Pakistan, nuova strage degli estremisti. Il dissenso contro “l’islamizzazione”
Islamabad (AsiaNews) – Nuova offensiva dei fondamentalisti islamici in Pakistan: questa mattina un attentatore suicida si è fatto esplodere nei pressi di un hotel a Rawalpindi, uccidendo 34 persone e ferendone una trentina. Ma contro il tentativo di islamizzazione promosso dai talebani, emergono nuove voci di dissenso.
L’attentato a Rawalpindi è stato provocato da un kamikaze, che si è fatto esplodere nei pressi del parcheggio dell’hotel Shalimar. Egli ha colpito una fila di persone, in coda per ritirare lo stipendio. Lo Shalimar è un hotel quattro stelle, poco distante dal quartier generale delle forze armate pachistane.
Intanto attivisti ed editorialisti dei quotidiani più importanti esortano il governo a recuperare i principi ispiratori sanciti da Ali Jinnah, padre fondatore della nazione, chiedendo la laicità del Paese, il rispetto della libertà religiosa e la tutela delle minoranze.
Il Pakistan Christian Post (Pcc) pubblica una riflessione di Ghazal Bhatti, attivista per i diritti umani, il quale “chiede scusa” ad Ali Jinnah, padre fondatore della nazione, perché non sono stati rispettati i principi sanciti in quello che definisce “uno dei discorsi più importanti della storia”. Il riferimento è il discorso pronunciato davanti all’Assemblea Costituente, l’11 agosto 1947, in cui egli affermava il diritto “all’eguaglianza” dei cittadini e alla “libertà di culto”.
Libertà religiosa, pari diritti e fine delle violenze contro le minoranze sono invocati anche da Ardeshir Cowasjee, editorialista del quotidiano Dawn. Prendendo spunto da “una serie di e-mail che esortano a riportare il Pakistan allo spirito sancito dal fondatore”, egli spiega che “quello che può essere salvato è lo spirito del Pakistan, che Ali Jinnah ha espresso in quel lontano giorno di agosto”.
All’interno di questo dibattito contro l’islamizzazione, Il Pcc esalta ed appoggia la campagna di AsiaNews contro la legge sulla blasfemia. Il sito – cristiano protestante - riporta nella home page la campagna promossa da AsiaNews, invitando i lettori a scrivere commenti e a diffondere l’iniziativa.
Ma anche sulla blasfemia vi è battaglia: partiti e i movimenti islamici pakistani respingono ogni cambiamento e intimano al governo di non cedere a eventuali “pressioni”. Ieri il Jaamat Ahl-e-Hadit Pakistan e il Tehreek Tahafuz-e-Haqooq Ahl-e-Sunnat hanno organizzato diversi incontri in cui si “condanna” la possibile cancellazione della norma. I fondamentalisti avvertono l’esecutivo: nessun cambiamento alla legge sulla blasfemia, “se vuole rimanere al potere”. Il Sunni Ittehad Couincil (Sic) annuncia una protesta nazionale per il 6 novembre prossimo, contro le “cospirazioni” volte ad abrogare/modificare la legge.