Pakistan: legge sulla blasfemia "un mandato di morte" per i non musulmani
Islamabad (AsiaNews) Le minoranze del Pakistan porteranno l'articolo 295 del Codice Penale, la "legge sulla blasfemia", davanti alla Corte Suprema "il più presto possibile, perché questa legge viene usata troppo spesso per intimidire o punire le minoranze religiose e crea per tutti un'atmosfera di insicurezza e paura".
E' quanto ha detto ad AsiaNews Shahbaz Bhatti, presidente dell'All Parties Minorities Alliance (Apma), gruppo che riunisce e tutela le minoranze etniche e religiose del Paese. "Questa legge fin troppo conosciuta continua Bhatti è divenuta un mandato di morte per tutti i cittadini non musulmani del Pakistan: questo è il motivo per cui abbiamo deciso di lanciare una campagna nazionale per portare davanti alla Corte Suprema la legge".
La data precisa della presentazione della petizione non è sicura perché l'Apma ha chiesto un parere a tutti i maggiori avvocati Costituzionalisti del Paese ed attende una risposta. "Nella stesura dell'articolo spiega ancora l'attivista - la parola blasfemia non viene definita e molto spesso viene interpretata in maniera personale da chi ha il potere di attuare la legge". "Le statistiche sottolinea mostrano che l'uso della legge è strumentale. Dopo l'aggiunta delle sezioni B e C (che prevedono la pena di morte per chi parla contro il profeta Maometto ndr) vi è stato un incremento irrazionale delle sentenze". La sezione A, più "mite", prevede l'ergastolo per "offese al Corano".
Bhatti dice che l'emendamento procedurale deciso lo scorso anno dal governo grazie al quale chi investiga sui casi di blasfemia deve avere prove prima di eseguire punizioni o sentenze non serve a nulla. Gli ultimi 3 casi (Yousaf Masih da Noshera, una coppia indù di Swabi e Younis Masih da Lahore) sono stati portati avanti senza alcuna evidenza di colpa. "Il governo conclude è sotto pressione da parte degli estremisti".
22/02/2022 11:00