Pakistan, l’ex presidente Musharraf incriminato per l’omicidio Bhutto
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - L'ex presidente pakistano Pervez Musharraf è stato incriminato in base a tre diversi capi di accusa, per l'assassinio nel dicembre 2007 della leader dell'opposizione ed ex Primo Ministro Benazir Bhutto. I pubblici ministeri intendono processarlo per omicidio, cospirazione e favoreggiamento ai fini dell'uccisione della Bhutto. L'ex capo di Stato, dall'aprile scorso agli arresti domiciliari, ha partecipato questa mattina all'udienza a porte chiuse davanti ai giudici dell'antiterrorismo di Rawalpindi. Egli non ha fatto alcuna dichiarazione pubblica, ma ha respinto con forze le accuse prima che il presidente della Corte aggiornasse il processo al 27 agosto.
E' la prima volta che in Paksitan - nazione guidata per decenni dai vertici dell'esercito, considerato il vero "potere forte" che mantiene il controllo dello Stato - vengono formalizzate accuse pesantissime contro un ex leader militare. Assieme all'ex presidente, altre sei persone - di cui quattro sospetti islamisti e due funzionari di polizia - devono rispondere di accuse varie.
Benazir Bhutto è stata assassinata durante un comizio elettorale a Rawalpindi, nel dicembre 2007. All'epoca Musharraf aveva puntato il dito contro i talebani, accusandoli dell'attentato. I legali della difesa hanno respinto i capi di accusa, bollandole come "prive di fondamento". Gli avvocati aggiungono di non essere "intimiditi" dal processo e che "in aula verranno seguite tutte le procedure del caso". L'ex presidente ha più volte affermato che tutte le accuse a suo carico sono "di natura politica", compresa l'iniziativa dell'attuale premier Nawaz Sharif e del suo esecutivo che vogliono processare Musharraf per "tradimento". In caso di condanna egli rischia fino alla pena di morte o l'ergastolo.
Attivisti pro-diritti umani hanno chiesto al Pakistan di incriminare Musharraf per tutte le violazioni e gli abusi commessi sotto il suo governo; inoltre, un rapporto del 2010 delle Nazioni Unite afferma che la morte di Benazir Bhutto si poteva evitare, se il governo dell'allora presidente Musharraf avesse predisposto tutte le misure di sicurezza necessarie. Tuttavia, esperti di politica pakistana spiegano che vi sarebbe un accordo raggiunto dietro le quinte, che concederebbe il diritto di espatrio a Musharraf senza rispondere delle accuse in tribunale. Una mossa che servirebbe soprattutto ai militari, che non intendono vedersi condannare una figura di primissimo piano (sebbene del passato).
L'ex leader pakistano è rientrato in patria nei mesi scorsi dopo quattro anni di esilio, per partecipare alle elezioni generali in programma l'11 maggio, che hanno segnato la fine della leadership di Asif Ali Zardari, vedovo della Bhutto, e del Partito popolare pakistano (Ppp). Il 70enne Musharraf è coinvolto in una serie di battaglie legali e sta cercando di scampare all'arresto per diversi capi di imputazione, fra i quali vi è anche l'assassinio di un leader tribale nel Balochistan. Infine, egli è stato anche protagonista di un durissimo scontro politico-istituzionale con il capo della Corte suprema Iftikhar Chaudhry. I talebani pakistani hanno inoltre promesso in diverse occasioni di uccidere l'ex presidente, che ha conquistato il potere nel 1999 con un colpo di Stato militare.