Pakistan, Ong locali e internazionali in favore di donne e bambini poveri
L’associazione Global Giving lancia un progetto per i disabili. Nel Sindh attivata l’Unità per la protezione delle donne. Save the Children ribadisce la completa estraneità con la CIA nell’operazione che portò alla cattura di Osama Bin Laden.
Islamabad (AsiaNews) – Negli ultimi due giorni in Pakistan sono stati lanciati una serie di progetti in favore di donne e bambini, anche disabili. Nonostante la recente decisione di espellere alcune Ong straniere dal Paese, non si ferma l’opera delle organizzazioni internazionali e locali a sostegno dei settori più deboli della società.
Ieri l’associazione Global Giving, con progetti in tutto il mondo a sostegno dell’infanzia, ha annunciato l’avvio di un nuovo piano per donne e bambini disabili. Muhammad Irfan, funzionario dell’Ong, ha specificato che il progetto vuole assistere persone affette da disabilità fisiche e mentali. I beneficiari saranno seguiti da specialisti nel campo della riabilitazione motoria, del linguaggio e da psicologi. L’obiettivo, spiega il dirigente, è “favorire l’inserimento delle persone disabili nella società”, eliminando lo “stigma” che nel Paese accompagna le persone affette da problemi psichici e motori e, al tempo stesso, “aiutare le famiglie bisognose”. Il gruppo lavorerà con “associazioni caritatevoli a livello locale, istituzioni accademiche e governo”.
Oggi a Karachi, nella provincia del Sindh, è stata attivata l’Unità per la protezione delle donne (Women Protection Unit). Il gruppo è un’iniziativa di UN Women Pakistan, in collaborazione con il Dipartimento del Sindh per lo sviluppo femminile e l’associazione legale Lawyers for Human Rights and Legal Aid (Lhrla). L’avvocato Zia Ahmed Awan spiega che “essa offrirà assistenza h24 a donne e bambine vittime di violenza di genere”. Coloro che subiscono violenza, possono chiamare il numero verde 1098.
Anche Save the Children opera da anni al servizio delle fasce di popolazione più indigenti. L’Ong, afferma una nota ufficiale, “ha già respinto categoricamente di essere mai stata coinvolta con la CIA o il dott. Shakeel Afridi nel tentativo di localizzare Osama Bin Laden attraverso una falsa campagna di vaccinazioni. Queste accuse sono completamente false e non esiste alcuna evidenza a supporto”. La nota sottolinea che “il dott. Afridi non ha mai lavorato per Save the Children e non ha mai ricevuto compensi o rimborsi dall’Organizzazione. Save the Children non ha mai realizzato un programma di vaccinazioni ad Abbottabad”, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, il luogo in cui nel 2011 è stato catturato il capo di al-Qaeda.