Papa : Giovanni Battista insegna a gestire giustizia, tasse, potere
Città del Vaticano (AsiaNews) - Nell'Italia e nel mondo che si lamenta delle tasse ingiuste, del potere senza pietà; della crisi economica in cui non vi è giustizia, si può trovare ispirazione dalle parole di Giovanni Battista. È quanto affermato da Benedetto XVI nella sua riflessione prima dell'Angelus con i fedeli e i pellegrini radunati in piazza san Pietro, dove svetta già da due giorni un gigantesco albero di Natale.
Il pontefice ha fatto emergere alcuni interessanti binomi quali giustizia e carità; tasse e onestà; potere e rispetto, necessari nella nostra società contemporanea, concludendo che "le indicazioni del Battista sono sempre attuali: anche nel nostro mondo così complesso, le cose andrebbero molto meglio se ciascuno osservasse queste regole di condotta".
Ricordando il vangelo della messa di oggi (III Avvento-C), che presenta la figura di Giovanni Battista, il pontefice ha commentato le parole del Battezzatore a chi gli chiedeva "Cosa dobbiamo fare?" (Lc 3,10.12.14), in attesa del Messia.
"La prima risposta - dice il papa - è rivolta alle folle in generale. Il Battista dice: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (v. 11). Qui possiamo vedere un criterio di giustizia, animato dalla carità. La giustizia chiede di superare lo squilibrio tra chi ha il superfluo e chi manca del necessario; la carità spinge ad essere attento all'altro e ad andare incontro al suo bisogno, invece di trovare giustificazioni per difendere i propri interessi. Giustizia e carità non si oppongono, ma sono entrambe necessarie e si completano a vicenda. «L'amore sarà sempre necessario, anche nella società più giusta», perché «sempre ci saranno situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo« (Enc. Deus caritas est, 28)".
"La seconda risposta - ha aggiunto il pontefice - Giovanni la dà ad alcuni «pubblicani», cioè esattori delle tasse per conto dei Romani. Già per questo i pubblicani erano disprezzati, e anche perché spesso approfittavano della loro posizione per rubare. Ad essi il Battista non dice di cambiare mestiere, ma di non esigere nulla di più di quanto è stato fissato (cfr v. 13). Il profeta, a nome di Dio, non chiede gesti eccezionali, ma anzitutto il compimento onesto del proprio dovere. Il primo passo verso la vita eterna è sempre l'osservanza dei comandamenti; in questo caso il settimo: «Non rubare» (cfr Es 20,15)".
"La terza risposta - ha concluso - riguarda i soldati, un'altra categoria dotata di un certo potere, e quindi tentata di abusarne. Ai soldati Giovanni dice: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe» (v. 14). Anche qui, la conversione comincia dall'onestà e dal rispetto degli altri: un'indicazione che vale per tutti, specialmente per chi ha maggiori responsabilità".
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha lanciato un appello perché le famiglie della capitale diano ospitalità a i giovani che giungeranno dal 28 dicembre al 2 gennaio a Roma per l'Incontro europeo promosso dalla comunità di Taizé. "Ringrazio le famiglie - ha detto il papa - che, secondo la tradizione romana di accoglienza, si sono rese disponibili ad ospitare questi giovani. Poiché, grazie a Dio, le richieste sono superiori alle attese, rinnovo l'appello già rivolto nelle parrocchie, affinché altre famiglie, con grande semplicità, possano fare questa bella esperienza di amicizia cristiana".
Alla fine, durante i saluti in lingua italiana, il pontefice ha salutato i bambini di Roma venuti per la tradizionale benedizione delle statuine dei Bambinelli, che verranno posti nel presepe la notte di Natale " Carissimi, - ha detto - mentre benedico le statuine di Gesù che metterete nei vostri presepi, benedico di cuore ciascuno di voi e le vostre famiglie, come pure gli educatori e il Centro Oratori Romani".