Pakistan, polizia blocca manifestazione perché presenti delle donne
I dimostranti volevano attirare l'attenzione sulla violenza contro le donne. Dopo l'arresto denunciano: "Lo Stato usa la forza per reprimere diritti fondamentali, così si incoraggia l'estremismo".
Lahore (AsiaNews) Cercavano di portare l'attenzione pubblica sulle violenze verso le donne in Pakistan gli attivisti arrestati dalla polizia sabato scorso, 14 maggio, durante una manifestazione pacifica a Lahore. Unica colpa: all'evento partecipavano anche numerose donne. La dimostrazione, organizzata dalla Commissione per i diritti umani del Pakistan (HRCP) e dal Joint Action Committe for People's Rights (JAC) mirava a sensibilizzare sui problemi della donna nella società pakistana. Al violento intervento della polizia contro i manifestanti è seguito l'arresto di alcuni attivisti rilasciati poche ore dopo. Tra di essi Asma Jehangir, presidente della HRCP e quello del JAC, Shah Taj Qizalbash. La polizia ha fermato anche attivisti del Shabab-i-Milli, l'ala giovanile del Jamaat-i-Islami, che cercavano di boicottare la marcia "mista".
La HRCP ha subito commentato l'azione della polizia come un "atto brutale", dimostrazione dell'odio delle autorità verso le donne e del disprezzo per le libertà di base. In un comunicato rilasciato dalla Commissione si legge: "La brutalità della polizia nel prevenire una manifestazione pacifica ha smascherato il vero volto dello Stato. Sfortunatamente, questi espedienti sono sempre più frequenti in città e vengono usati per reprimere diritti di base, compreso quello di manifestazione".
Gli organizzatori dichiarano di aver ricevuto, nei giorni precedenti, minacce e intimidazioni dalla polizia nel tentativo di cancellare l'appuntamento. "Questi episodi vanno contro la cosiddetta 'moderazione illuminata' che i politici del paese dicono di voler promuovere" aggiunge il comunicato. "Impedire alle donne di manifestare continua il documento può solo incoraggiare l'estremismo, mentre è un dovere dello Stato proteggere i cittadini e la loro libertà d'espressione".
Diversi gruppi per i diritti umani e alcuni politici hanno condannato l'intervento violento della polizia. La All Pakistan Minority Alliance (APMA) lo ha definito "inumano e antidemocratico".
Secondo Ejaz Ghauri, presidente del Christian Progressive Movement, il governo si piega agli estremisti religiosi come ha già fatto per altre questioni relative alle minoranze e alle donne.