

Le risposte del papa sono state interrotte decine di volte dagli applausi delle migliaia di operai presenti nel capannone dell’Ilva, alcuni in tuta, altri col casco, altri con bandierine vaticane agitate di continuo. Tutti scandivano “Fran-ce-sco! Fran-ce-sco!”. All’inizio della sua conversazione il papa aveva detto: “C’è sempre stata un’amicizia tra la Chiesa e il lavoro, a partire da Gesù lavoratore. Dove c’è un lavoratore, lì c’è l’interesse e lo sguardo d’amore del Signore e della Chiesa”.

L’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose ha avuto il tono di una tranquilla conversazione con aneddoti, fatti, spunti di papa Francesco che ha commentato alcune domande di parroci, giovani preti, religiosi, una suora che gli hanno presentato questioni sulla fraternità sacerdotale, il legame con la diocesi, il carisma dell’istituto religioso, la difficoltà di avere vocazioni a causa della demografia in negativo.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Papa: cresca nei cristiani la coscienza di essere tutti missionari
05/05/2007
Papa: Maria, Stella del mare per Genova e i giovani
18/05/2008
Papa: Le vocazioni di consacrazione ‘promessa di un nuovo inizio per la Colombia’
10/09/2017 08:13
Il possibile ruolo dei porti italiani nella Belt and Road cinese
20/03/2019 10:59
Papa a Genova: ogni cristiano ha avuto da Gesù il compito di “andare” per portare al mondo il Vangelo
27/05/2017 19:04


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”