P. Bossi: “Vorrei incontrare il Papa”
Manila (AsiaNews) – “La prossima settimana tornerò a Zamboanga e a Payao per salutare i miei parrocchiani, mentre il rientro in Italia è previsto per la metà di agosto”. Raggiunto al telefono da AsiaNews, p. Giancarlo Bossi conferma le “buone condizioni di salute” e, quasi scherzando, confessa che la sola preoccupazione è l’assalto dei media degli ultimi due giorni che “mi fanno sentire ancora segregato”, anche se questa è una piacevole prigionia.
Il desiderio più grande è “tornare ad abbracciare la mia gente”, ma sarà altrettanto bello rivedere i “familiari in Italia”. Prima del rientro p. Bossi verrà sottoposto ad ulteriori accertamenti medici, per escludere problemi fisici conseguenza dei 39 giorni trascorsi nella foresta.
In occasione dell’incontro con i giovani a Loreto, in programma ai primi di settembre, il missionario italiano potrebbe salutare personalmente Benedetto XVI e testimoniare la propria esperienza di missione e i giorni del sequestro ai davanti alla folla dei giovani: “Sarebbe un momento bellissimo: non ho mai incontrato il Papa e ci terrei a farlo”.
Nel frattempo emergono altri particolari circa le modalità del rilascio: Jaime Caringal, capo della polizia di Zamboanga, afferma che sono state utilizzate le armi della “guerra psicologica” per indurre i sequestratori a liberare l’ostaggio. Egli esclude con forza allo stesso tempo l’ipotesi che sia stato pagato un riscatto o che ci sia stato uno scambio di prigionieri (la libertà di p. Bossi in cambio del rilascio del capo dei sequestratori, catturato in precedenza dalle forze di polizia). Fondamentale per il comandante Caringal il dispiegamento e le tattiche utilizzate dagli oltre 2000 soldati dispiegati nelle province di Lanao e Basilan. Scarta al contempo l’ipotesi che i rapitori siano legati al gruppo di Abu Sayyaf, mentre appare più probabile che alcuni di loro – già identificati dalla polizia – siano ex appartenenti alle truppe separatise del MILF.
10/08/2007
20/07/2007