Palestinesi: ora Israele deve scegliere fra democrazia o estremismo
Per Bernard Sabella, parlamentare cristiano di Fatah, Tel Aviv è ”davanti ad una sfida decisiva”: “Lavorare per la nascita di due Stati o per l’affermazione di uno solo”. Disillusione sul futuro del processo di pace, comunque immobile da anni. Per Hamas ha vinto “la cultura del terrorismo”. L’Autorità palestinese avverte: “Avremo le stesse aspettative della comunità internazionale”.
Gerusalemme (AsiaNews) - “La società israeliana adesso deve decidere se seguire la visione della destra o la strada democratica; se proseguire con la creazione di insediamenti nella West Bank o fermarsi; se lavorare per la nascita di due Stati o per l’affermazione di uno solo”. Bernard Sabella, deputato di Fatah a Gerusalemme, cristiano e docente universitario, commenta così ad AsiaNews il risultato delle elezioni israeliane.
A chi afferma che il vero sconfitto delle elezioni è il processo di pace Sabella fa notare che “se si vuole essere realisti, bisogna ammettere che in questi ultimi anni non ci sono stati grandi progressi. Certo ora la situazione diventa più difficile”. Perché il rischio è duplice: o “la paralisi o l’irrigidirsi su posizioni massimaliste”. Le prossime ore e la formazione del nuovo governo saranno decisive per capire quale strada imboccherà Israele.
I 28 seggi ottenuti dai centristi di Kadima guidati da Tzipi Livni e il risultato di poco inferiore del Likud di Benjamin Netanyahu (27 seggi) assegnano all’estrema destra di Yisrael Beitenu il ruolo di ago della bilancia. Con i laburisti di Ehud Barak al loro minimo storico (13 seggi), la formazione di Avigdor Lieberman è il terzo partito del Paese (15 seggi). Il suo peso nella formazione del governo è decisivo.
In attesa della formazione del nuovo governo di Tel Aviv, i commenti del mondo palestinese sono critici. Fawzi Barhum, portavoce di Hamas, afferma che “questi risultati confermano che la società israeliana ha votato i candidati più bellicosi e con la retorica più estremista. L’avvento del trio Livni-Netanyahu-Lieberman conferma che la cultura del terrorismo domina gli elettori israeliani”.
Il primo ministro dell’Autorità palestinese, Salam Fayyad, ha dichiarato: “Senza badare a quale forma assumerà il governo [israeliano] che verrà varato immagino che nei suoi confronti avremo le stesse aspettative della comunità internazionale”.
Più duro il commento di Saeb Erekat, capo dei negoziatori palestinesi con Tel Aviv, per cui il risultato elettorale dimostra che “gli israeliani hanno votato a favore di uno stato di totale paralisi [dei rapporti]”.
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