05/09/2024, 11.27
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Papa Francesco e il Grand’imam: ‘Insieme contro la disumanizzazione’

La Dichiarazione di Istiqlal firmata a Giacarta durante l’incontro interreligioso. L’invito ai credenti a collaborare nella difesa della dignità di ogni persona nei conflitti e nella lotta al cambiamento climatico. Percorrendo il “tunnel dell’amicizia” tra la moschea e la cattedrale il pontefice ha invitato a “guardare in profondità” per cercare ciò che unisce le religioni e ad "avere cura dei legami di amicizia" che rendono possibile l'incontro nella diversità.

Giacarta (AsiaNews) - La disumanizzazione che nei conflitti diffusi provoca “un numero allarmante di vittime, soprattutto donne, bambini e anziani”, mentre “il ruolo della religione dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana”. E poi la sfida dell’abuso del creato da parte dell’uomo con “conseguenze distruttive come i disastri naturali, il riscaldamento globale e condizioni meteorologiche imprevedibili”. Sono i due ambiti di impegno contenuti nella “Dichiarazione Congiunta di Istiqlal ‘Promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità’”, il documento sottoscritto questa mattina da papa Francesco e dal Grand imam Nasaruddin Umar nella moschea Istiqlal - la più grande del Sud-est asiatico – nell’ambito dell’incontro interreligioso a cui erano presenti anche i rappresentanti delle altre comunità religiose dell’Indonesia.

Un testo breve, in continuità con la dichiarazione sulla Fraternità umana firmata da papa Francesco ad Abu Dhabi durante il suo viaggio del 2019, ma che mette l’accento in maniera particolare su due ferite particolarmente dolorose del nostro tempo: le negazione sempre più diffusa della dignità di ogni persona nei conflitti che insanguinano il mondo e la distruzione dell’ambiente che non accenna a fermarsi e le cui conseguenze sono sempre più evidenti nella regione dell’Asia-Pacifico.

“Poiché esiste un’unica famiglia umana globale - si legge nel testo - il dialogo interreligioso dovrebbe essere riconosciuto come uno strumento efficace per risolvere i conflitti locali, regionali e internazionali, soprattutto quelli provocati dall’abuso della religione. Inoltre, le nostre credenze e rituali religiosi hanno una particolare capacità di parlare al cuore umano e promuovere così un più profondo rispetto della dignità umana”.

“Riconoscendo la necessità vitale di un’atmosfera sana, pacifica e armoniosa per servire autenticamente Dio e custodire il creato - recita ancora la Dichiarazione - invitiamo sinceramente tutte le persone di buona volontà ad agire con decisione per preservare l’integrità dell’ecosistema e delle sue risorse ereditate dalle generazioni precedenti, che speriamo di trasmettere ai nostri figli e nipoti”.

Alla moschea Istiqlal papa Francesco era arrivato percorrendo il “tunnel dell’amicizia”, il tragitto sotterraneo di una trentina di metri che collega la cattedrale cattolica di Nostra Signora dell’Assunzione al grande luogo di culto musulmano, nella centrale piazza Merdeka. Accolto dall’imam Nasaruddin Umar, il pontefice ha sottolineato la particolarità di questo segno. “Se pensiamo a un tunnel – ha detto - facilmente immaginiamo un percorso buio che, specialmente se siamo soli, può farci paura. Qui invece è diverso, perché tutto è illuminato. Vorrei dirvi, però, che siete voi la luce che lo rischiara, con la vostra amicizia, la concordia che coltivate, il sostenervi a vicenda, e con il vostro camminare insieme che vi conduce, alla fine della strada, verso la piena luce”. Ed è un ruolo che tutti i credenti, di qualunque tradizione religiosa, sono chiamati a svolgere in questi tempi bui segnati da tante minacce: aiutare a camminare con lo sguardo rivolto verso la luce, per “riconoscere, in chi ha camminato accanto a noi, un fratello, una sorella, con cui condividere la vita e sostenersi reciprocamente”.

Dal segno rappresentato dal tunnel Francesco ha invitato a cogliere anche altre due lezioni. La prima: guardare sempre in profondità, “perché solo lì si può trovare ciò che unisce al di là delle differenze”. Perché “gli aspetti visibili delle religioni – i riti, le pratiche e così via – sono un patrimonio tradizionale che va tutelato e rispettato; ma ciò che sta “sotto”, potremmo dire la radice comune a tutte le sensibilità religiose è una sola: la ricerca dell’incontro con il divino, la sete di infinito che l’Altissimo ha posto nel nostro cuore, la ricerca di una gioia più grande e di una vita più forte di ogni morte, che anima il viaggio della nostra vita e ci spinge a uscire dal nostro io per andare incontro a Dio”. “Guardando in profondità - ha aggiunto ancora - noi ci scopriamo tutti fratelli, tutti pellegrini, tutti in cammino verso Dio, al di là di ciò che ci differenzia”.

L’altro invito è stato quello ad avere cura dei legami. “A volte noi pensiamo che l’incontro tra le religioni sia una questione che riguarda il cercare a tutti i costi dei punti in comune tra le diverse dottrine e professioni religiose”, ha commentato papa Francesco. Ma questo finisce “per dividerci, perché le dottrine e i dogmi di ogni esperienza religiosa sono diversi. Quello che realmente ci avvicina è creare un collegamento tra le nostre diversità, avere cura di coltivare legami di amicizia, di attenzione, di reciprocità”.

“Sono relazioni in cui ciascuno si apre all’altro - ha spiegato ancora - in cui ci impegniamo a ricercare insieme la verità imparando dalla tradizione religiosa dell’altro, a venirci incontro nelle necessità umane e spirituali. Sono legami che ci permettono di lavorare insieme, di marciare uniti nel perseguire qualche obiettivo, nella difesa della dignità dell’uomo, nella lotta alla povertà, nella promozione della pace. L’unità nasce dai vincoli personali di amicizia, dal rispetto reciproco, dalla difesa vicendevole degli spazi e delle idee altrui. Che possiate sempre avere cura di questo”.

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