Paesi asiatici timorosi dell’indipendenza del Kosovo
Roma (AsiaNews) – La dichiarazione d’indipendenza del Kosovo genera paura in molti stati asiatici, soprattutto quelli formati da vari gruppi etnici. Essi temono che l’indipendenza unilaterale del Kosovo possa essere un modello per tanti altri gruppi, portando allo sbriciolamento Paesi come la Cina, l’Indonesia, lo Sri Lanka e perfino l’India.
Ieri era il parlamento kosovaro ha dichiarato all’unanimità (e in modo unilaterale) la sua indipendenza dalla Serbia. La regione ormai ad altissima maggioranza albanese e musulmana si è distaccata dal resto della Serbia, di tradizione slava e ortodossa.
Il passo, sostenuto da tempo dagli Stati Uniti, ha creato gioia nel Kosovo, ma grande preoccupazione nel mondo. Diversi paesi della UE – Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia - sono pronti a riconoscere il nuovo stato, insieme agli Usa.
La Russia, alleata della Serbia, ha chiesto nella notte un incontro d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e ha ottenuto un incontro più formale e approfondito sul tema per domani pomeriggio.
La Russia critica la decisione e mostra le difficoltà di garantire la sicurezza ai 120 mila serbi che vivono in Kosovo. Ma soprattutto essa teme che le spinte indipendentiste si diffondano a diverse regioni della Russia, portando la divisione nella Federazione. Allo stesso modo, la Spagna non riconoscerà il Kosovo, temendo spinte separatiste basche e catalane.
In Asia l’indipendenza del Kosovo viene vista come un minaccioso modello. La Cina, timorosa di vedere compiere gli stessi passi da Taiwan, ha dichiarato oggi la sua “profonda preoccupazione” per la decisione unilaterale del Kosovo e ha chiesto a serbi e albanesi kosovari di trovare una strada di convivenza attraverso “un piano comune accettato da entrambi”.
Taiwan invece esulta e si congratula con il Kosovo. Una dichiarazione del ministero degli esteri afferma che “l’autodeterminazione è un diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite ed è il popolo da essere il padrone del futuro della propria nazione”. Taiwan – considerata un’isola “ribelle” dalla Cina popolare - ha provato decine di volte a farsi riconoscere dall’Onu, ma ha sempre trovato ostacolo in Pechino e i suoi alleati. “In nessun modo – continua la dichiarazione taiwanese – l’indipendenza di una nazione dovrebbe essere negata da un’altra”.
L’Indonesia, che ha alle spalle una guerra per l’indipendenza di Aceh, ed è formata da molti gruppi etnici, ha dichiarato che “non è in posizione di riconoscere il Kosovo”. Ma gruppi islamici indonesiani festeggiano la proclamata indipendenza dei kosovari, musulmani. Ma Abdillah Toha, membro della commissione parlamentare,ha detto che con ogni probabilità, se all’Onu si voterà sull’indipendenza del Kosovo, l’Indonesia si asterrà dal voto.
Anche lo Sri Lanka, che da 20 anni combatte le mire indipendentiste dei Tamil, ha dichiarato oggi che la mossa del Kosovo può creare “un incontrollabile precedente nelle relazioni internazionali”. Il ministro degli esteri di Colombo non appoggia la secessione del Kosovo perché “questo potrebbe generare una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali”.
Nelle Filippine il Milf (Moro Islamic Liberation Front), ha dichiarato che la mossa del Kosovo “rompe un tabù” nelle regole non scritte delle Nazioni Unite, che salvaguardano l’integrità degli Stati riconosciuti. Il Milf, dopo anni di lotta per l’indipendenza di Mindanao, ha accettato di aprire il dialogo con il governo, mettendo da parte mire indipendentiste e chidend solo autonomia amministrativa per la regione sud. “Ciò che è stato proibito per decenni – ha detto Khaled Musa, vicepresidente del Milf – ora è virtualmente parte della legge internazionale”.
In Israele si guarda con molta preoccupazione e riserve quella che viene definita “la secessione unilaterale” del Kosovo perché essa “potrebbe avere implicazioni sul problema palestinese”.
Il Ministero degli esteri israeliano ha diramato ieri un laconico comunicato in cui dichiara di “seguire gli sviluppi” della situazione e si esprimerà in futuro.
20/02/2021 10:36