Pakistan, massima tensione per la sentenza di grazia per l’assassino di Salman Taseer
La decisione del presidente Mamnoon Hussain è attesa nei prossimi giorni. Egli deve decidere se accogliere o rigettare l’appello alla grazia presentato dai legali di Mumtaz Qadri. La famiglia presidenziale teme ritorsioni e si rifugia nella residenza ufficiale. Uno dei tre figli scampato di recente ad un attentato. La polizia pronta a elevare il livello di allerta nel Paese e rivedere l’intero sistema di sicurezza a Islamabad.
Islamabad (AsiaNews) – Il livello di tensione in Pakistan è salito ai massimi livelli, con le forze di sicurezza pronte a rivedere tutto il sistema di difesa della capitale. Nei prossimi giorni è attesa la decisione del presidente Mamnoon Hussain che deve esprimere il suo parere sulla condanna a morte di Mumtaz Qadri, l’assassino reo-confesso dell’ex governatore del Punjab Salman Taseer, e accordare o meno la grazia. Gli esperti temono che si scateni la violenza dei radicali islamici in caso di conferma della condanna a morte. Intanto nei giorni scorsi i membri della famiglia del presidente – tra cui uno dei tre figli scampato ad un attentato –, per paura delle possibili ritorsioni hanno abbandonato le proprie case e si sono rifugiati nel palazzo presidenziale.
La decisione del presidente Hussain sarà presa al termine di un percorso giudiziario lungo e segnato da minacce. Solo qualche giorno fa il professor Ibrahim, ex emiro provinciale del Jamaat-e-Islami (partito confessionale islamico), ha minacciato ritorsioni contro il governo se Qadri non verrà rilasciato subito. Il leader islamico ha messo in guardia il presidente e il premier Nawaz Sharif: “Proteggete voi stessi dalla collera del popolo”.
Il 4 gennaio 2011 Qadri, una delle guardie del corpo di Taseer, ha ucciso il governatore all’uscita da un ristorante di Islamabad, per le sue posizioni contrarie alla legge sulla blasfemia, che prevede il carcere a vita o la condanna a morte per quanti profanano il Corano o dissacrano il nome del profeta Maometto. L’uomo ha sempre rivendicato la paternità dell'omicidio e di voler punire il governatore, che si era espresso in favore di Asia Bibi, la madre cristiana detenuta con l’accusa di aver offeso il Profeta. Per questo è stato esaltato come “eroe nazionale” da parte degli islamici.
La difesa di Qadri ha sostenuto che il caso dovesse passare nelle mani della Corte federale della shari'a, poiché il delitto commesso dall’assistito riguarda l’islam e la sua difesa. Gli avvocati hanno sottolineato che l’imputato ha assassinato Taseer perché quest’ultimo si era espresso contro la legge sulla blasfemia definendola “legge nera” e, pertanto, era da considerare un blasfemo.
Nell’ottobre 2011 Qadri è stato condannato a morte in primo grado dal Tribunale antiterrorismo pakistano. Nel febbraio 2015 l’Alta corte di Islamabad ha confermato la decisione, sostenendo che “nulla può giustificare l’omicidio della vittima”. I legali hanno fatto ricorso presso la Corte suprema del Pakistan, che a ottobre dello stesso anno ha rigettato la richiesta di assoluzione.
L’ultima speranza di veder salva la vita risiede nel pronunciamento del presidente Hussain. Su di lui i sostenitori del terrorista stanno facendo grandi pressioni, ma non trapela alcuna indiscrezione. Nel frattempo i rigidi protocolli di sicurezza attorno alla persona del presidente sono stati inaspriti ancora di più e la sua famiglia è stata rinchiusa nella residenza di Stato. Salman Mamnoon, uno dei figli, a maggio 2015 è stato l’obiettivo di un attacco dinamitardo vicino Karachi, ma è uscito indenne dall’attentato.
29/02/2016 11:17
12/04/2016 11:14