Palestinesi candidano Betlemme a Patrimonio dell’Umanità
Khulud Daibes, ministro del turismo, intervistato dai media locali ha dichiarato: “Siamo orgogliosi per aver presentato la candidatura di Betlemme: luogo dove è nato Gesù, dove si trova la chiesa della Natività”. Oltretutto, per il ministro si tratta di “un momento cruciale per noi palestinesi: il riconoscimento di Betlemme come Patrimonio mondiale dell’umanità è parte integrante del nostro piano per porre fine all’occupazione (israeliana, ndR), e far nascere lo Stato di Palestina”.
La questione è spinosa. Perché se è indubbio che “la chiesa della Natività è un sito del patrimonio mondiale”, come ha dichiarato Louise Haxthausen, capo dell’ufficio Unesco a Ramallah, che ha preparato insieme al ministero la proposta, tuttavia le Nazioni Unite potrebbero non considerare la richiesta. La ragione sarebbe la stessa per cui, ad oggi, Betlemme non è inserita nella lista: la Palestina non è ancora riconosciuta come Stato indipendente.
Il conflitto israelo-palestinese è dunque un ostacolo per la nomina di Betlemme. All’inizio dello scorso anno Israele ha deciso di includere la tomba di Rachele a Betlemme e la tomba dei Patriarchi a Hebron in un programma nazionale per il restauro del patrimonio. Una decisione fortemente criticata dall’Unesco, che l’ha definita una “situazione di crescente tensione” nella zona.
Entrambi i luoghi infatti sono considerati sacri dalle due religioni. In risposta alle critiche, nel novembre 2010 Israele ha ridotto la sua cooperazione con l’Unesco per protestare contro la descrizione della tomba della matriarca, da parte dell’organizzazione, anche come una moschea.
Comunque, Daibes ha dichiarato che Betlemme è solo il primo sito che la Palestina ha deciso di candidare per la lista del Patrimonio dell’umanità, e che Hebron e l’antica città di Gerico saranno le prossime. A sostenere la candidatura di Betlemme anche la Chiesa greco-ortodossa, i cattolici e gli armeni.