02/08/2018, 12.54
VATICANO
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Papa Francesco: ‘inammissibile’ la pena di morte. Corretto il Catechismo della Chiesa cattolica

Con un rescritto, il pontefice inserisce una nuova redazione dell’articolo 2267 che vieta l’uso della pena di morte e impegna la Chiesa alla sua abolizione nel mondo. Il precedente articolo (pubblicato nel 1992) ammetteva il ricorso all’esecuzione capitale, pur con estrema cautela. Cina, Arabia saudita, Iran sono fra i Paesi che comminano più condanne a morte.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “La pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”; per questo la Chiesa “si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. La citazione di un discorso di papa Francesco e la conclusione sono inseriti da oggi nel Catechismo della Chiesa cattolica, eliminando la possibilità del ricorso alla pena di morte, che invece era ammesso – pur con estrema cautela - nell’edizione precedente.

Un rescritto a firma del card. Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, è stato diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana con una nuova redazione dell’articolo n. 2267  del Catechismo della Chiesa cattolica.

Il testo è il seguente:

“2267. Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune.

Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi.

Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona»,[1] e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”.

L’edizione precedente, varata nel 1992, ai tempi di Giovanni Paolo II, è la seguente:

“2267 L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.

Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.

Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56]”.

Negli anni scorsi, lo stesso papa Francesco aveva sostenuto la campagna per una “moratoria universale” delle esecuzioni capitali.

Fra i Paesi che più ricorrono alla pena di morte vi sono Cina, Arabia saudita, Iran.

 


[1] Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (11 ottobre 2017): L’Osservatore Romano (13 ottobre 2017), 5

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