Palestina riconosciuta dall’Onu: l’appoggio della Lega araba, i timori di Israele
Ieri a Doha la decisione di Giordania, Egitto, Arabia saudita, Marocco, Libano e Qatar. Le autorità palestinesi rassicurano Israele e il mondo che la rivendicazione non ha carattere bellicoso. Programmate manifestazioni nelle città palestinesi in attesa dell’Assemblea Onu di settembre.
Doha (AsiaNews/Agenzie) – La Lega araba sosterrà il tentativo dei palestinesi di ricevere un seggio all’Onu come Stato palestinese. La decisione è stata presa ieri nella capital del Qatar dove da alcuni giorni era in corso un incontro dell’organizzazione.
Ministri degli esteri e rappresentanti di Giordania, Egitto, Arabia saudita, Marocco, Libano e Qatar hanno discusso sui pro e i contro dell’idea e hanno dato il loro appoggio.
Da molti mesi la diplomazia palestinese cerca di trovare sostegno fra gli Stati della comunità internazionale per domandare all’Onu il riconoscimento di uno Stato palestinese “entro i confini del ‘67”. Dagli inizi dell’anno diversi Paesi occidentali hanno dato il loro sostegno (v. 08/01/2011 Un incubo per Israele: la diplomazia pacifica per uno Stato palestinese) . Ora è venuta la volta della Lega araba.
Gli israeliani si sono espressi contro la proposta - che secondo loro metterebbe in crisi il dialogo israelo-palestinese - sia in pubblico che in privato, con un’offensiva diplomatica sotterranea per convincere alleati occidentali a non dare il loro appoggio. Gli Stati Uniti hanno già annunciato che metteranno il veto al Consiglio di sicurezza perché la proposta non venga discussa nell’Assemblea generale, attesa per settembre prossimo.
Saeb Erakat, negoziatore palestinese, ha spiegato a Doha che “la nostra richiesta all’Onu per un seggio permanente ad uno Stato palestinese nei confini del 1967 e con Gerusalemme come capitale, non mira a nessun tipo di scontro o conflitto. Essa è solo [un passo] per mantenere viva l’opzione dei due Stati e per salvare il processo di pace”.
Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, aveva spiegato tempo fa, in un editoriale sul New York Times, le motivazioni che spingevano a questo gesto (v. 18/05/2011 Mahmoud Abbas: Finalmente uno Stato palestinese, atteso per 60 anni).
In occasione dell’Assemblea Onu di settembre, l’Autorità palestinese ha programmato alcuni raduni e marce della popolazione palestinese nella West Bank e ha promesso che essi non avranno un carattere bellicoso. Per evitare possibili scontri, tali raduni si terranno lontano da confini vicini ad Israele e dalle colonie israeliane. La decisione e la promessa sono stati comunicati anche alle Forze armate israeliane, offrendo collaborazione nella sicurezza.
Ministri degli esteri e rappresentanti di Giordania, Egitto, Arabia saudita, Marocco, Libano e Qatar hanno discusso sui pro e i contro dell’idea e hanno dato il loro appoggio.
Da molti mesi la diplomazia palestinese cerca di trovare sostegno fra gli Stati della comunità internazionale per domandare all’Onu il riconoscimento di uno Stato palestinese “entro i confini del ‘67”. Dagli inizi dell’anno diversi Paesi occidentali hanno dato il loro sostegno (v. 08/01/2011 Un incubo per Israele: la diplomazia pacifica per uno Stato palestinese) . Ora è venuta la volta della Lega araba.
Gli israeliani si sono espressi contro la proposta - che secondo loro metterebbe in crisi il dialogo israelo-palestinese - sia in pubblico che in privato, con un’offensiva diplomatica sotterranea per convincere alleati occidentali a non dare il loro appoggio. Gli Stati Uniti hanno già annunciato che metteranno il veto al Consiglio di sicurezza perché la proposta non venga discussa nell’Assemblea generale, attesa per settembre prossimo.
Saeb Erakat, negoziatore palestinese, ha spiegato a Doha che “la nostra richiesta all’Onu per un seggio permanente ad uno Stato palestinese nei confini del 1967 e con Gerusalemme come capitale, non mira a nessun tipo di scontro o conflitto. Essa è solo [un passo] per mantenere viva l’opzione dei due Stati e per salvare il processo di pace”.
Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, aveva spiegato tempo fa, in un editoriale sul New York Times, le motivazioni che spingevano a questo gesto (v. 18/05/2011 Mahmoud Abbas: Finalmente uno Stato palestinese, atteso per 60 anni).
In occasione dell’Assemblea Onu di settembre, l’Autorità palestinese ha programmato alcuni raduni e marce della popolazione palestinese nella West Bank e ha promesso che essi non avranno un carattere bellicoso. Per evitare possibili scontri, tali raduni si terranno lontano da confini vicini ad Israele e dalle colonie israeliane. La decisione e la promessa sono stati comunicati anche alle Forze armate israeliane, offrendo collaborazione nella sicurezza.
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