Pakistan, feriti nelle proteste contro Charlie Hebdo. Paul Bhatti: rischio deriva violenta
Karachi (AsiaNews) - In Pakistan, ma non solo, vi è il rischio concreto "di una deriva violenta" alimentata da movimenti estremisti che "sfruttano e manipolano" la gente, promuovendo manifestazioni "in chiave anti-occidentale" dai toni durissimi. È quanto afferma ad AsiaNews Paul Bhatti ex ministro federale per l'Armonia nazionale e leader di All Pakistan Minorities Alliance (Apma), commentando le marce promossa ieri in diverse città del Paese asiatico contro il settimanale satirico francese Charlie Hebdo. In risposta all'attentato in cui sono morte 12 persone, fra cui il direttore e vignettisti di primo piano, la rivista ha pubblicato una nuova copertina con l'immagine di Maometto; tuttavia, la vignetta è finita subito nel mirino di leader estremisti e governi di nazioni a maggioranza musulmana, che hanno parlato di "nuova provocazione" all'islam.
Ieri nelle strade di Karachi si sono verificati pesanti scontri fra polizia e dimostranti, che volevano penetrare all'interno del consolato francese per consegnare una lettera di protesta. Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni, manganelli e cannoni ad acqua per disperdere la folla. La manifestazione, nella metropoli del sud come in altre città del Pakistan, è stata promossa dal Jamaat-e-Islami, il più importante partito di ispirazione islamista del Paese.
Negli scontri sono rimaste ferite alcune persone. Fra questi un fotografo dell'agenzia Afp, raggiunto da colpi di arma da fuoco; operato, egli versa tuttora in gravi condizioni. Secondo quanto hanno riferito fonti della polizia, diversi manifestanti sarebbero scesi in piazza armati e hanno aperto il fuoco "per primi" in direzione degli agenti. In precedenza, con un gesto dal forte connotato simbolico e politico i parlamentari di Islamabad hanno approvato una risoluzione in cui condannano le vignette di Charlie Hebdo su Maometto; diversi membri dell'Assemblea sono scesi in piazza assieme ai cittadini per protestare contro la copertina, ritenendola offensiva.
Interpellato da AsiaNews Paul Bhatti sottolinea che "questa ondata di terrorismo sta investendo tutto il mondo". Da un lato vi è un problema di "libertà di espressione", dall'altro vi è "una ideologia che non ha nulla a che fare con la religione, però sfrutta la fede" per i propri scopi e con finalità terroristiche. Il leader cattolico pakistano pur non approvando vignette che "abusano della libertà di satira" e "anche a me hanno dato fastidio", dall'altro ricorda che è necessario "combattere" quanti usano la religione "per attaccare".
In Pakistan vi è una grande problema di "analfabetismo", spiega il leader Apma, che coinvolge "il 50% della popolazione"; essa "vede nemici in tutto il mondo" e i movimenti estremisti "riescono a catturare la simpatia e il consenso di queste persone, abusando della loro ignoranza, della loro povertà". Il timore di una deriva violenta è concreto, conclude, perché vi sono frange che "vogliono sfruttare queste vicende per fomentare ancor più lo scontro".
Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo e seconda fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Già nel 2006 il Paese asiatico era stato teatro di imponenti manifestazioni di piazza contro la pubblicazione, da parte di un quotidiano danese, di vignette inerenti al profeta Maometto che avrebbero offeso i sentimenti e la sensibilità dei musulmani.(DS)
20/10/2020 09:00